Chi si aspettava una partenza Nba col botto è stato smentito: più che un botto, le prime partite della stagione sono state un vero spettacolo pirotecnico! Vediamo i "plus" e i "minus" dei primi giorni:
Plus:
La sorpresa maggiore di queste prime partite della stagione regolare è stata di sicuro Philadelphia, squadra partita con poche pretese che si sta rivelando un osso duro per tutti gli avversari. Nel giorno dell'esordio in casa e dell'addio di Allen Iverson, si è rivelato tutto il talento di un ragazzo appena arrivato nel mondo dei pro che sembra avere le stimmate del predestinato: Michael Carter Williams. Un ideale passaggio di consegne quello con "The Answer", che dagli spalti ha assistito ad una prestazione maestosa del rookie da Syracuse, capace di mettere a referto una quasi quadrupla doppia con 22 punti, 12 assist, 9 rimbalzi e 7 palle rubate contro i campioni in carica di Miami. Anche i Bulls nei giorni successivi si sono accorti di lui, perchè dopo aver acquisito un vantaggio di 20 punti sono stati travolti da una prova da 26 punti e 10 assist del ragazzo, coadiuvato anche da un Evan Turner finalmente all'altezza della situazione. La città dell'amore fraterno sembra davvero aver trovato un nuovo eroe.
Dall'altro lato della costa il match tra Clippers e Warriors, vinto dai primi con 11 punti di scarto, è stato dominato dalla presenza di due giocatori speciali come Steph Curry e Chris Paul, che hanno dato vita a una serie di giocate da stropicciarsi gli occhi. Il figlio di Dell ha provato in tutti i modi a trascinare i suoi, ma CP3 quest'anno sembra partito davvero in missione e realizza 42 punti, 15 assist e 6 recuperi, che lo mettono insieme a Lebron nel club dei 40+15 in attività. I Warriors, vincitori degli altri due match giocati in settimana, possono consolarsi anche con i numeri e le prestazioni di Klay Thompson, che sembra davvero pronto all'esplosione definitiva, e in generale con una squadra davvero al top per quanto riguarda la fase offensiva: i numeri dicono che sono primi per percentuale da 3 (52.5% dal campo), primi negli assist per partita (29.3), e terzi per canestri realizzati per partita (classifica che vede i 76ers al primo posto).
Le due squadre per ora in testa alla Western Conference rientrano in pieno tra i "plus". Minnesota è partita davvero bene (3 a 0 il parziale attuale), e quest'anno finalmente potrebbe essere l'anno buono per approdare alla post-season. L'impatto di Kevin Love finora è stato devastante: miglior realizzatore con 29.7 punti a partita e secondo miglior rimbalzista con 14.7 carambole, e con New York la scorsa notte ha confermato di prediligere il Madison Square Garden come palcoscenico (meritandosi anche il cinque di Spike Lee) per i suoi personali spettacoli balistici. Accanto al lungo ex Ucla una squadra che ha in Rubio (secondo miglior assistman) e nel ritrovato Kevin Martin gli assi nella manica. Nel sistema di gioco di coach Adelman K-Mart è sempre stato un giocatore di alto livello, e in queste prime partite ha confermato il trend.
I Rockets, guidati dall'asse Howard-Harden. "Superman" si è scrollato di dosso la brutta stagione a Los Angeles e ha dato subito un segnale nella prima partita ufficiale, chiusa con il suo massimo in carriera per quanto riguarda i rimbalzi (26), mentre Harden è il quarto realizzatore della lega e, probabilmente, in questo momento la miglior guardia dell'Nba attuale. Attenzione anche a Chandler Parsons, giocatore in assoluta ascesa, che può essere il perfetto complemento del duo HH.
La squadra più sorprendente insieme a Philadelphia, viste le prospettive, sono i Phoenix Suns. La franchigia dell'Arizona con la trade di Gortat a Washington sembrava avviata al tanking diretto, ma le prime partite hanno messo in mostra una squadra che gioca a 1000 all'ora, con il duo dinamite composto da Dragic e Bledsoe a correre appena possibile. L'ex riserva di Paul ai Clippers, finalmente responsabilizzato a dovere, sta facendo intravedere numeri davvero eccezionali ed è stato il primo a realizzare un "buzzer beater" quest'anno (oltre ai 26 punti di stanotte sul campo dei Thunder). Probabile una sua candidatura seria a Most Improved Player.
Nella Eastern Conference le note più positive a mio parere sono Indiana e Toronto. I Pacers sembrano davvero un team pronto ad arrivare fino in fondo, con la solita difesa asfissiante: con 84.1 punti concessi ogni 100 possessi alle squadre avversarie sono nettamente i primi della lega, e possono contare su un Paul George ormai maturo e un Hibbert miglior stoppatore che, a breve, potrebbe diventare anche il miglior centro puro (se non lo è già ora). Attenzione anche a Lance Stephenson, che dopo l'exploit degli scorsi playoff sembra pronto a ricoprire un ruolo importante: nelle prime tre partite ha realizzato 19 punti, 6.7 rimbalzi e 4 assist, dando finalmente l'idea di poter essere quel giocatore che ai tempi delle high school di New York tutti conoscevano come "born ready".
I Raptors del post-Bargnani quest'anno danno l'idea di essere finalmente una squadra affidabile e sono partiti vincendo 2 delle prime 3 partite. I ragazzi allenati da Dwain Casey sono i primi nella lega a rimbalzo e difendono sempre forte, mentre in attacco si affidano soprattutto al talento di Rudy Gay e di DeMar Derozan. Se continuano sulla strada intrapresa i playoff sono alla portata.
Minus:
Irving e i Cleveland Cavs non hanno cominciato bene la stagione, nonostante il potenziale sia sotto gli occhi di tutti. Questo per "Uncle Drew" è l'anno della consacrazione, ma l'inizio è sottotono: 15.7 punti e 7 assist di media col 34% dal campo non sono numeri consoni a un campione di questo livello, e senza la sua vena realizzativa e creativa tutta la squadra ne risente. Oltre a una fase offensiva scandente (ultimi nella lega per punti realizzati e terzultimi negli assist), la difesa della squadra dell'Ohio è meno efficace del solito. La prima scelta del draft di quest'anni, Anthony Bennett, è parso fuori forma e fuori giri e non è riuscito a mettere a referto punti nelle prime tre partite. Insomma, urge riprendersi presto.
Nemmeno nella grande mela le cose sono inziate nel verso giusto. Nets e Knicks sono indubbiamente due tra le prime 6 o 7 squadre per talento dei singoli, ma dopo la prima settimana di campionato è chiaro come non tutti gli ingranaggi siano oliati al posto giusto, e le 2 sconfitte su 3 partite giocate ne sono una prova. La Ferrari nelle mani di Jason Kidd ha mostrato buone cose contro Chicago, ma nelle altre due partite giocate e perse (l'ultima con gli Orlando Magic) ha mostrato tutti i limiti che ancora sono presenti. New York, a differenza di Brooklyn, ha un roster con molti giocatori già presenti lo scorso anno, con il solo JR Smith ancora assente (tornerà in campo nella prossima partita). Bargnani si sta inserendo un po' alla volta nei meccanismi offensivi, ma a volte gli attacchi sono troppo basati sugli uno contro uno e c'è poca circolazione di palla. La sconfitta con Minnesota è stata pesante, ma il talento è tanto e se il tiro torna a entrare...