Due squadre, un unico obiettivo: spodestare i Cleveland Cavaliers di Lebron James dalla vetta della Eastern Conference. Indiana Pacers e Atlanta Hawks non sono molto diverse, anche se quello che stanno facendo in Indiana, a differenza di una realtà già consolidata come Atlanta, è sorprendente, perché la squadra che negli ultimi anni del ‘prescelto’ a Miami era stata l’unica vera rivale ad Est degli Heat non c’è più, viste le partenze di tasselli fondamentali come Lance Stephenson, Luis Scola, David West e Roy Hibbert. Nonostante tutto questo, Frank Vogel è riuscito ancora una volta a costruire un team solido, puntando tutto sul due volte All-Star Paul George, che dopo il gravissimo infortunio alla tibia sembra essere tornato quello di un tempo, quello che poteva guidare una squadra a una finale di Eastern Conference. Gli Hawks, che la finale appena citata l’hanno giocata lo scorso anno, invece, stanno ricalcando l’ultima stagione, continuando a macinare successi anche senza DeMarre Carroll, sostituito in modo ottimo all’interno del quintetto di Mike Budenholzer dall’ex Golden State Warriors Kent Bazemore. Per riuscire nel loro arduo intento, le rivali dei Cavs devono vincere più match possibili durante la regular season e questo è quello che hanno entrambe fatto stanotte, battendo i Boston Celtics e i New Orleans Pelicans, sempre più nel baratro.
Boston Celtics – Indiana Pacers (91-102)
Che la serata dei Celtics non potesse finire bene c’era da immaginarselo già dopo la prima azione del match, quando Monta Ellis ha messo a terra Amir Johnson con un crossover dei suoi, segnando due punti facili dopo appena 19 secondi di gioco. Lo stesso Ellis, C.J. Miles e un buzzer beater di George hanno, poi, contribuito a fissare il punteggio sul 23-31 a fine primo quarto, indirizzando bene la partita fin da subito. Nel secondo periodo, dopo nove minuti di gestione del match da parte dei ragazzi di Vogel, i Celtics hanno tentato la rimonta, riuscendo ad impattare il risultato a 24 secondi dalla sirena di fine primo tempo, grazie ai canestri di Turner, Smart e Olynyk. Le due squadre, tuttavia, non sono andate a riposo in parità, perché ancora una volta Paul George ha messo a segno un canestro da due punti poco prima della fine del quarto, fissando il risultato sul 49-51. Nel terzo quarto i Celtics sono andati anche in vantaggio grazie all’ex di turno Evan Turner (autore di 20 punti), prima della sfuriata finale di Paul George, che ha dominato fino alla fine del match con le sue giocate (26 punti e 10 rimbalzi), e che, aiutato da Mahinmi, Miles ed Ellis, è riuscito a portare alla vittoria i suoi con il punteggio finale di 91-102.
A fine partita ‘PG13’, nominato miglior giocatore del match, sempre attento più alla sua dimensione difensiva che a quella offensiva, ha dichiarato: “È così che mi sono fatto il mio nome nella lega, volendo giocare contro in attacco e marcare in difesa il miglior giocatore del team avversario. Questo è quello che faccio. Per me è divertente. Mi dà adrenalina riuscire a fermare il miglior giocatore di una squadra”.
Atlanta Hawks – New Orleans Pelicans (106-98)
I Pelicans a inizio stagione erano stati individuati come la possibile outsider della Western Conference, ma, fin’ora, sono stati la squadra più deludente di questo avvio di NBA. Nonostante un buon primo tempo contro gli Atlanta Hawks, chiuso con il risultato di 47-56, con Gordon, Anderson e Smith sugli scudi, New Orleans, priva dell’infortunato Anthony Davis, si è fatta rimontare dai padroni di casa nel secondo tempo, perdendo il match 106-98. Grandissimi protagonisti per Atlanta sono stati Paul Millsap (19 punti, 16 rimbalzi), Al Horford (26 punti con 4/6 da oltre l’arco), Jeff Teague (14 punti e 10 assist) e Dennis Schroder (12 punti e 4 assist dalla panchina). Per gli Hawks quella di stanotte è stata la vittoria numero 8 nelle prime 10 partite, secondo record a Est, dietro solo ai Cavs di LeBron James.
A fine match Al Horford ha parlato della sua grande serata al tiro da tre punti, dichiarando: “È qualcosa su cui sto lavorando. Non sto tirando da tre tanto per tirare, ho più confidenza con questo fondamentale ora. Mi sento più forte in attacco e mi sento più tiratore che in passato”.