Derrick Rose non è più un giocatore dei Chicago Bulls. Ed è forse questa la vera notizia della trade che ha coinvolto anche Josè Calderon, Jerian Grant e Robin Lopez. Più del suo approdo ai New York Knicks. Sì, perchè tra Rose e Chicago c'è stata una sovrapposizione cestistica per otto anni di Nba, un cordone ombelicale che si è spezzato solo quest'estate, quando sia al giocatore che alla franchigia è apparso chiaro che insieme non si poteva più andare avanti. Naturale quindi che le prime parole del nuovo Derrick Rose, quello che ai Knicks vestirà la maglia numero venticinque e non più la numero uno, siano rivolte alla sua città d'appartenenza e alla sua ex squadra.
"Voglio ringraziare i Bulls - l'esordio nella conferenza stampa di presentazione della prima scelta assoluta del Draft 2008 - per avermi concesso l'opportunità di un nuovo inizio e per avermi fatto trovare dove sono adesso. Sarei potuto finire da qualsiasi altra parte. Non sto dicendo che tutte le altre squadre della lega sono brutti posti in cui giocare, ma in questo mercato, in questa città c'è la storia della pallacanestro Nba. Ecco perchè sono loro grato per essere qui, dove credo che mi apprezzeranno un po' di più. I Bulls mi hanno lasciato andare, hanno seguito le loro idee per la ricostruzione della squadra, rispetto la loro scelta, ma la userò come motivazione per fare sempre meglio d'ora in poi. Questo è il mio ultimo anno di contratto (a 21.3 milioni di dollari, ndr), ma spero di poter chiudere la mia carriera con la maglia dei Knicks, anche se che l'Nba è un business. Dovremo vedere come andrà la prossima stagione, ma sto mettendo tutto me stesso in questa nuova avventura. E' davvero un momento emotivamente importante per me, Chicago era più di una casa, mi ha reso l'uomo che sono adesso. La mia famiglia, i miei amici sono tutti lì, ed è questo il motivo per cui ho cambiato il mio numero di maglia e ho scelto il venticinque, perchè volevo portare qualcosa di Chicago anche qui a New York. Mi sto allenando duramente seguendo la mia etica del lavoro, quindi vediamo cosa succederà. In questo momento c'è da essere pazienti, ma penso che possa accadere qualcosa di speciale qui a New York. E' una mia sensazione, non so quanto tempo ci vorrà, ma succederà con tutto il duro lavoro che sto facendo".
Sulle sue condizioni di forma, Rose si mostra molto fiducioso: "Mi sento sempre meglio, quest'estate mi servirà per ritrovare la miglior condizione e il mio solito ritmo. Sto tornando il giocatore del 2011, ma star qui seduto a dirlo con conta nulla, l'anno prossimo farò in modo che il mio gioco parli per me. Joakim Noah? Voglio giocare con lui, e lui lo sa. Ai Knicks ci sono molti giocatori con cui avrei voluto giocare da tempo, come Kristaps Porzingis - un gran talento giovane - e Carmelo Anthony, oltre a tutti gli altri che il frontoffice vorrà affiancarci. So che la dirigenza si sta muovendo per fare grandi cose, ecco perchè sarà entusiasmante essere qui la prossima stagione". Non manca anche un riferimento familiare nella conferenza stampa di Rose: "La prima persona a cui ho pensato quando ho saputo di questa trade è mio figlio PJ. Era già abbastanza difficile trovare del tempo per vederlo durante la stagione quando ero a Chicago. Ora sono a New York, distante centinaia di miglia e ancora più lontano. Anche se so che tutto ciò fa parte dell'essere un giocatore Nba. Troveremo un modo per vederci più spesso, glielo devo". Interviene infine anche il nuovo capoallenatore dei Knicks, Jeff Hornacek: "A volte cambiare fa bene ai giocatori - le parole dell'ex coach dei Phoenix Suns - dopo aver vinto il premio di MVP a Chicago, c'era molta pressione su Rose lì. Ce ne sarà anche qui, ma a New York non sarà il giocatore figlio della città che dovrà portare sulle spalle il peso di un'intera squadra. Spero che tutto ciò lo liberi un po' nel suo modo di giocare e che possa divertirsi con Carmelo, Kristaps e tutti gli altri giocatori che abbiamo".