Unsung heroes. Definizione: elementi non acclamati e non celebrati nel contesto di una vittoria. Di unsung heroes i Miami Heat versione 2015/16 ne sono pieni: dal Chris Andersen ripescato un paio di stagioni fa all'Hassan Whiteside scoperto l'anno scorso. Passando per l'ultima gemma estratta dalla spazzatura da mister Pat Riley: Tyler Johnson, che Spoelstra preferisce chiamare "the beast behind the scenes". Se siete rimasti sorpresi dalla trade che ha visto gli Heat sbarazzarsi di Mario Chalmers (e del mai esploso James Ennis) in cambio dello stagionato Beno Udrih (e di un altro progetto tutto da disegnare come Jarnell Stokes) la risposta ai vostri legittimi dubbi la trovate nella gara che oggi i Miami Heat hanno vinto in casa contro gli Utah Jazz, con il risultato di 91 a 92.
Tyler Johnson non è entrato nemmeno in rotazione nelle prime due gara stagionali di Miami, quando la second unit contemplava Chalmers e Gerald Green come guardie. Dal fattaccio in cui è rimasto coinvolto Gerald Green, Tyler è diventato il settimo della rotazione miamina. Risultato: 11 contro Houston, 7 contro Atlanta, 8 contro Minnesota, 6 contro Indiana, 10 contro Toronto, 9 contro i Lakers ed addirittura 17 oggi, con 8 tiri segnati su 12, 4 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate. Dovessi inserire TJ in una personificazione direi che somiglia alla più classica lattina di Pepsi agitata. E' un tipo rogonoso, cattivo agonisticamente, atleticamente forte, tosto. Buon palleggio , bruciante primo passo, range di tiro nella media. Ciò che colpisce di lui è però l'atteggiamento del mai sconfitto, del leader (fa pure la voce grossa in panchina!), quello che solamente chi ha mangiato la polvere può assumere. Quello che solo gli unsung heroes. A fotografare perfettamente la prestazione di Johnson la perla sul finire del terzo quarto, tutta da gustare.
"Ti costringe a farlo giocare", dice Spoe. "Può giocare a questi livelli. Ha fatto un training camp mostruoso. Lavora duro ogni giorno, corregge le sue debolezze, va in campo e completa l'equazione. Ha davvero cominciato il suo viaggio dal basso ed ora ha un ruolo importantissimo nella squadra", lo adula Bosh.
A Tyler Johnson Spoe affida pure il tiro con cui Miami fra sé e Utah due possessi di vantaggio. E' per lui che si disegna l'azione, con TJ che dopo uno screen va a segnare un tiro dalla media molto importante. "In quei casi ti affidi a chi non ha paura e quello è Tyler", giustificherà l'head coach di Miami. Tuttavia una Miami che quando ha avuto l'opportunità di scappare oggi non l'ha mai acchiappata. Così, dopo il canestro di Tyler Johnson, al tiro sbagliato da Hayward seguono due liberi mandati fuori da Whiteside, oggi nella sua versione passiva. Alec Burks ha quini l'opportunità di fare -2 ma Bosh lo va a stoppare. Sembra finita quando Dragic, dopo il fallo, va a tirare i due liberi che dovrebbero chiudere la pratica. La point-guard slovena però ne mette uno solo. Dall'altra parte Hayward fa 2/2 e fra i suoi e Miami scrive un possesso solamente. 11 secondi alla fine, ancora Dragic in lunetta: 2/2 e si torna sul +5. Il botta e risposta con Hayward prosegue: il prodotto di Butler segna su azione ed è di nuovo -3. Utah, come ha fatto per tutto il corso della gara, non si stacca: Dragic in lunetta fa 1/2. L'unico libero segnato basta però per rendere vano il clamoroso buzzer beater che Alec Burks va a segnare mentre suona la sirena.
