Questo venerdì, uno dei più grandi giocatori di sempre, ovvero Shaquille O'Neal, verrà introdotto nella Hall of Fame (assieme ad altri campioni come Allen Iverson e Yao Ming). Nell'attesa di questo giorno speciale, ha rilasciato diverse interviste, molte le dichiarazioni interessanti alla TNT, in un dialogo con Ernie Johnson.

"Ho giocato solo al 30% del mio reale valore." Inizia Shaq con la sua solita sfrontatezza."Ho avuto una grande carriera, ma non ho avuto la possibilità di mostrare tutto quello di cui sono capace. Questo perché le squadre raddoppiano (e triplicano) molto velocemente. Dovevo solo dominare sotto canestro. Ho le abilità necessarie per uscire fuori, difendere a tutto campo e palleggiare, ma non ho mai dovuto mostrarlo. Dovevo concentrarmi solo sull'essere il giocatore più dominante sotto canestro mai esistito".

Si torna poi a parlare di alcuni eventi passati, in particolare dei playoff del 2010 e 2011: "Quando mi trovavo a Cleveland, eravamo al primo posto. Poi Glen Davis mi ha rotto la mano e sono stato infortunato per cinque settimane. Sono tornato disponibile finalmente per il primo turno dei playoff, ma siamo usciti subito dopo alle semifinali di Conference contro i Celtics. Ero arrabbiato, sapevo con certezza che se fossi stato in salute, ce l'avremmo fatto e avremmo vinto l'anello." Prosegue poi Shaq riguardo l'anno successivo: "La stagione successiva, avevamo i Big Three (Paul Pierce, Ray Allen, Kevin Garnett) che facevano la maggior parte del lavoro. Tutto ciò che dovevo fare era prendere rimbalzi e stoppare. Ho apprezzato le mie chanches anche quell'anno".

Un'ultima battuta è dedicata a Kobe Bryant, e al rapporto con il Black Mamba: "Andava tutto bene dopo che lasciai i Lakers per Miami? Sì e no. Non volevo lasciare, ma nel basket non ci possono essere due re." Il prossimo Hall of Famer non muta la sua indole scherzosa e conclude con un paragone un po' azzardato: "In ogni grande film che ho visto (di mafia) il giovane boss prende sempre il posto di quello più vecchio."