Non è stata un'estate facile per i Chicago Bulls, che negli ultimi mesi hanno rivoluzionato il loro roster. Via Derrick Rose, Joakim Noah e Pau Gasol per far posto a Dwyane Wade, Rajon Rondo e Robin Lopez, oltre a Michael Carter-Wiiliams. Il 2015-2016, infatti, ha sancito la prima assenza dai playoff dal 2004, nonostante una stagione da 42 vittorie. Tanti i problemi riscontrati nella gestione di Fred Hoiberg, a cominciare dalla difesa (103.9 punti subiti ogni 100 possessi, per un Net Rating di -1.8), senza contare i diversi problemi nella gestione dello spogliatoio. Ciò nonostante, la dirigenza dei Bulls ha voluto dare fiducia all'ex coach di Iowa State, il quale finora ha mostrato un maggiore adattamento al sistema NBA, dopo che lo scorso anno anche Butler lo aveva criticato per la sua mancanza di rigidità in allenamento. In pochi mesi alcune cose sono cambiate, grazie anche all'approdo nella Windy City di un fenomeno come Wade, arrivato nell'Illinois dopo l'addio polemico con Pat Riley, e di un giocatore unico al mondo come Rajon Rondo.

L'inizio del 2016-2017 è stato senz'altro positivo, con un record di 8 vittorie e 5 sconfitte che evidenzia come la strada intrapresa sia senz'altro buona, nonostante ci siano ancora diversi aggiustamenti da mettere a punto. Una volta arrivati, i già citati Wade e Rondo hanno voluto precisare come questa rimanga comunque la squadra di Jimmy Butler, Most Improved Player del 2015 e leader emotivo della franchigia. Questo lo si è già visto in diversi momenti decisivi delle prime uscite stagionali di Chicago, in cui è stato proprio il numero 21 ad assumersi diverse responsabilità, mostrando una personalità che certamente non gli è mai mancata.

Una difesa più solida ed attenta, ma con margini di miglioramento

​Rispetto all'anno passato, i Bulls subiscono meno in difesa - 102 punti concessi ogni 100 possessi ne fanno la dodicesima squadra della Lega in questo aspetto del gioco. Se Lopez e Gibson garantiscono un lavoro enorme sotto i tabelloni, tutto il back court ha sicuramente doti difensive di primissimo piano per quanto riguarda la copertura sull'uomo, mentre fatica di più in fase di transizione. Uno degli elementi alla base delle buone prestazioni di queste settimane è sicuramente quello riguardante il dato sui rimbalzi offensivi, con i bianco-rossi che ne catturano 31 ogni 100 possessi (primi in assoluto nell'Association), garantendosi così diverse seconde opportunità ed evitando spesso di venire puniti spesso in contropiede dagli avversari. Quello che sicuramente manca nella propria metà campo è la continuità, oltre ad un maggiore dinamismo. A volte, infatti, la retroguardia di Chicago è troppo statica, facendosi sorprendere sul lato debole e sugli scarichi, con i close out che spesso latitano. Questo crea diversi problemi soprattutto quando dall'altra parte ci sono giocatori che si muovono molto bene in uscita dai blocchi e contro i lunghi che amano tirare dall'arco, come visto ad esempio contro i Clippers, che hanno vinto anche grazie ai canestri di Speights. Per concludere, la tendenza a chiudere tutte le linee di passaggio e ad anticipare le intenzioni degli avversarie è ancora poco presente nel sistema Bulls (soltanto 7.6 palle rubate a partita, 17 squadre fanno meglio).

Un attacco in divenire

Per quanto riguarda la fase offensiva, invece, il lavoro che sta compiendo lo staff tecnico di Chicago è interessante, nonostante ci siano alcune ombre. Infatti avere in squadra un giocatore visionario come Rajon Rondo consente sì di aprire il campo con estrema facilità e di giocare ottimi pick and roll coi lunghi, ma porta anche ad alcune palle perse piuttosto evitabili. Questo perchè l'ex Boston vede linee di passaggio che chiunque altro nemmeno immaginerebbe, portando così a turnover decisamente evitabili (13 di media finora). Senza dubbio giocare sempre di più insieme ai suoi compagni consentirà a Rajon di affinare il feeling con gli stessi; in tal senso si sono visti buoni segnali già nella partita contro i Clippers di cui sopra. Tornando al front court, quest'ultimo sta dando un ottimo contributo, con 43.3 punti di media messi a referto nel pitturato (13esimi). Robin Lopez assicura anche buoni numeri in situazioni di pick and pop, mentre dai 3-4 metri deve ancora affinare il gancio.

