Robert Horry nasce a Harford County, Maryland, il 25 agosto 1970 e, dopo il divorzio dei genitori, si trasferisce con la madre Leila in Alabama, dove coltiva la sua passione per il basket, che lo porterà a giocare per il liceo della sua città. Nella sua stagione da senior alla Andalusia HS viene nominato High School player of the year dello stato. Le sue prestazioni gli valgono la chiamata dall’Università dell’Alabama, dove vince tre titoli della SEC Conference e realizza il record di stoppate della scuola (ben 282!). Durante la sua permanenza all’università è compagno di stanza di Latrell Sprewell, 4 volte All-Star nella NBA.
Dopo la sua ottima carriera universitaria viene scelto durante il Draft 1992, uno dei migliori della storia (viste le scelte di Shaquille O’Neal, Alonzo Mourning e del suo amico Sprewell), dagli Houston Rockets con la chiamata numero 11.
Gioca quattro anni a Houston, partendo titolare in quintetto in coppia con Hakeem Olajuwon, che tra l’altro a suo modo di vedere è il miglior centro con cui abbia mai giocato, e vince due titoli da protagonista, mettendo tiri decisivi e stabilendo due record individuali delle finali NBA: maggior numero di palle rubate (7) e maggior numero di triple realizzate in un quarto (5). Già con i Rockets Horry inizia a crearsi la nomina di clutch player, cioè di giocatore capace di decidere le partite in prossimità della sirena: nelle finali di Conference del 1995 contro gli Spurs ne dà un primo assaggio, mettendo la tripla della vittoria a 6,5 secondi dal termine di gara 1. Sempre durante i playoff del ’95, stavolta in finale contro i Magic, decide un’altra gara (la terza della serie finale) con una tripla al termine della partita.
Nonostante le grandi prestazioni effettuate viene scambiato con i Phoenix Suns insieme a Sam Cassell per Chucky Brown, Mark Bryant e Charles Barkley. A Phoenix le cose non vanno bene: durante il quarto periodo di una partita contro i Celtics Horry, in disaccordo con le scelte del coach Ainge, perde la calma e inizia a urlare contro l’allenatore, tirandogli anche un asciugamano in faccia; prende una multa di 40.000 dollari e fa le valigie: destinazione Los Angeles Lakers.
Arrivato ai Lakers ha sempre un buon minutaggio, anche se ricopre spesso il ruolo di sesto uomo; questo non gli impedisce di realizzare un altro record NBA: infatti in gara 2 delle semifinali di Western Conference del 1997 Horry stabilisce il record di maggior numero di triple segnate in una partita di playoff senza errori al tiro, facendo registrare un incredibile 7 su 7 dall’arco. Durante la stagione 1999-2000, quella del terzo titolo personale, è il cambio di A.C.Green. In gara 4 delle finali contro i Pacers è fondamentale con i suoi punti, 17 in 37 minuti sul parquet, nel guidare l’attacco dei Lakers, in difficoltà a causa dell’espulsione per falli di O’Neal, il miglior realizzatore della squadra.
Anche nella stagione successiva Horry parte dalla panchina; stavolta è il cambio di Horace Grant. Nelle finali contro i Philadelphia 76ers Horry è ancora una volta decisivo: in gara 3 realizza 12 dei suoi 15 punti totali nel quarto quarto, segnando la tripla decisiva a 47 secondi dalla fine.
La stagione 2001-2002 è quella del three-peat dei Lakers; Horry durante la regular season è il cambio di Samaki Walker, mentre ai playoff parte nel quintetto titolare della franchigia di Phil Jackson 14 volte su 19 partite, mantenendo medie di 9,3 punti e 8,1 rimbalzi a partita. In gara 3 dei playoff 2002 contro i Portland Trail Blazers Horry realizza un altro tiro decisivo: con i Lakers sotto di due all’ultima azione Bryant decide di penetrare in area contro Ruben Patterson e, trovandosi chiuso, scarica la palla verso Horry, che, nel frattempo, si era posizionato nell’angolo; Mr.Clutch riceve la palla, mette a posto i piedi e segna la tripla della vittoria.
In gara 4 delle finali di Conference contro i Sacramento Kings “Big Shot Rob”, come veniva chiamato a causa della sua propensione a mettere i tiri decisivi, tiene fede al suo soprannome realizzando il canestro più famoso della sua carriera: con i Lakers sotto 99 a 97 a 5 secondi dalla fine Bryant penetra nell’area dei Kings sbagliando il layup, nella lotta a rimbalzo O’Neal cattura il pallone e tenta l’appoggio, sbagliando anch’esso; a quel punto Divac, nel tentativo di liberare l’area, spazza via il pallone, che,tuttavia, finisce nelle mani di Horry, il quale senza pensarci effettua un tiro da tre che regala la vittoria sulla sirena ai Lakers.
Nel 2003, con la volontà di stare più vicino alla famiglia, Horry torna in Texas per giocare con gli Spurs di coach Popovich. Nel 2005 vince il suo sesto titolo e lo fa nel modo che più gli appartiene: gli Spurs stanno giocando le finali NBA contro i Detroit Pistons di Rasheed Wallace e la serie appare molto equilibrata; si arriva a gara 5 con due vittorie per entrambe le squadre. Durante i primi tre quarti Horry segna tre punti, nel quarto periodo e nell’overtime ne segna 18. Prima della partita il prodotto di Alabama aveva dichiarato, a proposito della pressione nel prendere gli ultimi tiri, che “ la pressione può spaccare i tubi o può costruire i diamanti, quindi tutto dipende dall’uso che se ne fa”. Horry in quella gara 5 costruisce diamanti. Spurs sotto di due a 9,4 secondi dalla fine della partita e rimessa affidata a Big Shot Rob, che pesca Ginobili in angolo. A quel punto Wallace decide di andare a raddoppiare l’argentino, che velocemente restituisce la palla a Horry, lasciato colpevolmente da solo oltre l’arco, che segna la tripla della vittoria, quella che da il vantaggio decisivo nella serie finale.
Nel 2007 arriva il settimo e ultimo anello contro i Cleveland Cavaliers di un giovane LeBron James. Con la conquista del settimo titolo stacca Michael Jordan, Scottie Pippen, Bob Cousy e Kareem Abdul-Jabbar nel numero di campionati vinti, classificandosi come settimo nella storia della NBA per vittorie finali, primo senza considerare i componenti dei Celtics anni ’60.
Horry chiude la sua carriera con la fama di giocatore più decisivo nei finali di partita nella storia della NBA e la cosa non sembra dispiacergli considerando cosa ne pensa a riguardo: “Clutch per me significa saper finire il lavoro; sono contento che la gente mi consideri un clutch-player, perché questo mi fa capire che sono riuscito sempre a fare il mio lavoro”.