Continua il nostro viaggio nella Lega più spettacolare del mondo. I Playoff seguono il loro corso, regalando sempre spettacolo e grandi emozioni. Quattro squadre sono rimaste a contendersi l'anello, ma diamo uno sguardo alle ultime escluse, analizzando anche gli eventi principali di questi ultimi giorni.

BROOKLYN NETS

Quando l’esperienza e la saggezza degli uomini del parquet acquisita in tanti anni di battaglie non bastano, può arrivare anche un’ eliminazione scottante e che non ammette repliche. E’ accaduto ai Brooklyn Nets, demoliti nel giro di 5 partite dai famelici Miami Heat. Per gli appassionati ed esperti di basket il loro addio al prestigioso tabellone maturato per mano dei campioni in carica del torneo, non è stata una grossa sorpresa. Sulla carta gli uomini di Spoelstra partivano certamente da favoriti, la stessa sulla quale ad inizio stagione, Brooklyn si candidava senza troppi giri di parole alla vittoria dell’anello. L’arrivo di forze fresche e di cestisti di spessore aveva indotto la dirigenza a puntare subito in alto, riponendo nel dimenticatoio, gli inevitabili fattori che servono ad una squadra per cercare di conquistare un titolo di questa portata. Sono vitali infatti: la chimica, l’armonia ed una collaudata affinità sul campo per riuscire ad arrivare su vette di tutto rispetto. Elementi imprescindibili per un gruppo, che si acquisiscono con il passare delle partite e con pazienza: quella che solo chi ha a cuore un progetto alla quale crede ciecamente può possedere. La fame di vittoria e la brama di successo, mascherata da un monte ingaggi da capogiro conseguenza dell’approdo di stelle con la s maiuscola, ha offuscato la prima parte della stagione di Brooklyn. Una squadra guidata da un head-coach alla sua prima esperienza assoluta, ma capace di raddrizzare le sorti della stagione nel momento più delicato della season. Con il grave infortunio di Brook Lopez, la sensazione è che il campionato dei Nets fosse destinato ad un finale ancora più penoso di quanto già sembrava scritto. Ed invece Kidd ha trovato il coraggio per fare le scelte giuste e con l’ausilio di quella sacrosanta intesa tra i suoi ragazzi, cresciuta nel corso del tempo, è riuscito a condurre i bianconeri nella fase calda della stagione. Per quanto fatto vedere a livello di gioco e di risultati nella seconda parte del 2013, l’aver raggiunto la post-season ha lo stesso valore del vincere il titolo, arrivare in semifinale di Conference, dove Brooklyn non arrivava dai tempi dei New Jersey Nets (2006/07) rende poi ancora meglio l’idea della crescita verticale di cui il gruppo si è reso protagonista. Il 4-1 dunque, inflitto da Miami ha chiuso la stagione dei newyorkesi lasciando così i vertici alti della società davanti ad una serie di riflessioni e dubbi dal quale ripartire il prossimo anno, primi su tutti in merito all’efficacia dell’ attuale programma. Da chiarire inoltre le dinamiche del mercato con: Pierce prossimo costless agent e pronto a valutare un’ eventuale (clamorosa) offerta di Boston, Garnett in scadenza nel 2015 ma indeciso se ritirarsi o meno e con il fardello Deron Williams, trasformatosi da cestista di avvenenti speranze a vero e proprio oggetto misterioso (media punti di 14.3 nel 2014, 18.9 nel 2013, 21.0 nel 2012).

DETROIT PISTONS

Il primo colpo in ambito panchina Nba, lo hanno messo a segno i Detroit Pistons. La squadra rossoblu ha infatti scelto il suo nuovo uomo guida: Stan Van Gundy. L’ex tecnico degli Orlando Magic, torna così a sedere su una panchina della Lega dopo due anni sabatici. Quella di Van Gundy sarà una figura di primo piano all’interno della franchigia del Mitchigan: non solo allenatore, ma anche presidente delle operazioni legate al basket, poltrona da poco lasciata libera da Joe Dumars. L’accordo tra le parti ha durata quinquennale ed è stato trovato sulla base economica di circa 35 milioni di dollari complessivi. “ E’ un’ occasione che non potevo lasciarmi sfuggire , sono onorato della chiamata di Gores (il numero uno della team 3 volte campione Nba) per cercare di trasformare questa squadra in un team da titolo“- ha commentato entusiasta l’allenatore nativo di Indio, dopo la notizia del matrimonio sportivo. Il sogno della squadra della Motor City è quello di poter finalmente tornate nei palcoscenici Nba che contano, dopo una stagione, come quella appena trascorsa, iniziata con le migliori intenzioni, con l’arrivo di alcune pedine potenzialmente valide, e conclusasi con un deprecabile 29-53 condito dall’esonero di Mo Cheeks, è tanta la voglia della dirigenza Pistons di resettare il tutto, facendo naturalmente esperienza degli errori commessi nell’ultima annata e ripartire con pieno entusiasmo. Quella di Van Gundy, non sarà di certo una missione facile. Il suo arrivo è comunque una man dal cielo per tutti i cestisti di Detroit che hanno trovato nella recente annata pochissimo spazio sul parquet, uno su tutti: Gigi Datome che ha già tessuto le lodi del suo nuovo allenatore. “ Felice che la scelta di un nuovo allenatore sia stata fatta subito – ha dichiarato l’ azzurro come riportato da Gazzetta.it – La lunghezza del contratto sta a significare l’intenzione di entrambi di voler andare lontano con un piano a lungo termine. “

