PREVIOUSLY ON VAVEL - Siamo nel 1970, Cleveland, Ohio. Tramite un sondaggio condotto dal Cleveland Plain-Dealer, viene chiesto ai fan di scegliere il nuovo nickname ufficiale della franchigia. Tra i soprannnomi arrivati fino alla fase finale vi sono quelli di Jays, Foresters, Towers, Presidents e, ovviamente, Cavaliers. Il nomignolo di Presidenti, forse il più intrigante, derivava dal fatto che, sino a quel momento, l'Ohio era uno degli stati nel quale erano nati più presidenti nella storia, ben sette, secondi solo alla Virginia. Fu tuttavia Jerry Tomko a convincere i fan riguardo la scelta dei Cavaliers, spiegando come ogni atleta che avesse indossato la canotta della franchigia dell'Ohio, avrebbe rappresentato "un gruppo di uomini che non conoscono la paura, uomini il cui stile di vita è quello di non arrendersi mai, indipendentemente dalle possibilità di vittoria". Sotto la guida di Bill Fitch, la prima storica annata dei Cavalieri non fu quello che si può definire un trionfo: 15 vittorie, 67 sconfitte. L'ultimo posto coincise, tuttavia, con la prima chiamata al Draft l'estate seguente, la prima di una lunga serie. Da Notre Dame viene tesserato il prospetto Austin Carr, il quale tuttavia si distrusse una gamba appena arrivato e non calpestò praticamente mai il parquet di gioco.
Sixth time is the charm - Dopo le prime cinque stagioni alquanto deludenti, i Cavaliers riescono a centrare per la prima volta nella loro storia i Playoff nell'annata '75-'76, vincendo il titolo della Central Division. Bill Fitch si prese la sua rivincita e venne nominato Coach of the Year. Al primo turno gli uomini di Fitch strapparono Game 7 a Washington (allora soprannominati "Bullets"), in una serie che sarà ricordata come "The miracle of Richfield" per le molteplici vittorie allo scadere con tiri pazzeschi, come quello dell'87-85 finale di Gara 7 messo a segno a 4 secondi dalla fine da Snyder. I sogni di gloria si esaurirono alle Finali di Conference, vinte dai Boston Celtics.
Stepien's Era - Nei primi anni '80 salì alla presidenza tale Ted Stepien, il quale sarà ricordato soltanto per una particolarità: si era specializzato nel gettare al vento le first round pick al Draft, concludendo puntualmente accordi - per così dire - alquanto grotteschi.
Questo atteggiamento indusse l'NBA a stipulare una nuova regola, la quale proebisce di vendere le scelte del primo giro per due anni consecutivi. La legge prenderà il nome di "Ted Stepien Rule". Non è finita, il presidentissimo dei Cavaliers decise anche di introdurre una danza polka da battaglia da performare il giorno delle partite. Il punto più alto dell'Era Stepien viene raggiunto nella stagione '82-'83, quando Cleveland registrò la seconda peggior striscia di sconfitte consecutive nella storia di questo sport, ben 24. Dopo la brillante e rivoluzionaria idea di far giocare la squadra non solo a Cleveland, bensì in giro per l'Ohio, i fan si scagliarono letteralmente contro il singolare presidente, il quale decise di compiere l'ultimo atto della sua insana gestione: minacciare di trasferire la franchigia a Toronto, con nickname di Towers. I fratelli Gunds presero in mano le sorti della società, tuttavia senza trarne benefici fino al 1986 quando, grazie alle acquisizioni di Daugherty, Harper, Rice e Nance, Cleveland partecipò ai Playoff in ben otto delle successive nove edizioni, sotto la guida del coach Lenny Wilkens.
Why always me? - 1989, first round Playoff. In una serie al meglio delle cinque, i Cavs riescono a strappare Game 4 all'overtime a niente di meno che i Bulls di un certo Michael, portando Game 5 nella The Land.
Tre secondi alla sirena dello scadere: layup vincente, Cleveland avanti di uno, timeout Bulls. Guess what? Palla a Jordan, solo rete. Quello che verrà poi ricordato come "The Shot" è solo uno dei primi sigilli che renderanno MJ il più grande di sempre, rendendo la serie una delle più belle di sempre nella NBA. La storia si ripete un anno dopo, quando alle Finali di Conference, i Bulls eliminano i Cavs in sei gare. Da quel momento, fino al nuovo millennio, la franchiga visse un periodo di assoluto declino. Poi la luce. New York, Manhattan, 26 giugno 2003. "The Cleveland Cavaliers selects with the one overall pick LeBron James".
