Getta acqua sul fuoco, Dwyane Wade. Dopo aver scelto di salutare i Miami Heat per accasarsi ai Chicago Bulls, squadra della sua città, Flash spegne le voci circolate circa presunte incomprensioni con il presidente della sua franchigia per tredici anni, vale a dire Pat Riley. Divergenze tra i due di cui si continua comunque a parlare, come riportato oggi da Michael Wallace di Espn. Autore di una stagione da protagonista, che ha consentito ai Miami Heat di arrivare a un passo dalla Finale di Conference contro i Cleveland Cavaliers, Wade avrebbe gradito un trattamento diverso da parte del frontoffice di South Beach, che invece non ha voluto recedere dalla sua offerta di un biennale da 40 milioni complessivi (contro i 47 che invece usciranno nelle prossime due stagioni dalle casse dei Chicago Bulls). Intanto è notizia di queste ore che nel sud della Florida arriverà Derrick Williams dai New York Knicks.
Intervistato dai giornalisti al suo basketball camp di Miami, Wade si è espresso così sul fresco addio agli Heat: "Sono state dette un sacco di cose in questi giorni sul rapporto tra me e Pat Riley. Lui ha un lavoro da fare e ricopre un ruolo ben diverso dal mio. A volte non è stato il mio migliore amico, proprio per la funzione che svolge, ma lui è il presidente dell'intera organizzazione e deve essere un uomo d'affari. Ci stimiamo e rispettiamo a vicenda, ma il business è il business, bisogna accettarlo. Non sto dicendo che abbiamo versato lacrime insieme o ci siamo disperati durante la separazione, ma solo che gli vorrò sempre bene. E so che lui prova lo stesso per me. Pat è uno tosto, ma anche io sono cresciuto per diventare un duro. Sì, possiamo esserci scontrati in passato, ma non posso nutrire altro che rispetto e ammirazione nei confronti di un uomo che è stato in grado di fare così tanto per la pallacanestro. Io ho alle spalle solo tredici anni di carriera, lui molta di più. Non ho mai attaccato pubblicamente lui o l'organizzazione dei Miami Heat. Non ha mai detto nulla di spiacevole o negativo sulla franchigia, ma sono arrabbiato per come è finita questa storia ma, come ho detto prima, quando le questioni di business si sovrappongono a quelle di campo il basket mostra il lato peggiore di sè. Alla fine però non provo altro che amore per tutta Miami".
In realtà i rapporti tra Wade e Riley si sarebbero deteriorati già dall'estate scorsa, quando fu necessario l'intervento del proprietario Micky Arison per convincere i due ad arrivare a un compromesso: il numero tre degli Heat, in scadenza già nel giugno 2016, firmò infatti un contratto per una sola stagione a venti milioni di dollari, ritrovandosi così nella stessa situazione dodici mesi più tardi. Wade si sarebbe aspettato un ricoscimento per quanto fatto nell'ultima ananta, sperando di ottenere un biennale a cifre più alte, ma Riley aveva scelto di puntare sulla flessibilità, soprattutto per cercare di portare a South Beach Kevin Durant, ripetendo per certi versi l'operazione LeBron James del 2010. Poi, una volta perso KD, il presidente di Miami ha deciso di concedere il massimo salariale al suo centro Hassan Whiteside, un quadriennale da 98 milioni di dollari complessivi, forse temendo un esodo in massa dalla Florida (già volato via Luol Deng, destinazione Los Angeles Lakers, e sparito Joe Johnson, pronto a svernare sulle Montagne Rocciose agli Utah Jazz). Ancora una volta Arison avrebbe provato a ricucire i rapporti tra il suo plenitepotenziario e l'uomo franchigia, ma invano. Wade ha capito sabato scorso che Riley non si sarebbe mosso dalla sua offerta, confidando agli amici di poter lasciare Miami solo per andare a giocare a Chicago, in un ritorno a casa dopo tanti anni. Rifiutate le ricche proposte dei Denver Nuggets e dei Milwaukee Bucks, si è così messo in contatto con il frontoffice dei Bulls, che è riuscito a liberare spazio salariale attraverso l'addio a Mike Dunleavy e al nuovo arrivato Josè Calderon. Non finisce benissimo la storia tra Wade e Miami, ma il segno lasciato dall'uomo da Marquette sulla franchigia della Florida (tre titoli Nba) rimarrà comunque indelebile.