“ Sono più che ottimista per la vittoria dell’ Mvp “. James Harden alza la voce, infiammando a dovere la tematica su chi debba essere l’atleta più meritevole del titolo di miglior cestista del campionato. Un‘ incoronazione che certamente non vale l’ anello, ma che però mai come quest’anno sta divedendo (e divertendo) pubblico e media. La concorrenza è altissima e bandite le vittorie “low profile” dei tempi di James e la recente di Durant, Il Barba presenta la sua candidatura in un'intervista a Fran Blinebury. Una presentazione quella del biancorosso supportata da fattori di crescita relativi alle prestazioni in campo e non solo.
“ Non vorrei screditare nessuno dei miei colleghi, penso di aver mostrato continuità per tutto l’arco della stagione, cercando di fare solo il bene della squadra – ha affermato l’ex Thunder – Grandi complimenti a Steph (Curry ndr) e ai Warriors per quello che hanno costruito, ma facendo una considerazione generale, noi non siamo stati da meno. Stiamo giocando una buona stagione nonostante tutti i problemi che abbiamo avuto. “ Tra i bollettini medici di Terrence Jones, lo stop di Pat Beverley ed il ginocchio di Dwight Howard, Houston ha sempre potuto fare affidamento solo sulla sua guardia. Un’ autentica macchina da punti, finita 34 volte quest’anno con 30 o più punti a referto, in 10 occasioni ha superato il muro delle 40 marcature e contro Denver e Sacramento ha addirittura raggiunto la quinta decina (50 e 51 punti), stabilendo contro i Kings il suo career-high.
La sua attuale media punti recita 27.6, la migliore della Lega, requisito non di certo irrilevante per puntare al successo Mvp, anche se al Toyota Center, all’ uragano Harden si sono abituati sin dal primo anno in Texas (25.9 nel 2013, 25.4 nel 2014). Meno noto semmai è stato il profilo di passatore e forza difensiva che si sta vedendo oggi, con assist (media di 6.9 - 6.1 massimo in carriera dello scorso anno) e attenzione al rimbalzo sotto canestro in rialzo ( 5.7 - 4.9 picco massimo di due campionati fa). “ Ogni volta che scendo in campo non mi chiedo cosa possa fare di più, ma semplicemente quale sia il mio prossimo obiettivo. “ A suo agio nel ruolo di leader che prestazioni ed anni di esperienza gli hanno dato, Il Barba è l’uomo spogliatoio della banda McHale insieme ad Howard. L’ultima felice esperienza con la Nazionale, ammette lo abbia responsabilizzato. Ora si sente un Rocket in tutto e per tutto, anche se non è stato facilissimo il trasferimento da Oklahoma: “ Il primo anno è stato molto difficile, dovevo migliorare il mio gioco e acquisire delle capacità di trascinatore che non avevo. Ora è trascorso del tempo e so che molto dipende da me. Mi spiace non aver ancora vinto con questa franchigia, è il mio pallino e l’idea del riscatto mi accompagna da inizio anno. “
Stato di forma mostruoso, gradi di comandante ben piantati sulla canotta, i texani possono credere nel terzo titolo della storia? “ Possiamo vincere, dobbiamo crederci – ha risposto il californiano – E’ una questione di entrare in ritmo e noi dobbiamo cercare di acquisirlo. I Warriors? Stagione magica la loro, ma ai playoff è un’altra cosa e noi sento che abbiamo tutte le carte per farcela: siamo una squadra ben combinata (che intanto ha perso per il resto della stagione Motiejunas), abbiamo un roster che vanta giocatori di lunga esperienza già campioni in passato che sanno cosa voglia dire calcare certi palcoscenici. Sono convinto che questa sia la migliore Houston che si sia mai presentata ai playoff dal mio arrivo. “
Prendete nota e archiviate le dichiarazioni, perché solo tra qualche tempo sarà possibile sapere se dietro la folta barba, oltre ad uno dei migliori cestisti della Lega Nba, si aggiri anche un portentoso veggente.