DOVE CI SIAMO LASCIATI - Dopo la biblica decaduta derivata dalla Decision di LeBron James, i Cavs si contraddistinguono nella Lega come una delle peggiori compagini esistenti. Tuttavia la fortuna è sempre dalla loro parte e per ben due volte in tre anni i wine and gold centrano la prima scelta assoluta al Draft. Kyrie Irving nel 2011, Anthony Bennett nel 2013. Se il primo fa intravedere sprazzi di potenziale assoluto evidentemente limitato da una squadra non alla sua altezza, il secondo si rende protagonista di una stagione da nascondersi dietro i cespugli: 4,2 punti, 3 rimbalzi e 0,3 assist di media. I Cavs chiudono decimi ad East, a "sole" 5 GB dall'ultimo spot Playoff, con un record di vittorie del 40%, il ventiduesimo in tutta la Lega. Dunque male ma non così male, specialmente se comparato al 18% fatto registrare dai Bucks. Chiamatela sorte, destino, volontà dall'alto, sta di fatto che la franchigia dell'Ohio, con il solo 1,7% di probabilità totale, viene pescata ancora come prima alla lottery 2014. In quello che viene definito come il migliore Draft degli ultimi dieci anni, la scelta ricade sul canadese Andrew Wiggins.
JUST A KID FROM AKRON, OHIO - Venerdì 11 luglio, ore 11 americane, all over. Come un fulmine a ciel sereno Sport Illustrated pubblica sul proprio sito ufficiale l'annuncio del ritorno a casa di LeBron James. L'articolo, scrtto dalla giornalista Lee Jenkins ed intitolato "I'm Coming Home", è una vera e propria lettera strappalacrime a cuore aperto scritta in persona dal Prescelto, nella quale ringrazia i Miami Heat per gli anni vissuti assieme ed i titoli conquistati, comunicando tuttavia al mondo che la sua missione di vita sarà quella di portare nel North East Ohio il primo anello nella sua storia. Le conseguenze di quello che può essere definito come uno degli annunci sportivi più eclatanti della storia, sono cataclismiche sotto tutti i punti di vista: mediatico, umano, sportivo, economico.
David Blatt, neo allenatore fortemente voluto dall'owner Dan GIlbert , strappato alla corte del Maccabi Tel Aviv dopo aver conquistato Eurolega e relativo titolo di Coach of the Year in Europa, vede drasticamente cambiare le suee prospettive presenti e future nel giro di un batter d'occhio. Così come era stato per gli Heat negli ultimi quattro anni, l'acquisizione di una superstar come James nel proprio roster provoca una reazione a catena piuttosto singolare, per la quale i migliori giocatori della Lega diventano disposti a ridursi lo stipendio pur di poter giocare con lui. Cleveland, la quale aveva oltretutto a disposizione una grandissima parte del proprio salary cap, si trasforma dunque da ranocchio a principessa del mercato. Le prime mosse sono quelle di ingaggiare alteti che innalzassero il livello di esperienza nel team. James Jones, Mike Miller, Shawn Marion aprono le danze, in attesa dell'ultimo fuoco d'artificio di un'estate da sogno: Kevin Love. Il gigante californiano proveniente dai Minnesota Timberwolves, viene scambiato per Andrew Wiggins ed Anthony Bennett, andando a comporre così uno dei Big Three più interessanti della NBA assieme a James ed Irving.
EVERYBODY GET UP IS TIME TO SLAM NOW - Come recita il celebre testo della colonna sonora di Space Jam, il quintetto a disposizione di David Blatt promette spettacolo da ogni angolo. Kyrie Irving e Dion Waiters comporranno uno dei più giovani e prospettici backcourt della Lega, LeBron James tornerà a ricoprire interamente il ruolo di small forward, lasciando il lavoro sporco allle robuste spalle di Kevin Love come quattro ed Anderson Varejao come centro.
Grazie all'oculato operato della società in fase di mercato, il roster può vantare una discreta panchina, pronta a ricoprire tutti i ruoli. Oltre ai già citati acquisti Jones, Miller e Marion, viene promosso a play di riserva Matthew Dellavedova, autore di un ottimo mondiale disputato in Spagna con l'Australia. Tra i big men Tristan Thompson spartirà quasi equamente il minutaggio con Varejao. A completare numericamente il roster ci saranno A.J. Price, il rookie Joe Harris ed il veteran Brendan Haywood, assieme a Kirk ed Amundson firmati per il training camp.
