Cos'hanno in comune Mike Conley, DeMar DeRozan, Bradley Beal, Nicolas Batum, Timofey Mozgov e qualcosa come un'altra trentina di protagonisti Nba? L'essere ancora (o essere stati) dei buoni/ottimi giocatori, trovatisi nel posto giusto, al momento giusto, nella condizione giusta. Ovvere l'essere free agent nell'anno in cui il salary cap è passato da 70 a oltre 94 milioni di dollari. Non ci credete? Date un occhio a queste cifre allora:
Questa la situazione alla notte tra il 3 e il 4 luglio, quando anche Rajon Rondo (biennale da 24 milioni con i Bulls) e Jamal Crawford (rinnovo da 42 in 3 anni con i Clippers) si sono aggiunti a questa lista. Il tutto nell'attesa di 'The Decision' di Kevin Durant.
A questo punto la domanda che vi starete ponendo è: come hanno fatto 30 general manager a impazzire tutti contemporaneamente? Semplice. Non l'hanno fatto. Perché, per quanto strano possa sembrare (soprattutto ragionando con i canoni della contrattualistica sportiva nostrana), anche queste cifre hanno una spiegazione più che logica.
Partiamo dalla considerazione più semplice e immediata. Grazie al nuovo accordo per i diritti televisivi (che, dal 2014, garantisce qualcosa come 2.7 miliardi a stagione da ripartire in parti uguali) tutte le squadre avevano molti più soldi da spendere. Per questo, quindi, la Lega ha deciso per un innalzamento generale del cap, portanto a 94 milioni per la prossima stagione e a 110 per il 2017/2018.
Di base, perciò, la proporzione di incidenza del singolo contratto sullo spazio salariale di ciascuna squadra non ha subito variazioni. Dettaglio non da poco e che risulta facilmente spiegabile facendo una proporzione percentuale dello stipendio percepito sulla base del vecchio e del nuovo salary cap. Prendiamo i contratti più discussi:
- Bradley Beal: i 25.6 milioni annui che i Washington Wizards gli passeranno da qui in avanti, corrispondono al 23% del nuovo cap. Vale a dire la stessa percentuale occupata dal suo vecchio contratto da 16 milioni;
- DeMar DeRozan: stesso discorso. I 27.8 milioni a stagione che percepirà ai Raptors occuperanno il 25% dello spazio salariale, esattamente come i 17.5 del precedente contratto;
- Nicolas Batum: i suoi 24 milioni all'anno andranno ad occupare il 21% del nuovo cap, proprio come il precedente accordo da 14.7 milioni;
- Mike Conley: ha stabilito (per ora) il record del più ricco contratto di sempre mai firmato in Nba: 13 milioni per 5 anni, 30.5 all'anno. Ma, anche per lui, l'incidenza nello spazio salariale dei Memphis Grizzlies è identica a quella che aveva
C'è poi chi, come Hassan Whiteside, si è visto riconoscere un cospicuo aumento dello stipendio, passando nell'arco di una sola stagione dal firmare al minimo contrattuale ad essere 'maxato' con un'incidenza del 22% (26 milioni a stagione) sul cap dei Miami Heat. O chi, come Timofey Mozgov, è passato nel giro di un mese o poco più, dal vincere il primo titolo nella storia di Cleveland ad essere il centro titolare dei Los Angeles Lakers in ricostruzione, con tanto di 16 milioni all'anno per il disturbo (incidendo per il 14% sul cap gialloviola).
C'è poi un'altra questione da tener presente. Come vi abbiamo già spiegato qui, in base al Collective Bargaging Agreement i ricavi della Nba devono essere divisi TUTTI tra proprietari e giocatori (in una percentaule, rispettivamente, del 49 e 51%). Con i primi che, per regolamento, devono destinare ai secondi una quota minima in salari al di sotto della quale non si può scendere (per il 2016/2017 pari a 84.729 milioni, circa 90% del cap). Qualora accadesse, la rimanenza andrebbe comunque divisa tra i giocatori già a roster. Ergo i proprietari, per quest'anno, sono obbligati a elargire stipendi per quasi 85 milioni di dollari.
In un mercato al rialzo come quello della Nba attuale, non deve perciò stupire che si preferisca (stra)pagare il Conley di turno piuttosto che perderlo per rispiarmiare del denaro che, in ogni caso, dovrà obbligatoriamente essere speso. Se, poi, la cifra solo apparentemente iperbolica, si trova ad avere la stessa incidenza del contratto precedente nel cap di squadra, allora il gioco vale abbondantemente la candela.
Quindi no, i GM Nba non sono impazziti. Semplicemente, hanno (molto) più spazio di manovra.