Quando Jason Kidd disse che Giannis Antetokounmpo avrebbe potuto e dovuto giocare da point-guard, molti gli diedero del pazzo.

Ma come, con quel fisico? Ma è impazzito?”, le prime reazioni. Come dargli torto però. Da quando è arrivato nella NBA, direttamente dalla A2 greca, the Greek Freak ha sempre mostrato ampi margini di miglioramento, grandi giocate, anche a livello di playmaking, ma mai nessuno se lo è immaginato come play. Anche perché, alto “appena” 2 metri ed 11 per 100 chili, difficilmente si pensava avrebbe potuto reggere il confronto con i più agili e veloci play della Lega.

L'idea del buon “Giasone” sembrava così più che una vera e propria rivoluzione tattica, una semplice provocazione.

Tant'è che tutto lo scorso anno e per le prime 52 partite di questo, Giannis è sempre partito da Small-Forward, facendo segnare tra l'altro ottimi numeri (riferiti all'anno in corso, ndr): 15.9 punti, 7.1 rimbalzi, 2.8 assist, una rubata ed una stoppata di media a partita. Tutto molto bello, cifre sicuramente positive per un ragazzo di appena 21 anni. Eppure, c'era qualcosa che non quadrava. Innanzitutto, il tiro. Il greco da oltre l'arco è tutto tranne che efficace: già lo scorso anno tirava con percentuali bassissime (15,9%); quest'anno, le ha appena migliorate (21.3%). Così, Kidd s'è fatto due conti: per poter giocare da ala piccola, nella moderna NBA, il tiro da 3 è un'arma fondamentale (LeBron a parte). Quindi, bisogna trovare un nuovo posto a Giannino. Dove piazzarlo però? Più vicino al canestro? No, non è abbastanza grosso. Guardia? Ma no. E allora dove?

Ecco quindi l'illuminazione di poco fa: con la palla in mano, a giocare pick 'n' roll con Monroe, penetrando e passando. Con quelle gambe, e quelle braccia, Antetokounmpo avrebbe potuto fare sfracelli di avversari. Veloce, alto, con un'ottima attitudine a chiudere al ferro. Perfetto per questi Bucks che, non ce ne voglia il buon Michael Carter-Williams, avevano disperatamente bisogno di qualcuno che sapesse far gioco, segnare, fare davvero un po' di tutto.

E allora, ecco il nuovo play. L'head coach di Milwaukee ha piazzato il greco come play, dandogli completa carta bianca e i numeri, nelle 16 partite, le ultime, in cui ha giocato da PG, sono strabilianti. 19.4 punti, 9.6 rimbalzi, 7.3 assist, 1.7 rubate e 1.9 stoppate di media a partita. Tutti i suoi dati sono aumentati notevolmente. Gli assist sono praticamente quadruplicati, raddoppiate le stoppate ed anche le rubate. E, come se non bastasse, il suo net rating è improvvisamente diventato positivo: dal -4.2 pre All-Star Game, al +3.4 post. E sebbene le partite fatte dopo l'All Star Game sono 14 a differenze delle 16 di riferimento di pocanzi, il discorso cambia poco: Antetokounmpo è molto più efficacie ed efficiente da play, si trova probabilmente anche più a suo agio e la squadra giova di tutto ciò.

Per chiudere, è chiaro che il “campione” preso è ancora troppo piccolo. 16 o 14 partite che siano sono troppo poco significative per potere arrivare ad una conclusione ben precisa. Ma se invece la crescita continuasse col passare del tempo, è chiaro che i Bucks si ritroverebbero con una point guard capace di fare tutto, pronta al definitivo salto di qualità. Per saperlo però non rimane che aspettare e sperare...