ALL EYES ON US - In un contesto nel quale è quasi banale definire LeBron James come uomo franchigia, la pressione si sposterà maggiormente sulle altre due stelle della squadra: Kevin Love e Kyrie Irving. Quest'ultimo, dopo il mondiale in Spagna chiuso da protagonista assoluto con medaglia d'oro al collo e titolo di Mvp sotto il braccio, è forse l'elemento che, più di tutti, farà pendere l'ago della bilancia dalla parte dei Cavs. Uncle Drew dovrà essere bravo a cambiare la propria mentalità nell'affrontare una gara, capendo che ogni suo possesso e tocco di palla avrà come aspettativa quello di andare in porto in maniera vincente, soprattutto nelle partite chiave la prossima primavera. Se da una parte questo è certo un compito più che probante, è altrettanto vero che la classe e la personalità di questo giocatore fanno pensare, con una certa tranquillità, che nei momenti clutch il ragazzo non mancherà sicuramente di stupire.
Svegliarsi ed essere Coach Blatt - Cosa si deve provare ad aprire lentamente le palpebre la mattina ed essere David Blatt? Nonostante l'attenzione mediatica e sportiva si incentri sempre molto sui giocatori piuttosto che sull'allenatore, il neo Campione d'Europa dovrà fare i salti mortali forse più di tutti, infondendo la sua mentalità vincente ad un gruppo potenzialmente devastante ma inesperto. Sbarcato nella NBA con un'etichetta ben precisa, ovvero quella di sfruttare l'occasione della vita dopo i miracoli svolti negli ultimi anni in Europa, l'ex Maccabi si ritrova a dover affrontare discorsi su di un possibile fallimento in caso di mancata conquista dell'anello al termine della stagione. Senza cadere nella blasfemia, così come ha puntualmente sottoscritto LeBron James con maturità e razionalità nella sua lettera di ritorno a Cleveland, il percorso per arrivare fino in fondo è davvero molto lungo e potrebbe richiedere degli anni. Il fatto di ritrovarsi una stella come James nel prime della sua carriera, con due anelli al dito e quattro finali consecutive non può che giovare, ma bisogna sottolineare che il prossimo aprile, sia Irving che Love, calcheranno per la prima volta nella loro carriera il parquet in una gara di post-season. Il roster che ha alzato al cielo l'Eurolega nella passata stagione, rappresenta in tutto e per tutto il credo cestistico di Blatt: difesa ed attributi. Con la nazionale russa prima (portata alla vitttoria degli Europei ed al bronzo alle Olimpiadi) e con il Maccabi poi, senza dimenticare lo Scudetto conquistato a Treviso, il nativo di Louisville ha saputo dimostrare una grandissima adattabilità ai propri giocatori. Basti pensare al Maccabi portato sul tetto d'Europa, composto da gente esperta ma non esplosiva come Blu e Hickmann, dall'impredivibilità di RIce e dall'anomalia fisica di Schortsanitis. Tutti, in un modo o nell'altro, al centro del progetto di squadra e messi nelle condizioni di rendere al proprio massimo in carriera, indipendentemente dall'avversario che si andava ad incontrare. Per maggiori informazioni chiamare a casa Florentino Perez.
BRACE YOURSELF - Cercare di dare una definizione, una catalogazione, un'impronta a questa squadra è probabilmente tanto difficile quanto inutile. La franchigia capitanata da Dan Gilbert e portata in alto grazie al gran lavoro del general manager David Griffin, è composta da un mix apparentemente ideale di giovani esplosivi dal potenziale sconosciuto, da futuri Hall of Famer e da veterani guerrieri di mille battaglie. In un campionato meno sorprendente come è sempre quello ad East, i Cavs si impongono fin da subito come una delle contender per le Finali di Conference. Finals che mancano dal 2009 e che sono state conquistate una volta sola nella storia della franchigia nel lontano 2007 contro i Detroit Pistons, per poi perdere l'anello contro gli Spurs.
La pre-season appena conclusasi con uno score di 5 vittorie e 2 sconfitte, ha messo in mostra già ottimi risultati soprattutto per quanto concerne le seconde linee e la panchina. Dion Waiters e Anderson Varejao sugli scudi, consci di quanto possano far male agendo sotto il radar degli avversari, i quali si danneranno l'anima per limitare il BIg Three. I rivali più accreditati sono sicuramente i Chicago Bulls di Derrick Rose, Noah e Pau Gasol, contro i quali è già andato in scena un primo big match la scorsa settimana, vinto con autorità dagli uomini di Blatt, grazie ad uno straripante Kyrie Irving.
Washington ed Indiana rimangono forse le altre indiziate a dare fastidio al vertice. Tuttavia, la cornice che potrebbe davvero far sognare i tifosi in tutto il mondo è la sfida che metterebbe di fronte LeBron James ed i Miami Heat alle Finali di Conference, in una sfida contornata da con così tanti retroscena ed emozioni, che per raccontare tutto si dovrebbe forse iniziare fin da subito.