Ogni appassionato NBA che si rispetti, sa, o quantomeno immagina, che l'output del parquet, lo show, i duelli fra i giocatori più rappresentativi, sono frutto di programmazione manageriale a 360 gradi, oltre che del talento e della crescita dei singoli.
La scelta dei giocatori, in un'epoca in cui interi settori di scouting sono affidati allo studio dei profili e delle (advanced) stats, è di vitale importanza nell'economia di una franchigia.
Negli ultimi anni la questione tanking ha assunto contorni grotteschi, laddove alcune squadre non hanno interesse a migliorare più di tanto il proprio record di regular season, non potendo aspirare ai playoff nel breve periodo. Non è un caso che di recente abbia subito una battuta d'arresto la temuta riforma del draft (in breve, quel complicato sistema attraverso cui, dalle franchigie col peggior record in poi, post lottery, si acquisiscono i diritti dei giocatori sopra i 19 anni provenienti dal college e dai club di tutto il mondo).
Come è noto, agli americani piace inventarsi un ranking per tutto. Classificano le omelettes con bacon da quelle del bar sotto casa fino al pub più isolato del New Mexico. Non stupisce quindi che, nell’era del dominio del web, l’hype intorno ai prospetti che si affacciano tra i pro sia senza precedenti. Nonostante la diffusione delle informazioni sui giocatori abbia raggiunto tra gli scout livelli di semi-perfezione, risulta comunque fuori dal controllo delle possibilità umane prevedere, con assoluta certezza, se un giovane sarà un “bust” (italianizzando, un pacco) o diventerà, prima o poi, un all star.
A cinque mesi dal draft, mettiamo quindi un po’ d’ordine e presentiamo il quintetto ideale formato dai principali giovani seguiti dagli scout NBA. Più avanti, all’appropinquarsi della data fatidica, dedicheremo uno spazio esclusivo per ognuno di loro.
Jahlil Okafor, centro, Duke Blue Devils, freshman (Chicago, 15/12/1995).
È considerato la consensus first overall pick. Qualunque sia la franchigia che, a giugno, avrà l’onore di effettuare la prima chiamata assoluta al draft, il nome che il Commissioner Adam Silver dovrebbe pronunciare è quello del centro dei Duke Blue Devils. Okafor ha la taglia (2.11 per 122 kg) e il footwork del centro NBA, e pare destinato fin da subito ad essere una minaccia per qualunque avversario. Il suo gioco in post basso è tra i migliori, se non il migliore, tra quelli visti a livello collegiale negli ultimi anni. Deve migliorare la velocità di base, allargare il suo range di tiro adattandosi alle spaziature del piano di sopra, aumentare la concentrazione e l’approccio difensivo. Coach Krzyzewski ha in mano una double double machine dall’immenso potenziale, ma tutto ciò potrebbe non essere sufficiente a riportare il titolo collegiale a Durham. Intanto, Phil Jackson e i suoi New York Knicks, nonchè tutti gli altri tanking teams, sperano che, dalle palline magiche, esca fuori il nome della propria franchigia alla numero uno.
Karl Anthony Towns Jr, ala grande/centro, Kentucky Wild Cats, freshman ( New Jersey, 15/11/1995).
Il lungo di origine dominicana (2.13 per 113 kg) dei Wildcats è stata baciato da un talento cestistico pari, se non superiore, a quello del più quotato Okafor. Ciò che lo frena a livello di stats è il non essere il go to guy in una squadra tra le più forti della storia del College basket. Kentucky è attualmente l’unica imbattuta stagionale (24-0) e le rotazioni non stanno premiando più di tanto i freshman. In particolare Towns Jr, dopo un buon inizio, si è un po’ perso nella profondità del roster di Coach Calipari. Controllo del corpo in corsa, ampio range di tiro, discreto atletismo e piedi da ottimo difensore dovrebbero garantirgli una chiamata fra le prime 5 il prossimo giugno. “Sky is the limit” per un ragazzo che farebbe comodo a parecchie franchigie in ricostruzione.
Stanley Johnson, ala piccola, Arizona Wildcats, freshman (Fullerton, California, 29/05/1996).
D’Angelo Russell, guardia, Ohio State Buckeyes, freshman (Louisville, Kentucky, 23/02/1996).
Nessun prospetto ha aumentato il numero di propri estimatori più di quanto abbia fatto la guardia dei Buckeyes in questi mesi. Passato quasi in sordina il suo reclutamento a Ohio State, sta invece dimostrando gara dopo gara di meritare una chiamata a livello di lottery. La taglia da two way guard (1.96 per 82kg), la clamorosa visione di gioco e le doti di eccellente passatore, la sua capacità di attaccare il ferro, ma anche di fare canestro grazie ad un jumper affidabile, hanno drizzato le antenne degli scout di mezza NBA. Non mi sorprenderebbe vederlo finire tra la terza e la quinta chiamata al draft.
Emmanuel Mudiay, guardia, free agent, freshman (Kinshasa, RD Congo, 05/03/1996).
Honorable mentions
In conclusione, il prossimo draft non sarà profondo come quello andato in scena nel 2014 e che, al di là dell’esplosione di Andrew Wiggins, si è rivelato una maledizione per diversi talenti col potenziale per sfondare tra i pro. Ma sarà comunque ricco di talento, soprattutto al primo giro. Chi saranno i prossimi fenomeni? Quali le steals? E chi scoppierà come una bolla di sapone sprecando il talento che Madre Natura gli ha squisitamente concesso? Lo scopriremo solo restando sintonizzati su queste stesse pagine…