Ventiquattro punti in venti minuti di gioco. Questo il fatturato (senza contare rimbalzi e assist) del probabilissimo MVP della regular season nella gara inaugurale dei playoffs Nba 2016. Nulla di sorprendente se si parla di Stephen Curry, l'uomo che ha riscritto numeri e record in una stagione straordinaria, e che in un tempo solo ha messo al tappeto in gara 1 di primo turno gli Houston Rockets di James Harden. Ci hanno provato in tutti modi i texani a fermarlo. Patrick Beverley è passato ben presto all'intimidazione più pura, confermando la sua fama di giocatore designato a far perdere le staffe alle stelle delle squadre avversarie (ne sa qualcosa Westbrook, costretto ad abbandonare i playoffs del 2013 per essersi rotto il menisco dopo un contatto non necessario contro il playmaker dei Rockets).
Non è servita però neppure la tattica delle botte e delle provocazioni ad arrestare un Curry da urlo, capace di trascinare i suoi Golden State Warriors a un vantaggio intorno ai 25 punti già durante il secondo quarto. Poi lo spavento collettivo. Un colpo subito alla caviglia destra e l'uscita dal campo, con la Oracle Arena immediatamente gelata per timore delle conseguenze dell'infortunio al suo figlio prediletto. Un'altra comparsata di tre minuti a inizio secondo tempo e poi lo stop definitivo, a guardare i compagni portare in porto gara 1. Si è scoperto solo dopo la partita che Steve Kerr ha impedito a Steph di rientrare in campo per dare il suo contributo. Troppi i rischi per mettere a repentaglio una caviglia da sempre fragile e traballante in un incontro in cui i campioni in carica hanno controllato senza troppe difficoltà Harden e compagni. "Non mi è piaciuto il modo in cui si muoveva quando è tornato a giocare nel terzo quarto - le parole di Kerr in conferenza stampa - lui voleva rimanere sul parquet, ma non era al meglio, quindi abbiamo deciso di fermarlo. Ora come ora è in dubbio per lunedì. E' un agonista, vuole giocare, ma non lo manderemo in campo se ci sarà anche solo il minimo rischio che la sua situazione possa peggiorare. Speriamo di rimanere nei playoffs per i prossimi due mesi", la chiosa di un Kerr che si preoccupa delle prospettive a lungo termine di Curry e dei suoi Warriors.
Il diretto interessato si è mostrato ottimista sulle possibilità di recupero per gara due, in programma lunedì sera alla Oracle Arena: "Non credo proprio che starò fuori a lungo - le sue parole - ovviamente se non dovessi stare bene e fossi a rischio di subire un altro infortunio, allora ci sarebbe da preoccuparsi. Sono abituato a convivere con il dolore e a gestirmi sul campo, ma vogliamo evitare che possa accadere qualcosa di più serio, perciò faremo molta attenzione nei prossimi due giorni". Alla domanda se consideri Patrick Beverley un giocatore sporco, Steph risponde così: "No, è solo aggressivo, gioca duro, prova a entrarti sotto pelle con alcune giocate, ma non lo definirei sporco". La presenza di Curry nel secondo atto della serie sarà dunque in dubbio fino a poche ore prima della palla a due della partita di lunedì sera, con Golden State che potrebbe anche fare un po' di pretattica, come spiegato su Espn da Ethan Sherwood Strauss. I Warriors hanno le armi per battere i Rockets anche senza il loro giocatore migliore (come dimostrato dalla gara di regular season vinta al Toyota Center a fine dicembre), ma l'assenza di Steph cambierebbe completamente l'atmosfera in quel di Oakland, dove tutti, dai tifosi ai magazzinieri, trattengono il respiro quando vedono l'MVP sofferente alle caviglie, veri talloni d'Achille di un fuoriclasse che per il resto non sembra avere punti deboli.