"Wind of change", cantavano oltre vent'anni fa gli Scorpions. E proprio nella città del vento (Chicago, la Windy City) degli Stati Uniti, i nuovi Bulls di Fred Hoiberg sono attesi a un deciso cambio di passo rispetto alle ultime stagioni. Dopo l'eliminazione ai playoff 2015 per mano dei Cleveland Cavs di LeBron James (Chicago era avanti 2-1 prima della tripla del Prescelto che decise gara-4 cambiando completamente il resto della serie), la franchigia dell'Illinois ha optato per un cambio della guardia nel ruolo di head coach: via Tom Thibodeau, al termine di cinque anni in cui non era mai scoppiato un certo feeling con il duo dirigenziale Forman-Paxson, e dentro Fred Hoiberg, ex giocatore dei Bulls e allenatore in ascesa dopo l'esperienza NCAA presso il college di Iowa State.
Secondo quanto riportato da Nick Friedell per Espn, non solo il frontoffice di Chicago, ma anche gli stessi giocatori dei Bulls paiono ora più sollevati per doversi confrontare quotidianamente con Hoiberg piuttosto che con Thibodeau, la cui figura viene descritta in termini "dittatoriali" da fonti dello spogliatoio dello United Center. E sono gli stessi componenti del roster della franchigia a non fare mistero di aver apprezzato l'avvicendamento dello scorso giugno. Tra i più stimolati dalla nuova esperienza tecnica c'è sicuramente Doug McDermott, ragazzo al secondo anno di Nba, già giocatore di culto a livello collegiale: "L'anno scorso le cose non sono andate come tutti noi avremmo voluto - dice il giovane Doug ai microfoni di Espn - ma ormai la scorsa stagione fa parte del passato. Adoriamo già lavorare con coach Hoiberg e il suo staff, ogni allenamento è davvero divertente, il che per noi giocatori fa la differenza. Di certo avere un coach come Fred, che è stato un gran tiratore, è un vantaggio per me. Ha sempre il giusto consiglio da dare a ciascuno di noi, è fantastico il modo attraverso il quale cerca di infonderci fiducia, e tutti noi ci sentiamo bene durante gli allenamenti".
Il nuovo approccio di Hoiberg pare essere molto più dialogante rispetto a quello del suo predecessore, di cui ai Bulls tutti ricordano le strigliate che facevano tremare i muri dello United Center. Dopo le prime stagioni Thibs non è più riuscito a farsi seguire completamente dallo spogliatoio, a causa di allenamenti ritenuti troppo lunghi per gli impegni della regular season Nba, e anche per una certa chiusura verso l'ambiente esterno, che impediva persino agli allenatori di college di poter assistere alle sedute della squadra. "E' ancora presto, c'è molta strada da fare, ma indubbiamente abbiamo già parlato moltissimo - ammette Taj Gibson, uno dei pretoriani di Thibodeau - è bello vedere che tutto lo staff esprime la sua opinione su argomenti di tecnica e tattica, in questo modo per noi giocatori è più facile avere un certo tipo di riscontri". Sulla stessa lunghezza d'onda si colloca Jimmy Butler, nuova stella dei Bulls e fresco di rinnovo di contratto: "Hoiberg si preoccupa di chiederci continuamente come ci sentiamo, vuole sapere come i nostri corpi reagiscono agli allenamenti. Ma più di ogni altra cosa, il coach vuole vederci concentrati su ogni aspetto del gioco, in modo tale da migliorare tutti giorno dopo giorno".
Parole al miele dunque per il quarantaduenne Fred Hoiberg, chiamato tuttavia ad un'impresa non facile, riportare Chicago alle Nba Finals per la prima volta dai tempi di Michael Jordan. Una Chicago che confida ancora in Derrick Rose, che rientrerà tra due settimane dopo l'intervento chirurgico alla parete orbitale, leader silenzioso (e secondo alcuni sin troppo schivo nei rapporti con stampa e compagni) con cui il nuovo allenatore dovrà necessariamente instaurare un rapporto di fiducia. Discorso simile vale per Pau Gasol, tradizionalmente al meglio di sè quando emotivamente e tecnicamente coinvolto. L'opening night contro i Cavs si avvicina, ma solo un'intera stagione Nba sarà in grado di fornirci qualche indicazione in più sul lavoro di Hoiberg, che verrà inevitabilmente e continuativamente paragonato a quello di Thibodeau, che al momento nessuno sembrerebbe rimpiangere nell'ambiente dei Bulls.