Nonostante il finale concitato di certo non possiamo raccontarvi di una gara bella esteticamente. Due delle squadre che concedono meno punti nella lega (89.7 Utah, 90.1 Miami, entrambe con il 41% al tiro concesso agli avversari) si scontravano alla Triple A con assenze da ambo i lati del parquet: fuori Wade, alla prima gara saltata dell'anno, che ha giustamente preferito restare al fianco del figlioletto Zion ricoverato; fuori Rudy Gobert per problemi fisici. Rimandata la sfida fra il francese e l'altro lunghissimo, Whiteside. Il C degli Heat sembra quasi starci male a guardare la sua partita. A fronteggiarlo c'è Favors (con Lyles titolare in ala grande), che stanotte ha fatto colazione con la scarsa partecipazione dell'avversario. Favors ne ha messi insieme 25 con 12 rimbalzi e 7 stoppate che fotografano benissimo l'apporto difensivo garantito. Viaggetto nel tabellino dell'avvesario per rafforzare le convinzioni: appena seconda gara sotto il 50% al tiro per Whiteside, per soli 9 punti.
Favors è stato uno dei tre trascinatori di Utah stanotte. Gli altri sono due indubbiamente Gordon Hayward ed Alec Burks. Il primo ha giocato un primo tempo mostruoso (a cui seguirà un pessimo secondo), con 16 punti (e 5 rimbalzi) a corredo di una prestazione all-around, anche nelle vesti di falso play. Nel solo primo quarto Hayward va in lunetta quattro volte, per otto tiri liberi, frutto della costante linea di penetrazione che sembra così facile da trovare per lui. Il secondo si trova guarda caso sempre in campo quando i suoi tendono a stringere le cinghie difensive, tanto che Snyder lo manda in campo al posto di Rodney Hood nel quintetto titolare con cui comincia il secondo tempo. E poi quel buzzer beater che lascia l'amaro in bocca ma comunque alza a 24 punti il totale odierno.
"Sì, volevamo vincere ma di certo non possiamo lamentarci degli sforzi che i ragazzi oggi hanno fatto", dirà Snyder. Spoelstra sottolineerà invece l'aspetto difensivo della gara: "Ho visto due squadre fisiche, coraggiose, che hanno fatto di tutto per render la vita difficile all'avversaria in difesa. Una partita stile anni '90".
Per i Miami Heat è la terza vittoria consecutiva, alla terza (di sette) consecutive in casa. Inoltre contro i team dell'Ovest la franchigi adella Florida si porta a 4 vittorie e 0 sconfitte. Terzo record ad Est, a pari merito con Toronto, dietro ad Atlanta a Cavs. Gran parte del merito anche oggi va dato a Chris Bosh, per la quarta partita consecutiva leading scorer dei suoi Heat, senza però mai mollare l'osso in difesa. L'impressione è che purtroppo anche quest'anno non ruberà l'occhio, visti i protagonisti con cui divide lo spogliatoio. E dire che il signore sarebbe stato fermo giusto qualche mesetto l'anno scorso. Senza Wade oggi era la primissima opzione offensiva degli Heat. Lo si nota quando con quattro minuti e mezzo da giocarsi nel primo quarto l'ex Raptors ha già preso 6 tiri.
Di prendersi qualche responsabilità in più è stata fatta domanda oggi a Goran Dragic, quasi periferico finora. Sulla bilancia il mattoncino dell'ex Suns pesa 14 punti e poco più (4 assist, sì, ma 4 TOs, solamente 5/12 al tiro). Ci mette la solita difesa Justise Winslow al settimo quarto quarto giocato nella sua totalità su nove gare. Qualcosa vorrà dire. Al rookie watch si iscrive anche Josh Richardson, scelto con la 43 dagli Heat: la guardia oggi è partita titolare nelle veci di Wade, a conferma di come a South Beach non piaccia più di tanto mutare le rotazioni (negli anni scorsi è capitato molte volte che al posto di Wade partisse Toney Douglas o Napier, piuttosto che la primissima back-up option). Per Richardson 8 punti ma pochi minuti nel secondo tempo, con Spolestra che ha ridotto la rotazione ad otto uomini. Esordio per Udrih, in doppia cifra per Utah anche Hood.