Dopo il mancato oro di ieri, la grande discesista Lindsey Vonn si prende una piccola rivincita e conclude al primo posto la manche di discesa infliggento +0.74 all’argento di ieri, la norvegese Ragnhild Mowinckel e tre centesimi in più alla brava svizzera Michelle Gisin.
L’americana oggi non ha sbagliato nulla: reattiva sui salti e rapida in curva e così, in contumacia di Sofia Goggia, ha potuto portarsi a casa la manche.
In chiave medaglie, va sottolineata soprattutto la prova di Michelle Gisin, ottima slalomista, che può veramente puntare alla medaglia d’oro visto il ritardo esiguo sull’americana la quale, per quanto campionessa e più vincitrice in questa disciplina, non ha in slalom la fluidità e l’allenamento della collega elvetica.
Ottima invece la prova della slovena Marusa Ferk, quinta a +1.61 e totalmente in corsa per le medaglie, subito davanti alla regina dello slalom mondiale, l’americana Mikaela Shiffrin la quale, se saprà fare una manche delle sue, non avrà problemi nel portarsi a casa un ulteriore medaglia olimpica, dopo l’oro in gigante. Vista però la “debacle” nel suo slalom, una settimana fa, potremmo dire che da lei in questo momento della stagione ci si può aspettare di tutto.
Senza infamia e senza lode la prova delle italiane: Federica Brignone sbaglia pesantemente allo stesso salto in cui era uscita ieri e si ritrova dodicesima a +3.12, poco davanti a Marta Bassino, che comunque non aveva particolari velleità su una pista come questa (che non valorizza le sue sublimi doti tecniche). Spavento per Johanna Schnarf che finisce a terra a pochi metri dal via, scaricata da delle sconnessioni che hanno creato problemi a più di una sciatrice.
La nostra Sofia Goggia, dopo i fasti di ieri, ha deciso di non partire. Scelta condivisa da altre atlete interessanti come l’austriaca Stephanie Venier e la francese Anne-Sophie Barthet.
Seconda Manche alle ore 7:00 italiane, nella speranza di un gran recupero delle nostre. Le medaglie, per il momento, sembrano lontane. Ma bastano un paio di uscite delle più quotate e già il discorso cambierebbe. Speriamo.
Articolo di Giovanni Carratù