Wade, dal canto suo, ha iniziato l'anno più determinato che mai, ampliando il proprio raggio di tiro e tentando più frequentemente la soluzione dall'arco. Se consideriamo che nelle sue 13 precedenti stagioni nella Lega l'ex Miami ha tentato di media 1.6 triple a partita, è interessante notare lo scarto rispetto a questa prima parte di stagione, in cui ne ha tentate 3.5, tirando col 37,8% dall'arco. Le 34 primavere non garantiscono alla squadra una grande continuità di rendimento da parte del prodotto di Marquette, il quale però ha già fatto vedere di essere in ottima forma e, soprattutto nei momenti clutch, averlo tra le proprie fila sarà certamente un grosso fattore a vantaggio di Hoiberg.

A proposito di Marquette, il trascinatore del team è proprio un giocatore uscito dall'università del Wisconsin, al secolo Jimmy Butler. Quest'ultimo sta confermando gli enormi progressi al tiro compiuti nelle ultime 2-3 stagioni, in cui ha aumentato progressivamente la propria media di punti segnati a serata (adesso ne mette 24). Quello che ancora manca, forse, è la visione di gioco: a volte, infatti, il giocatore nato a Houston tende a fermare la palla, rallentando il flow offensivo, portando così a tiri forzati e con pochissimo ritmo, come visto già nel finale di alcune partite. Quando ciò non accade, invece, Chicago gioca con buon ritmo, facendo girare bene la palla ed ottenendo anche molti punti veloci (nella classifica che tiene conto dei fast break points è ottava con 15.5 punti segnati, mentre lo scorso anno erano solamente 10.2). Inoltre spesso i giocatori tendono a giocare troppi hand off, togliendo così spaziature senza allargare il campo. Sarà quindi fondamentale lavorare sul ball movement, considerando anche il fatto che i Bulls distribuiscono solamente 20.6 assist a gara - solamente 9 squadre nella NBA fanno peggio.

L'apporto della panchina

Per valutare la second unit dei Bulls sarà necessario vedere come rientreranno Michael Carter-Williams e Doug McDermott, il quale è fermo ai box per una commozione cerebrale. Prima che ciò avvenisse, infatti, il prodotto di Creighton University aveva segnato 10.6 punti di media, tirando col 51.4% e garantendo dinamismo ed intensità. Oltre a lui, c'è anche Mirotic, il quale spesso sembra giocare da guardia, ma che avrà bisogno - se mai ci riuscirà - di sacrificarsi maggiormente in difesa. Se Canaan e Grant riescono già a dare un buon contributo in fase di penetrazione e dalla lunetta, sarà invece da valutare la crescita del rookie Denzel Valentine, scelto al numero 14 del primo giro dell'ultimo Draft. Le doti atletiche e balistiche sembrano essere buone, ma al momento ha avuto poco spazio per poterle dimostrare (7.9 minuti e quasi sempre durante il garbage time o in momenti poco rilevanti delle partite). Hoiberg invece sembra fidarsi molto di Bobby Portis, il quale ha dalla sua un repertorio offensivo piuttosto completo, giocando piuttosto bene il pick and roll, attaccando il ferro ed uscendo anche dai 5-6 metri per tirare (53% dal campo e 75% da 3 per lui).

Come detto in precedenza, i giocatori hanno ancora bisogno di tempo per integrarsi e per trovare la giusta chimica. Per avere ciò sarà sicuramente importante vincere partite anche senza giocare benissimo, così da acquisire sempre più fiducia. Analogamente, sarà cruciale spendere tempo insieme anche fuori dal parquet, per stringersi attorno ad un unico obiettivo, ovvero quello di riportare la Windy City agli antichi fasti. Ci riusciranno? Ai prossimi mesi l'ardua sentenza.