I guai in casa Sacramento Kings sembrano non avere mai fine: l’ultima novità riguarda ancora una volta George Karl, 65enne capo allenatore della franchigia bianco viola, e ancora una volta in negativo. Infatti pare che dopo la sconfitta di 20 punti arrivata contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James e compagnia, Karl abbia perso definitivamente l’appoggio sia dello spogliatoio, sia del front office, tanto che numerosi “rumors” danno l’ex head coach dei Denver Nuggets come partente subito dopo la partita che si terrà contro i Philadelphia 76ers (attualmente la peggior squadra per record di tutta la lega), in sostanza durante la pausa per l’All Star Game di Toronto.
Le voci del contrasto tra Karl e l’ambiente Kings si sono verificate costantemente durante l’anno, a partire dalla dichiarazione di non-incedibilità di DeMarcus Cousins, che tanto aveva fatto agitare il GM ed ex centro proprio di Sacramento Vlade Divac, passando per gli screzi proprio con lo stesso Cousins riguardo le tattiche in campo (che tutto sommato però lo hanno portato ad essere un giocatore degno di essere convocato per l’All Star Game), fino ad arrivare alla notte del 5 Febbraio quando, dopo la sconfitta arrivata contro i Brooklyn Nets, la pazienza della dirigenza impersonata dall’owner Vivek Ranadivé sembrava essere arrivata all’esaurimento. Invece è rientrato l’allarme, Karl confermato ancora per le gare (perse) contro Boston e Cleveland e di nuovo si è ripresentata la stessa situazione.
Nel frattempo la squadra che tanto aveva fatto parlare di sé per le belle prestazioni sia individuali che collettive arrivate fino al 30 Dicembre scorso quando occupava l’8 posizione ad Ovest, quindi in piena regola per provare a lottare per un posto nel playoffs, si ritrova in decima posizione con 8 perse nelle ultime 9 e a 5 gare dall’ottava. La sensazione è che sia proprio lo spogliatoio a voler “tankare”, ovvero perdere di proposito, per istigare l’esonero di Karl. Sensazione che viene acuita dalle parole di Rajon Rondo, point guard dei Kings che guida la lega per assist a partita (11.8 di media), nel dopopartita con i Cavs. L’ex Boston Celtics infatti fa notare come non ci sia più unità d’intenti tra staff tecnico e giocatori dalla sessione di tiro mattutina prepartita, dove si sarebbero presentati sul campo solo una manciata di giocatori. Certo, detta sessione è opzionale, ma una squadra che si comporta in questo modo nonostante sia in striscia negativa desta quantomeno dei sospetti al riguardo. Se si conta inoltre che si parla di una località come Cleveland, Ohio, dove le alternative di svago sono pressoché nulle, c’è poco da aggiungere.
Valutando pro e contro di un ancora eventuale esonero di coach Karl, bisogna dire che i benefici di una tale scelta sono davvero pochi, se non a corto raggio. Si risolverebbe la questione relativa al malcontento all’interno dello spogliatoio ma non garantirebbe margini di miglioramento sicuri in vista dei prossimi playoffs, senza contare quelli per la prossima stagione. Il vero problema sembra essere l’impazienza del front office: infatti in caso di esonero sarebbe la seconda volta in meno di due anni che i Kings cambia allenatore durante il corso della stagione, non permettendo alla franchigia di acquisire un vero e proprio progetto a lungo termine. Inoltre un grosso problema è rappresentato dal big man Cousins, giocatore devastante in campo (27.1 punti e 11.2 rimbalzi di media in stagione) quanto fuori, uno dei motivi per cui Karl ha provato a sondare il terreno per una sua cessione ricevendo una negazione secca visto che Ranadive vuole costruire le sue fortune attorno all’uomo uscito da Kentucky.
In sostanza mandare via l’ex allenatore di Cleveland Cavaliers, Golden State Warriors e Denver Nuggets, settimo nella storia ad aver raggiunto le mille vittorie in carriera, sembra solo una scelta obbligata per dare una scossa soprattutto emotiva a tutto l’ambiente della capitale dello stato della California Republic.