Il 2017 ha segnato un passo falso nella crescita di Nairo Quintana. Lo scalatore colombiano, 27 anni, era reduce dalla vittoria alla Vuelta a Espana nel settembre 2016, una corsa dominata in salita e chiusa davanti al semi-imbattibile Chris Froome. Di lì la scelta di provare l'accoppiata Giro d'Italia-Tour de France, mossa rivelatasi un azzardo, perchè il corridore della Movistar non è andato oltre il secondo posto di Milano alle spalle di Tom Dumoulin, naufragando poi alla Grand Boucle.

Ecco perchè la prossima annata deve essere quella del riscatto per Quintana, come dichiarato dallo stesso scalatore colombiano. Eppure, il suo team, la Movistar, ha deciso di affiancargli un pezzo da novanta come Mikel Landa, spagnolo giunto quarto all'ultimo Tour de France nonostante i compiti di gregariato verso capitan Froome. Ma Quintana non sembra farsi spaventare dalla concorrenza, come spiegato in una lunga intervista al quotidiano El Paìs: "Cosa è successo all'ultimo Tour? Semplice, è difficile rimanere ad alti livelli per tutto l'anno quando si corrono tutte le corse del calendario. E' difficile che i capitani delle altre squadre facciano come noi della Movistar, che corriamo da gennaio a fine stagione, fino all'ultima corsa, finendo sempre tra i primi dieci. Noi ci diamo dentro tutto l'anno, anche se volte il nostro corpo avrebbe bisogno di riposare. Per molti la mia stagione è stata un disastro, ma ho vinto sei corse e sono salito sul podio al Giro. Escluso il Tour, ho sempre chiuso nella top ten. Nell'arco di tredici mesi ho corso quattro grandi giri, chiudendo terzo il Tour 2016, vincendo la Vuelta 2016, finendo secondo il Giro 2017, fallendo solo l'ultimo Tour. Più altre corse in cui ho vinto. Probabilmente questi risultati mi hanno fatto commettere qualche errore nella programmazione, mentre ora non resta che riflettere nuovamente e ripartire dall'obiettivo principale, che è il Tour de France. Lo scorso anno in Francia non ero demotivato: la motivazione deve esserci di per sè, perchè siamo professionisti. Non è andata bene perchè non avevo le gambe, non per altre ragioni: il mio fisico mi ha abbandonato e mi ha detto basta, ma ho continuato fino alla fine per rispetto della squadra e dei miei tifosi, che non hanno mai smesso di supportarmi. Lo scorso anno di questi tempi non avevo nemmeno deciso di provare la scommessa Giro-Tour: la progammazione originaria è cambiata diverse volte. Quindi mi sono ritrovato al Tour dopo aver disputato tantissime corse, sempre al massimo della concentrazione, senza potermi rilassare, ogni giorni tra i primi trenta corridori del gruppo, senza aver la possibilità di sbagliare o perdere terreno. Tutte energie fondamentali di cui avrei avuto bisogno al Tour". 

Ecco invece il passaggio relativo alla futura convivenza con Landa: "Durante il Tour si è parlato di un mio addio alla Movistar. Nulla di vero, ho firmato poco tempo fa un contratto fino al 2019, sono sempre stato tranquillo. Poi Eusebio (Unzue, ndr) ha fatto questa buona operazione prendendo Landa, e ognuno avrà il suo ruolo in squadra. Landa è il benvenuto, ma il leader sono io. Sarà di grande aiuto per me, soprattutto in corse dove generalmente dovevo andare io. Ora avremo un uomo in più per questo tipo di competizioni, mentre io correrò le gare che mi prepareranno bene per il Tour. Lo scorso anno Valverde è venuto meno in Francia, ma i miei problemi non hanno riguardato il suo ritiro. La verità è che ero bollito. Certo, con lui a casa la responsabilità della squadra è rimasta tutta su di me, ma non potevo fare di più. Fino a quel momento la Movistar aveva fatto registrare un record di vittorie, poi quel k.o. ha fatto svoltare la nostra stagione, al punto che ci siamo presentati alla Vuelta senza capitani". Ancora su Landa, uno spagnolo in una squadra spagnola: "Ho già parlato abbastanza con Eusebio, non credo che tutto ciò sia un fattore. Ognuno avrà le sue responsabilità e le sue corse. D'altronde anch'io ho l'appoggio di Telefonica in Sudamerica, conosco il mio team e mi sento a mio agio lì dentro. Non ho ancora avuto l'opportunità di parlare con Landa, ma sappiamo che è un ragazzo che ci darà una grande mano. Nei momenti in cui vorremo far saltare le corse, avremo un uomo in più per fare selezione in gruppo. Con lui abbiamo più opzioni in corsa, ne servirebbero due o tre come lui. Io sono il leader della squadra e sarò il capitano al Tour: se ad aiutarmi ci sarà Valverde sarà una benedizione, lo stesso se dovesse venire Landa. Sarebbe una grande squadra per affrontare il Team Sky. Penso di poter vincere il Tour, ho 27 anni, non sono vecchio. In teoria mi mancano gli anni migliori della mia carriera, e per di più ho anche imparato dagli errori del passato. Il percorso del prossimo Tour non mi dispiace, nel 2018 correrò qualche classica e molto in Francia, come al Delfinato. Vuelta? Ora sono concentrato sul Tour, mentre Valverde sarà capitano alla Vuelta".

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]