Premio più scontato non sembrava esserci. E, per una volta, non stiamo parlando dell'MVP che, tra qualche giorno, verrà presumibilmente consegnato a Stephen Curry. Oggi il proscenio è tutto pe C.J. McCollum, fido scudiero di Damian Lillard ai Portland Trail Blazers e Most Improved Player per la stagione 2015/2016.

Ma, come già detto, se non si trattava di pura formalità poco ci mancava. Perché sfidiamo chiunque a passare dai 6.8 punti di media della scorsa stagione ai 20.8 della regular season appena conclusa, cui vanno sommati anche i 3.2 rimbalzi e i 4.8 assist a sera. Dagli onori delle cronache per la sua celebre Rookie Survival Guide pubblicata su The Player's Tribune a quelli relativi alle sue (grandi) performance sul parquet, contribuendo sensibilente alla strepitosa stagione della franchigia dell'Oregon, il passo è stato molto più breve di quel che si credeva:

A Portland, quindi, hanno buoni motivi per sorridere, al netto delle prime due sfide di playoff contro i Clippers che hanno evidenziato più di qualche problema per le shooting guards dei Blazers, McCollum incluso (12.5 punti con il 32.1% dal campo nella parte angelena della serie). Stiamo parlando, infatti, di uno dei migliori prospetti in circolazione, capace di mantenere una grande continuità realizzativa per tutta la stagione, migliorando sensibilmente dopo la pausa per l'All Star Game di Toronto (da 20.7 a 21.1 punti a partita), non andando mai al di sotto del 42% dal campo nelle 80 partite disputate da ottobre ad aprile:

Come il gemello diverso con il numero 0 (con il quale costituisce uno dei migliori backcourt ad Ovest) tande a tirare nettamente meglio nelle vittorie piuttosto che nelle sconfitte (47.5% - 41.5), senza che, però, la sua forbice di rendimento subisca brusche variazioni tra le gare in casa e quelle in trasferta (21 punti e 45% dal campo - 20.7 e 44.6). Lineare anche la statistica riguardante le prestazioni dopo tot giorni di riposo:

Con l'unica evidente eccezione dei 37 punti (22 nel solo primo quarto) rifilati ai Pelicans lo scorso ottobre dopo ben cinque giorni di pausa:

Interessante anche il dato relativi ai punti su 100 possessi: dai 22.2 del 2014/2015 si è passati ai 30 tondi tondi di quest'anno con il 44.8% dal tiro (41.7 da tre). La shot chart che segue, quindi, non è altro che la diretta conseguenza dei quasi 20 minuti in più a partita (da 15.7 a 34.8) concessigli rispetto al recente passato:

Non si può non evidenziare, inoltre, come McCollum prediliga attaccare il canestro partendo dalla parte sinistra del campo, magari prendendosi la linea di fondo dopo il consegnato del lungo, piuttosto che giocare in pick n' roll con lo stesso, come dimostra il 50% (124/248):

Jump shooter affidabile (42.9%, 512/1193), tra una penetrazione a canestro per vie centrali e un palleggio arresto e tiro dalla media, sceglierebbe senza dubbio la seconda, come dimostrano le sue cifre dal mid-range, nonché il più che accetabile 41.2% da tre:

Come detto, è stata la continuità il suo punto forte: non si può dire, infatti, che il nostro abbia sofferto contro un avversario in particolare, sebbene sia andato spesso e volentieri in difficoltà contro difese particolarmente fisiche come quelle di Bucks, Clippers e Warriors (e tacendo dell'8/29 complessivo contro i Bulls):

Al di là di dati, cifre e statistiche che ne testimoniano l'indubbia crescita a livello tecnico e di impatto sulla squadra (11.2 di PIE e 2.3 di plus/minus), McCollum è uno dei pochi giocatori che sia riuscito a mantenere le aspettative nonostante le ovvie difficoltà iniziali, con le sorti offensive totalmente nelle mani di Aldridge e Lillard.

Dopo la partenza del #12 verso i più caldi e vincenti) lidi texani, coach Stotts ha deciso di variare i set offensivi, con tutte le guardie a roster che si sono ritrovate ad avere molti più minuti (e tiri) a disposizione. Ed uno con il talento (intuito già nell'anno post Draft) del prodotto di Leigh University non poteva che emrgere così prepotentemente. Era solo questione di tempo.