20, 40, 33, 39, 31. Numeri del lotto? No. Numeri a caso? Nemmeno. Questi sono i punti segnati da Paul George nelle ultime cinque uscite degli Indiana Pacers, in parte quelli che gli hanno consentito di vincere il premio settimanale di miglior giocatore della Eastern Conference, a coronamento di un mese di novembre giocato in modo perfetto, in cui la squadra di Frank Vogel ha stravolto la sua classifica, vincendo 11 gare su 13 e portandosi al secondo posto nella Conference, dietro solo ai Cleveland Cavaliers di LeBron James. L’ultima prestazione, quella di stanotte contro i Clippers, ha dato l’ulteriore conferma che Paul George non solo è un giocatore completamente ritrovato dopo il terribile infortunio alla tibia, ma che è anche tornato dopo due anni di assenza in quei discorsi che lo coinvolgevano quando ancora portava il numero 24, quelli sulla corsa al premio di MVP stagionale.
MVP, più di un sogno – Quando per vincere un premio sei in lizza con Steph Curry, LeBron James o Kevin Durant è chiaro che non puoi permetterti passi falsi. Questo è quello che sta facendo PG-13, nella sua personale lotta contro i titani, gli uomini che hanno dominato la lega negli ultimi anni, gli MVP delle ultime tre stagioni. Molti, fino all’inizio della regular season, non pensavano che fosse possibile un ritorno ad alti livelli di George, troppo duro, secondo loro, l’infortunio che aveva patito, ma l’ex Fresno State già durante l’estate si era ripromesso di tornare sui suoi livelli e, dopo interminabili sessioni d’allenamento, aveva capito che lo aveva già fatto a luglio, tanto che durante una visita a un fan-club dei Pacers in Cina, aveva detto senza temere “quest’anno voglio essere l’MVP della lega”. Dichiarazione da campione, che faceva uscire ancora una volta quel carattere forte che si era sempre intravisto in lui, ma, come si sa, poi, ‘tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare’: non nel caso di George, che quel mare in queste prime 17 partite lo ha attraversato a grande velocità, dimostrando di poter ambire a quel premio che lo farebbe entrare nella leggenda.
I numeri – Per rendersi conto della stagione che sta giocando Paul George basterebbe considerare un dato, il 26,6 che sta facendo registrare di ‘PER’ (player efficiency rating). Questa particolare statistica misura l’efficienza di un giocatore durante le partite e, in media, si aggira attorno a un valore di 15. George, quindi, non solo è ben al di sopra della media NBA, ma è a un passo da quella fatta registrare in carriera da Michael Jordan (27,9). Scavando più affondo nelle statistiche, poi, vengono fuori altri numeri sensazionali del giocatore di Indiana, che di diritto lo inseriscono nell’elite della lega. Per esempio è molto interessante notare come George sia il giocatore che ha segnato più triple fin’ora dopo Curry, ma con una media di realizzazione più alta non solo del numero 30 di Golden State (45,5%), ma anche di uno specialista del genere come Kyle Korver (44,2%). La maggior parte delle triple messe a segno da George viene da situazioni di ‘catch & shoot’, cioè di ‘prendi e tira’, in cui l’ala dei Pacers è un vero maestro: considerando, infatti, anche i tiri da due, George ha una percentuale effettiva dal campo in queste situazioni del 74,7%, meglio di fenomeni come Stephen Curry (72,1%),Kevin Durant (71,4%), Carmelo Anthony (56,4%) e LeBron James (43,6%). Il repertorio offensivo di George, però, non si limita solo a questo, ma è completo in ogni aspetto: i suoi 1,27 punti per possesso in uscita dai blocchi lo rendono uno dei più pericolosi attaccanti della NBA, meglio dei soliti Curry e Durant, ma anche di specialisti di questo campo come Klay Thompson e Damian Lillard, il punto per possesso da isolamento (valore più alto di Westbrook, Harden e James) ne da l’ennesima conferma. Infine, a suggellare la strapotenza offensiva di George, ci sono anche i 1,20 punti per possesso in transizione (meglio ancora di James e Harden, ma anche di Wall e Teague) e gli 0,84 per possesso in situazione di portatore di palla su un pick & roll, con un valore più alto di playmaker come Reggie Jackson e Damian Lillard e di superstar come Dwyane Wade e LeBron James.
Insomma, che siate fan dei Pacers o meno, una cosa è certa: la corsa all’MVP è affare di pochi e tra questi c’è di sicuro Paul George.