Domani, venerdì 9 settembre 2016, saranno introdotti nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, tra gli altri, giocatori del calibro di Shaquille O'Neal, Allen Iverson e Yao Ming. Un grande riconoscimento per tre personaggi diversi, che a modo loro hanno contribuito a lasciare un'impronta indelebile nella storia della pallacanestro professionistica a stelle e strisce. Alla Springfield Symphony Hall, nello Stato del Massachusetts, saranno premiati anche altri protagonisti del basket d'oltreoceano, come l'arbitro Darrell Garretson, l'allenatore Tom Izzo, la campionessa Sheryl Swoopes, il leggendario presidente dei Bulls Jerry Reinsdorf. L'attenzione del grande pubblico sarà tuttavia rivolta verso i tre giocatori a cui sarà assegnato il prestigioso riconoscimento di membro della Hall of Fame. 

Allen Iverson

Presentato da  Larry Brown, Julius Erving e John Thompson, Iverson è stato la prima scelta assoluta dell'Nba Draft del 1996 e icona dei Philadelphia 76ers, franchigia che riuscì a condurre fino alle Finals nella stagione 2001, quando però il titolo andò ai Los Angeles Lakers di Phil Jackson, Shaquille O'Neal e Kobe Bryant, nonostante una leggendaria gara-1 disputata da The Answer allo Staples Center. Personaggio controverso, MVP della regular season 2001 e più volte miglior realizzatore della lega, ha modificato per sempre l'interpretazione del ruolo di playmaker. Dotato di un fisico normale per gli standard Nba, si è sempre caratterizzato per la capacità di aggredire il ferro contro tutto e tutti, oltre che per una visione di gioco superiore alla media dei suoi colleghi nella posizione di point guard. Protagonista di una carriera relativamente breve ad alti livelli, terminata di fatto con l'addio a Phila nel 2006, Iverson è ancor oggi nei cuori non solo dei tifosi dei Sixers, ma anche di tutti gli appassionati di pallacanestro, che ne hanno ammirato per anni il crossover eseguito alla velocità della luce, marchio di fabbrica del giocatore da Georgetown University.

Shaquille O'Neal

Presentato da Julius Erving, Alonzo Mourning, Bill Russell e Isiah Thomas, Shaq è stato scelto con la prima moneta nel Draft 1992 dagli Orlando Magic, franchigia in cui ha militato per quattro stagioni, con tanto di finale raggiunta ma persa contro gli Houston Rockets di Hakeem Olajuwon nel 1995. Senza alcun dubbio il centro più dominante della sua generazione, ha trionfato ai Lakers insieme a Phil Jackson e a Kobe Bryant (tre titoli dal 2000 al 2002), prima di trasferirsi a Miami, dove è stato in grado - insieme a Pat Riley, Dwyane Wade e Alonzo Mourning - di vincere ancora nel 2006 in finale contro i Dallas Mavericks. Personaggio unico nel suo genere, un istrione naturale, è riuscito ad essere del tutto incontenibile nei suoi anni d'oro, nonostante una scarsa propensione agli allenamenti. In difficoltà dalla lunetta (ha chiuso la carriera con poco più del 50% ai liberi), Shaq si è portato a casa ben tre premi di MVP delle Finals (2000, 2001, 2002), uno di regular season (2000), oltre a quindici partecipazioni all'All Star Game. Ha recentemente dichiarato di "aver espresso solo il 30% del suo potenziale" nei suoi diciannove anni di carriera Nba, terminata con almeno un paio di fermate non entusiasmanti (Phoenix Suns, Cleveland Cavaliers e Boston Celtics).

Yao Ming

Presentato da Dikembe Mutombo, Bill Russell, e Bill Walton, verrà premiato come ambasciatore globale dello sport. Centro cinese classe 1980, figlio di due giocatori cinesi, è stato scelto nel 2002 dagli Houston Rockets con la prima moneta. Con i texani non è però mai riuscito ad ottenere grandi risultati di squadra, complici anche i diversi infortuni che lo hanno tenuto ai box a partire dal 2005 in poi. Il suo impatto Nba è stato devastante, tanto da far parlare di ombre cinesi sulla lega di pallacanestro più importante al mondo. Alto 2.29 metri, è stato per anni il punto di riferimento dello sport del suo Paese, tanto da diventarne portabandiera alle Olimpiadi di Pechino 2008. Ottimo rimbalzista e giocatore dalla notevole tecnica per stazza e altezza, si è dovuto arrendere ben presto agli infortuni, prima al piede e poi alla caviglia, senza poter esprimere realmente tutto il suo potenziale in una lega che stava gradualmente cominciando a dominare. Con Tracy McGrady ha fatto sognare la tifoseria degli Houston Rockets, formando una delle coppie più silenziose del'intera storia Nba.