GOLDEN STATE WARRIORS

Terminata l’avventura con Mark Jackson, i Golden State Warriors hanno quasi subito scovato il profilo dell’uomo giusto per inaugurare il nuovo corso della franchigia: Steve Kerr. Il pupillo di Phil Jackson ha infatti “abbandonato” il tavolo delle trattative istaurate con il team nella quale lavora il suo mentore a favore della squadra di Oakland, capace di presentare un progetto più affine alle richieste dell’ ex giocatore di Chicago e San Antonio. L’ardua avventura da head-coach di Kerr inizierà così in California, con buona pace di Coach Zen che come nel più classico dei psicodrammi amorosi ha visto la sua promessa sposa fuggire dall’altare. “ Phil Jackson mi ha dato la sua benedizione quando gli ho detto che avevo quest’altra offerta – ha ammesso Kerr - Mi ha detto di fare quello che ritenevo più giusto per me. Andare ai Warriors mi è sembrata la scelta giusta sotto tanti punti di vista, hanno soprattutto un team talentuoso e giovane “. – ha infine affermato l’ex commentatore sportivo. Sulla preferenza di firmare un quinquennale da 25 milioni di dollari complessivi con i gialloblu, hanno probabilmente pesato anche le pretese delle rispettive franchigie in vista del futuro. Anche se Golden State ha deciso di licenziare Jackson dopo due piazzamenti playoff in tre anni di gestione ed un record stagionale di 51-31, gli obiettivi della franchigia di Joe Lacob saranno sicuramente meno pretenziosi rispetto a quelli dei Knicks. A tutto ciò va aggiunta l’ alta pressione mediatica alla quale sarebbe andato incontro il cinque volte da giocatore campione Nba. L’enorme talento e la frizzantezza dei Warriors saranno sicuramente due proprietà fondamentali sul quale Kerr potrà lavorare e fare leva per arrivare ai traguardi richiesti dai vertici alti gialloblu. Quest’anno l’imperativo era arrivare tra le prime quattro di Ovest, con il nuovo arrivato, Bob Myers abbasserà il tiro?

LOS ANGELES CLIPPERS

Una stagione con tutti i presupposti per poter arrivare lì in alto, in quelle posizioni che sognano in tanti, ma che possono permettersi in pochi. I Clippers sembravano avere in dotazione tutto quell’ equipaggiamento dal quale non si può prescindere se si vuole giungere più lontano possibili. C’era un Chris Paul sempre più leader, un Blake Griffin sempre meno Mister Dunk, cresciuto nelle sue qualità da passatore ed un Jamal Crawford eletto miglior sesto uomo dell’anno. Senza poi dimenticare la competenza e la preparazione di Doc Rivers e la voglia di regalarsi un prezioso riconoscimento, proprio nel peggior anno, numeri alla mano, dei cugini Lakers. C’era questo e molta altra attrezzatura nel virtuale zaino che la squadra di Los Angeles ha messo in spalla per attraversare la scalata playoff. Non sempre però tutto questo basta: a volte un chiodo messo male o dei cordini poco resistenti possono rivelarsi fatali per regalare la goduta della visuale dall’alto al diretto avversario. Quell’ antagonista nell’avventura dei Clippers si chiamava Oklahoma City Thunder. Il duello con la banda del MVP della regular season è stato tra i più elettrici e combattuti di queste ultime edizioni. Per gli esperti del mestiere una sorta di finale di Conference anticipata nella quale a prevalere è stata la squadra capace di ragionare con maggiore freddezza nelle fasi critiche della gara, sfruttando al meglio la propria fame di successo. Nella magnifica serie terminata 4-2 a favore degli uomini di Scott Brooks, non sono mancate le polemiche all’indirizzo degli arbitri rei colpevoli, per qualcuno, Rivers compreso, di aver favorito i Thunder nelle ultime due gare. Sul cielo della squadra di Los Angeles impegnata nell’ arrampicata si è poi improvvisamente manifestata la presenza di nubi minacciose che promettevano burrasca ed un susseguente clima non proprio ideale se ci si trova all’opera in certi contesti. Le nuvole, ancora non in grado di diradarsi, sono figlie della perturbazione Donald Sterling, che con le sue dichiarazioni razziste non ha fatto che complicare notevolmente la campagna di successo dei suoi uomini. Attraverso un’ intervista esclusiva alla CNN, il patron della squadra ha voluto vuotare il sacco e difendersi dalle accuse che gli sono piovute addosso. “ Non sono razzista, ho commesso un terribile errore e sono qui per scusarmi, sono qui per chiedere perdono, ho deciso di parlare solo ora perchè sto vivendo una situazione difficilissima, sono un uomo emotivamente a pezzi che non sa come risolvere la faccenda. E’ stato terribile e non lo rifarò mai più “ Questo il succo della prima parte del confronto con l'intervistatore, alla quale si aggiungono in successione dichiarazioni imbarazzanti che entrano logicamente in contrasto con le battute appena esposte. Il facoltoso uomo d’affari punta il dito contro Magic Johnson l’uomo preso di mira nelle famose intercettazioni e che Sterling aveva proibito alla sua compagna di frequentare. " Dovrebbe vergognarsi di essersi beccato l'Aids, (quando in realtà l’ex Lakers non era malato di AIDS ma sieropositivo al virus Hiv) che tipo di persona è uno che va in giro ovunque e fa sesso con ogni ragazza che incontra e si becca l'Hiv? " Parole velenose che hanno reso la posizione del proprietario dei Clippers ancora più traballante in materia di difesa della sua proprietà del club. Nel frattempo il processo per la sua totale estromissione dal mondo Nba continuare a maturare tappe. In un comunicato diramato dall’ Nba, la Federazione ha fatto sapere che secondo quanto affermato dalla costituzione della Lega, Sterling avrà tempo fino al 27 maggio per rispondere delle accuse che gravano nei suoi confronti ed avrà inoltre diritto di spiegare le sue ragioni all’assemblea dei proprietari attraverso un incontro fissato il giorno 3 giugno, accontentando in parte le richieste del suo avvocato Blecher che in una lettera inviata ai vertici federali evidenziava come non vi fosse stata da parte del suo assistito nè la violazione di alcun articolo del regolamento interno, nè la concessione nei suoi riguardi di un giusto processo. L’esito di questo iter appare comunque già deciso, Sterling sembra sempre più lontano dalla conferma al timone della sua squadra.

