20 luglio 1996, in una fredda giornata di inverno a Fitzroy, sobborgo di Melbourne in Australia, veniva alla luce Ben Simmons. Il padre Dave Simmons è un giocatore di pallacanestro nativo del Bronx, emigrato con l’amico Dave Colbert in Australia, che ha appena finito la sua ottava stagione ai Melbourne Tigers ed è in procinto di trasferirsi a Newcastle. Proprio a Melbourne aveva incontrato per la prima volta la moglie Julie, madre dei suoi 6 figli.



Ben è l’ultimo arrivato, un predestinato che all’età di 7 anni gioca già nei Newcastle Hunters. La cosa strabiliante è che non gioca con i pari età, viene da subito inserito nella rappresentativa U12, allenata dal padre, dimostrando da subito tutto il suo potenziale. Il basket non è l’unico sport in cui Ben si fa notare, infatti gioca anche qualche partita di rugby league. All’età di 10 anni si trasferisce a Melbourne, la città che tanto aveva dato a suo padre. Ben continua a giocare a basket e a football australiano, collezionando quasi più riconoscimenti nel secondo che nel primo. Vince infatti parecchi premi come miglior e più leale giocatore della lega e della squadra.


A 14 anni però arriva il momento di compiere una scelta. Proseguire con il basket o con il football? Una scelta difficile ma in cui il padre è parte fondamentale. Laureatosi a Oklahoma non aveva mai esordito in NBA, dovendo attraversare l’oceano per trovare un contratto. Il figlio, già scoutato da alcune high school americane, poteva avere il futuro che lui non aveva avuto. Ben non ha esitazioni, abbandona il football e si dedica alla pallacanestro.



L’anno seguente viene convocato nella nazionale U17 australiana per giocare ai Mondiali FIBA in Lituania. La squadra è guidata da Dante Exum, ma Simmons non sta a guardare. Contribuisce in ogni partita della sua squadra e mette a segno la sua migliore prestazione nel girone eliminatorio contro la Repubblica Ceca: 26 punti e 10 rimbalzi. Vince la medaglia d’argento, l’oro infatti è appannaggio degli Stati Uniti guidati da Jahlil Okafor, MVP della competizione, Justise Winslow, Tyus Jones e Connor Frankamp.



Nel 2013 si trasferisce in Florida, a Montverde per frequentare l’High School locale. In tre anni vince 3 titoli nazionali consecutivi. 12 punti e 9 rimbalzi di media nell’anno da sophomore, 19 punti e 10 rimbalzi nell’anno da junior e 28 punti e 12 nell’ultimo anno da senior. Viene nominato Gatorade National Player of the Year e inserito nel McDonald’s All American. E’ lui la stella delle High School americane, numero 1 fra tutti i prospetti e ricercato da tutti i maggiori college.



La sua scelta è una sorpresa, molti se lo aspettavano in college più quotati come Kentucky o Duke, lui invece sceglie LSU. Diventa un Tiger, quasi uno scherzo del destino visto che 15 anni prima anche il padre era un Tiger, in quella Melbourne che gli aveva permesso di esordire fra i professionisti dando un futuro nel mondo del basket al figlio.



LSU organizza una tourneè in Australia, riportando la sua stella nel suo paese natale. Proprio sui campi dove aveva toccato la sua prima palla da basket disputa la sua prima partita da giocatore di college, LSU contro Newcastle All-Stars. Finisce 89-75, Ben mette a segno 22 punti conditi da 10 rimbalzi. I giornali parlano di lui già prima che inizi la stagione, guadagna posizioni nei mock Draft e la stagione non è ancora iniziata. Vince il SEC’s Preseason Player of the Year, è il secondo freshman della storia a riuscirci. Prima di lui solo Julius Randle nel 2013 aveva ricevuto questo premio al primo anno di college.



Esordisce con 11 punti, 13 rimbalzi e 5 assist nella vittoria contro McNeese, una doppia doppia che è il suo marchio di fabbrica. Visione di gioco da playmaker,  capacità a rimbalzo degne di un centro e percentuali dentro al pitturato da ala. Ben Simmons è 2,08 ma contrasta senza problemi  giocatori più alti di lui grazie alla sua atleticità. Conclude il suo secondo match con 22 punti, 9 rimbalzi e 5 assist, si dice parzialmente insoddisfatto della sua prestazione perché non ha registrato l’amata doppia doppia. Nelle 5 gare successive ne metterà a referto 5.



LSU però stenta a trovare un equilibrio, la squadra non sembra in grado di sostenere il peso del suo campione. E’ paragonato a Lebron James, ma il Re dal college non ci è passato, venendo draftato direttamente dall’High School.  Dopo le 3 vittorie iniziali, LSU colleziona 3 sconfitte, uscendo dalla Top25. Simmons non ci sta, LSU non può non essere fra le prime 25 della nazione. Si scatena con una prestazione da 43 punti (15/20 FGM, 13/15 FTM), 14 rimbalzi e 7 assist: il risalto di questa prestazione è mondiale. Tutti ricominciano a parlare di lui e quasi sicuramente LSU ritornerà nei primi 25 college nella classifica della prossima settimana.



Prima di lui solo Shaquille O’Neal mise a segno 43 punti in match con LSU. Scoppi l’ennesimo paragone con un altro campione, ma la stagione è ancora lunga. Simmons ha una media da 20 punti, 15 rimbalzi e 6 assist. E’ al primo posto del mock Draft e probabilmente tante squadre proveranno a tankare per avere per le mani la possibile superstar del futuro.

Quando gli fu chiesto dopo la scelta del college, come mai avesse scelto LSU Ben rispose: “Non ho mai voluto andare nel team più forte in circolazione, ma in un team dove avrei dovuto lavorare sodo e giocare al massimo per vincere”. Una sfida a se stesso e a tutti gli altri college, un avversario che sarà duro per chiunque nel prossimo torneo di NCAA.



Tutti hanno un sogno nel cassetto, probabilmente  quello di Ben Simmons è arrivare in NBA da campione uscente con LSU, una squadra outsider nemmeno considerata fra le Top25 a inizio stagione.

Work hard and play hard, this is Ben Simmons.