L’ombelico della Eastern Conference è senza dubbio Atlanta, vera sorpresa della costa atlantica. Ai blocchi di partenza i Falchi della Georgia venivano proiettati ad un campionato all’insegna della tranquillità ed esente da squilli. Quasi sei mesi dopo, la situazione della franchigia, in cerca di un nuovo proprietario dopo la messa in vendita del club da parte di Bruce Levenson, è completamente diversa. Primato e miglior record di Est valso a coach Budenholzer, altra ciambella uscita con il buco dal centro di formazione Popovich, la convocazione come tecnico per l' All Star Game di New York a metà febbraio.
E’ vero, manca molto alla fine della regular season, basti pensare allo spartiacque dell’ ASG lontano quasi un mese. Ma la sensazione è che quello di Atlanta non sia il classico momento in cui tutto gira semplicemente meglio del previsto. I presupposti per un “ A good year “ infatti non mancano. Prova ne sono le idee di Budenholzer, penetrate con efficacia nell’ habitus tattico del team in modo graduale con il passare delle partite. L’allenatore, sin dal suo esordio nel 2013, come capo dello staff tecnico, è riuscito a mettere in pratica l’ Abc del suo mentore. Gli Hawks matano l’avversario mediante un impianto di gioco basato sul giro palla e su un collettivo motivato, nel quale ognuno sa cosa può dare alla causa. L’euforia dei tifosi è palpabile ma in nome del low profile, Atlanta continua a procedere a piccoli passi, tentando di sfuggire alla “popolarità” recentemente acquisita.
Kyle Korver è una degli artefici del sogno americano Hawks. Guardia inamovibile nel quintetto titolare, dotato di qualità balistiche fuori dalla norma, è la chiara dimostrazione che alla fine il lavoro paga sempre. A fare la differenza è la pazienza nel saper aspettare il momento opportuno. “ Personalmente mi sento di dire che in dodici anni di esperienza questo è il momento migliore ed il più divertente della mia carriera. – ha affermato nel corso dell'ultima puntata del programma radio “SVP & Russillo” di ESPN – Giochiamo molto bene, sappiamo cosa fare su entrambi i fronti di gioco e probabilmente siamo la migliore risposta a chi afferma che per andare avanti sia necessario avere Superstars nel roster. “
Parole che evidenziano soddisfazione e rivendicano un sentimento d’orgoglio per l’attuale periodo. Dichiarazioni mirate a smentire un falso mito, legate anche ad un’ immagine di responsabilità, dote non irrilevante per il tiratore di Lakewood, il più anziano nel roster dopo Elton Brand. Nella sua terza annata ad Atlanta, Korver viaggia con numeri spaventosi: 51. 8 % dal campo, 53. 5 % al tiro dall’arco ed oltre il 91 % dalla lunetta. Dati in costante crescita che brillano se paragonati ai già entusiasmanti del 2014, quando riuscì ad entrare nella storia dell’ Nba grazie ad una serie di 127 partite consecutive (filotto iniziato proprio all'esordio con gli Hawks nel 2012) con almeno una tripla a referto: “ E' stato bello finché è durata. – disse l'atleta nella serata in cui si interruppe la striscia - Un giorno ci ripenserò e ne sarò orgoglioso. "
In attesa di nuove prove con cui poter lasciare il segno, l’ex Philadelphia ha quasi indirettamente lanciato un guanto di sfida allo Steve Kerr versione cestista. L’ultimo a chiudere una season sfondando il tetto del 50 % dal parquet e dall’arco ed il 90 % dai tiri liberi. Era il 1996 ed il tecnico dei Warriors attuali dominatori ad Ovest, festeggiava con la canotta dei Bulls il primo anello della sua carriera. La storia è fatta di corsi e ricorsi storici afferma il filosofo Giambattista Vico. Chissà se la biblioteca più vicina a casa Korver possieda qualche copia de “ La Scienza Nuova “…