PORTLAND TRAIL BLAZERS

La palma di squadra rivelazione dei playoff di questa stagione va senz’altro ai Portland Trail Blazers. Il team dell’Oregon ha coronato la splendida regular season con un 54-28. Un rollino di marcia di livello, andato ad eguagliare la stagione 2008/09, nella quale i Blazers di McMillan si fermarono al primo turno dei playoff per merito degli Houston Rockets, battuti al turno successivo dai Los Angeles Lakers prossimi al titolo. Quanto però mostrato da Portland nel complesso di questa stagione è stato ancora più straordinario proprio perché ad un esaltante percorso nel corso del campionato si è congiunto un cammino post-season prezioso quanto adrenalinico. La squadra affidata a Terry Stotts è arrivata in punta di piedi nella fase che conta. Subito davanti ancora il gigante Houston, per certi versi a lei simile, soprattutto per la grande produzione offensiva manovrata dal duo Harden-Howard. Ebbene quasi come nel duello tra Davide e Golia, Portland è riuscita a piegare i texani, grazie ad un lavoro di squadra magistrale, così come il colpo di grazia, il buzzer beater arrivato in gara 6 e firmato Damian Lillard. Una tripla pesante quella del ragazzo di Oakland quasi 14 chili, lo stesso numero di anni da cui i Blazers non superavano la prima serie. Discorso diverso in semi-finale, nella quale Aldridge e co. hanno dovuto fare i conti con un’ altra texana ancora più ostica, quei San Antonio Spurs detentori del record stagionale e sempre presenti nelle ultime 17 edizioni dei playoff. Dati impressionanti che lasciavano già ben poche speranze di successo agli uomini di Stotts. Questa volta nessun colpo di intelletto preparato dalla panchina è riuscito ad arginare il fiume texano degli Speroni. La serie si è conclusa con un 4-1 che ha messo in luce tutte i limiti del team di Paul Allen, troppo giovane ed inesperto per poter cercare di prevalere sui vicecampioni del torneo. Nonostante la cocente eliminazione la stagione della franchigia resta assolutamente positiva. Tutta l’organizzazione è rimasta soddisfatta dell’ annata nella quale i PO apparivano più un sogno che un obiettivo vero e proprio. Anche per questo motivo la società ha deciso di rinnovare la fiducia al tecnico Stotts, attraverso un accordo triennale. “ Terry ha fatto un lavoro fantastico nei suoi primi due anni con noi, e questo rinnovo testimonia la fiducia che abbiamo nei suoi confronti e la nostra volontà nel voler diventare un esempio di stabilità “ - ha spiegato il g.m. Neil Olshey- parlando dell’iniziativa presa dal club. “ Sono orgoglioso di essere il tecnico di questa squadra – ha invece confessato l’allenatore ex Milwaukee Bucks - Quando sono arrivato nel 2012 abbiamo iniziato un percorso e messo le basi per il successo. Sono emozionato di scoprire cosa ci aspetterà nella prossima stagione. “