La settimana dell'Nba appena trascorsa ha visto confermare l'andamento positivo per diversi team e giocatori, mentre altri continuano ad arrancare nelle sabbie mobili della mediocrità. Il "plus maximo" non può essere che lui, Mr Lebron.
Il numero 6 ha letteralmente trascinato i Miami Heat a vincere tre partite consecutive, in cui cha messo a referto 34 punti di media con percentuali al limite del surreale: 70% dal campo, 62.5% da 3. Certo, gli avversari non erano tra i più impegnativi, ma le prestazioni del "prescelto" non per questo possono essere sminuite. Nel match contro Dallas si è messo in luce anche Dwyane Wade con una gara da 17 punti, 8 rubate e 8 assist, che lo hanno reso il terzo giocatore nelle ultime 16 stagioni a mettere insieme statistiche del genere (gli altri due sono Doug Christie e Tim Hardaway).
Sulla costa ovest da sottolineare la settimana di Clippers e Blazers. La seconda squadra di L.A sulla carta (ma in questo momento la prima, senza dubbio). Blake Griffin è stato nominato miglior giocatore della settimana ad ovest, dopo una serie di 3 vittorie con Timberwolves,Thunders e Nets (interrotta proprio nella partite di questa notte contro Memphis). L'ala grande più atletica della lega ha collezionato 25.7 punti, 11.3 rimbalzi e 4.7 assist, ma il dato più eclatante per i losangeleni riguarda Chris Paul: il play da Wake Forest ha raggiunto Magic Johnson nel numero di doppie doppie in punti e assist ottenute nelle prime partite di stagione (11 consecutive), e la striscia è ancora aperta...
Portland è seconda dietro gli Spurs nella Western Conference ed è reduce da 7 vittorie di fila, che hanno portato il bilancio stagionale a 9-2 (miglior partenza dal 99). I leader della squadra sono senza dubbio Damien Lillard e Lamarcus Aldridge: il play, dopo un inizio di stagione non proprio eccellente, ha ritrovato lo smalto che lo aveva portato a vincere il premio di rookie of the year e una buona mano, e come sempre nei tempi supplementari entra in un'altra dimensione cestistica (3 su 3 contro Toronto e una clamorosa percentuale al tiro dell' 81%), Aldridge invece ormai è stabilmente tra le migliori ali grandi della lega e nelle ultime tre partite viaggia a 26.3 di media con 10.3 rimbalzi. Da non sottovalutare il contributo di Wes Matthews, sempre pronto a punire da fuori con percentuali eccellenti (52.6% al tiro pesante)
Nei plus vanno di sicuro anche i Bulls, che non saranno la squadra più bella da vedere, ma sono sempre terribilmente efficaci. La difesa della squadra di Thibodeau, soprattutto in casa, è davvero a livelli assoluti, e nelle ultime 5 partite giocate ha tenuto gli avversari sempre sotto gli 82 punti. Dal 2012 Chicago è 65 a 9 quando mantiene gli avversari sotto ai 90, e in più in questa settimana ha interrotto la striscia record dei sorprendenti Pacers di George ( tenuto a 3 su 14 dal campo) e Hibbert. Rose contro Indiana ha messo a bersaglio 6 triple, mostrando miglioramenti interessanti per il futuro.
Tra le prestazioni individuali più importanti, oltre a quelle segnalate finora, vanno incluse anche quelle di altri giocatori:
- Ryan Anderson, alla prima partita in campo dopo l'infortunio segna 26 punti e trascina i Pelicans alla vittoria contro Philadelphia.
- Dirk Novitzki, con una tripla segnata nella partita contro Washington ha scalcato "Mr Logo" Gerry West dal 15° posto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi.
- Kyrie Irving, che nonostante la maschera protettiva al volto che fa tanto Batman, nella partita contro Washington ha dato spettacolo, facendo segnare il suo career best.
- Jordan Hill, tramutatosi nelle ultime partite in un giocatore devastante sotto canestro, nella partita vinta dai Lakers contro Detroit ha fatto segnare le sue migliori prestazioni in carriera per punti e rimbalzi (rispettivamente 24 e 17). Che sia finalmente esploso?
- Kevin Durant, la solita macchina segnapunti. Ma la cosa fondamentale è la dimensione a 360 gradi che sta acquisendo un po' alla volta, come dimostra la prestazione contro Denver della scorsa nottata, in cui ha messo a referto 8 rimbalzi e 6 assist, oltre ai quasi canonici 30 e più punti (38 in questo caso)
Nei minus ormai sono ospiti fissi Brooklyn Nets, New York Knicks e Detroit Pistons.
La squadra guidata da Jason Kidd non sembra pronta a lottare per alti obiettivi, come si pensava prima dell'inizio di questa stagione. Gli infortuni di Deron Williams e Brook Lopez non hanno di certo semplificato le cose, e l'età di Pierce e Garnett è quella che è. Livingston sta mostrando lampi del giocatore che poteva diventare, ma senza gli uomini più importanti non si va da nessuna parte. Lo stesso Kidd è in discussione: se le cose continuano su questa falsariga, a Prokhorov toccherà comprare presto le fedi...
I Knicks sono la solita incompiuta. Dopo la disfatta contro gli Spurs la squadra ha avuto una buona reazione solo con gli Atlanta Hawks, perdendo poi le restanti due partite. L'attacco è troppo "Carmelocentrico", e senza un leader difensivo come Tyson Chandler dietro si soffre davvero troppo. Il nostro Bargnani è ormai la seconda punta offensiva della squadra (ottima la sua prestazione contro Houston, con 24 punti segnati e una bella difesa su Howard), ma nonostante ciò manca sempre qualcosa per riuscire a fare il salto di qualità. Con un Chandler in buona forma e J.R Smith dello scorso anno non è impossibile rimontare, tutto dipenderà comunque dal miglioramento generale nella fase difensiva.
Detroit in estate ha cambiato parecchio, inserendo nel roster giocatori importanti come Josh Smith e Brandon Jennings, ma nonostante ciò i risultati stentano a vedersi. La coesistenza tra Smith e i due lunghi Drummond e Monroe è abbastanza problematica viste le loro caratteristiche, e Jennings non sembra il play giusto a guidare la squadra (lasciamo stare Will Bynum). Billups è sempre infortunato, e nel frattempo la squadra galleggia nella mediocrità. Datome ha mostrato buoni spunti quando è stato impiegato con un minutaggio maggiore, e in futuro potrebbe diventare una buona alternativa visto il suo tiro da fuori. Per Cheeks il lavoro non manca, vedremo se riuscirà a rendere la sua una squadra da playoff.