La situazione- Da oggi se andate a cercare sul vocabolario dei sinonimi sotto la voce "spremere", troverete scritto il nome di Adam Silver. Il nuovo Commissioner ha appena siglato un rinnovo di contratto con gli storici partner di Tnt ed Espn, includendo questa volta anche la Walt Disney Company e la Turner Broadcasting System. L'accordo entrerà in vigore dalla stagione 2016/2017 e porterà nelle casse della Lega la bellezza di 24 miliardi di dollari fino al termine della stagione 2024/2025.
Ted Leonsis, il proprietario dei Washington Wizards, presente assieme a Silver alla conferenza stampa sull'argomento, ha dichiarto che "nella storia non c'è mai stato un momento migliore di questo per essere un presidente nella Nba". Grazie al nuovo faraonico accordo infatti, ogni franchigia aumenterà i propri ricavi del 180%, di cui la maggior parte sarà investita sulla parte sportiva.
Le conseguenze- In un mondo di business come quello Nba, era ovvio aspettarsi ripercussioni più che immediate derivanti da un accordo simile. Il primo ad alzare la voce è stato Deron Williams, ovvero il presidente e portavoce dell'associazione giocatori Nba, il quale ha inserito immediatamente la quinta ipotizzando (minacciando) un nuovo lockout come quello successo nell'autunno 2011. "Allora i presidenti ci dissero che stavano perdendo troppi soldi, noi non arrivammo preparati e facemmo troppe rinunce. Dopo questi accordi nessuno potrà più parlare di soldi e noi vogliamo la nostra fetta. Nel 2016 ci faremo trovare pronti, mi immagino un nuovo lockout". Dello stesso avviso e tono è LeBron James, il quale parla di "poca credibilità da parte dei presidenti. Ci sono società che vengono vendute per 2 miliardi (Clippers), nessuno potrà dirci che i presidenti non guadagnano soldi".
Cosa cambia?- Entriamo nel dettaglio di quanto, realmente, questo nuovo accordo sposta radicalmente gli equilibri sul monte salariale delle franchige. In questo momento, fino al termine del 2015/2016, il salary tax (escluse trade exceptions e altre stranezze dei regolamenti) ha un tetto massimo di poco più di 63 milioni di dollari. Grazie alla valanga di soldi che entreranno nelle casse dell'Nba fra due anni, il tetto massimo potrebbe incrementarsi di quasi un terzo, andando a sfiorare i 90 milioni di dollari. Questo comporta un cambiamento dei contratti basici: i giocatori che militano nella lega da almeno 7 anni potranno iniziare la propria negoziazione coi club da una base di 4 milioni in più. Nel caso dei veterani (vedi LeBron James e compagnia bella) presenti nella Lega da almeno 10 anni, i milioni saranno più di 6. Questo significa che alcune società avranno la possibilità (o saranno costrette) di offrire un massimo salariale che supera i 30 milioni annui.
I possibili scenari- Tutti i più grandi giocatori della Lega come James, Durant, Love, Aldrige ed a catena tutti gli altri, hanno firmato accordi in scadenza proprio nel 2016, così da andare a firmare nuovi accordi fra due anni. Provando a stilare una previsione, Kevin Durant potrebbe chiedere ai Thunder un prolungamento da più di 160 milioni di dollari per 5 anni (mentre qualsiasi altra squadra potrebbe arrivare fino ad un quadriennale da 110/120). LeBron James, dall'alto dei suoi 12-13 anni di esperienza, potrebbe firmare un quinquiennale da 190 milioni di dollari con i Cavaliers. Cifre da capogiro per una Lega che naviga letteralmente su di un mare d'oro. Le ipotesi più disparate parlano anche di un'abolizione totale del massimo salariale, ma a quel punto le ripercussioni potrebbero diventare catastrofiche. Se da una parte è vero che le società non avrebbero più parametri fissi con cui pagare ogni tipologia di giocatore, dall'altra l'offerta di ingaggio "libera" potrebbe scatenare aste fuori dal comune pur di accaparrarsi le prestazioni di un'atleta. Una qualsiasi società di Nba, con un fatturato di miliardi di dollari, potrebbe arrivare ad offrire anche 100 milioni di dollari in un anno per le prestazioni di un LeBron James o di un Kevin Durant.