“I just wanna congratulate you on your unbelieveble career”.
Con queste parole Michael Jordan, la pallacanestro fatta persona, ha iniziato il suo discorso di tributo a Kobe Bryant. L’ennesimo che viene fatto al Black Mamba da personaggi della lega in seguito all’annuncio del suo ritiro al termine della stagione in corso, la ventesima per lui. Anche se questo è assolutamente dal sapore unico. E’ speciale perché il 24 gialloviola durante la sua carriera è stato sempre paragonato a His Airness sia per le movenze in campo (esiste più di un video in cui gli attacchi, gli sguardi, i canestri dei due sono identici nonostante il tempo che li divide) sia per l’applicazione e l’amore che queste due leggende hanno manifestato nei confronti del Gioco con la lettera maiuscola.
Basta vedere i numeri per capire quanto siano vicini i due mettendo a confronto sia i punti segnati in carriera, i titoli raggiunti sia di squadra sia individuali, anche se bisogna fare dei dovuti accorgimenti viste le famose assenze di MJ dai palcoscenici NBA a causa dei ritiri avvenuti nel 1994 e nel 1999.
32967 and counting punti segnati in carriera per Kobe, 700 in più di Jordan con 300 gare in più; 5 anelli per il Mamba, 6 per His Airness; miglior stagione da 35 punti di media per Bryant nel 2005, 37 per MJ nel 1987.
Si sa, però, i numeri non bastano in questo genere di paragoni. Un’immagine più articolata lo possono dare lo stretto legame con Phil Jackson, il maestro zen con cui tutti e due hanno vinto tanto grazie al suo Triangle Offense nonché per il suo infinito carisma; la voglia di essere il migliore, perfezionisti nell’etica lavorativa che li hanno portati a maturare l’ossessione per la vittoria e l’impossibilità di accettare una sconfitta come opzione valida. Kobe si può aggiungere che abbia avuto una motivazione ancora in più ovvero quello di sbalzare proprio l’attuale GM degli Charlotte Hornets da icona del basket di tutti i tempi. Non ci è riuscito, chiaramente, ma è stato di sicuro la persona che più ci è andata vicino e Jordan lo sa bene, ed è per questo che gli rende omaggio con le parole proiettate prima della palla a due alla Time Warner Cable Arena di Charlotte, North Carolina.
Entrando nel discorso vero e proprio, l’ex 23 dei Bulls nella prima parte dice di essere molto fiero dei risultati di Bryant, riconosce già dalle prime partite in cui si sono affrontati lo stesso fuoco che lo anima e quindi le affinità tra i due; lo sente come un fratello più piccolo e da bravo fratello maggiore His Airness, proprietario di un famoso marchio di articoli sportivi (il cui simbolo pare sia più conosciuto di quello della NBA stessa), si preoccupa delle prossime mosse del Mamba quando le scarpette saranno appese al chiodo.
“If you ever need me you have my number, let’s stay in touch”.
Kobe guarda il discorso proiettato sul Jumbothrone dalla panchina ma è chiaramente commosso dalle parole che il più grande giocatore di tutti i tempi ha espresso per lui, segno del profondo rispetto tra due geni del parquet che hanno donato al basket momenti di assoluta perfezione.
Per questo non possiamo che dirvi Grazie.