A due giorni dalla fine del Mondiale di Bergen, vinto per la terza volta consecutiva da Peter Sagan, il commissario tecnico italiano, Davide Cassani, interviene sulla Gazzetta dello Sport per difendere la buona prestazione degli azzurri dalle critiche di settore.
E' proprio dalle critiche di due ex professionisti, Silvio Martinello e Moreno Argentin, che inizia l'intervista a Cassani: "Vogliamo tornare al loro ciclismo di trent’anni fa? Le critiche senza senso sono quelle che mi danno più fastidio. Perché il circuito di Bergen è venuto fuori come ho sempre saputo: volata di 30 corridori. L’unica possibilità era sganciare uno forte come Moscon e uno veloce come Trentin. Non c’erano alternative. Fare la corsa dura? E con chi? Avete visto il Belgio o l’Olanda che avevano corridori di livello superiore? Dumoulin s’è bruciato con quelle due accelerazioni salita. A ruota si risparmiavano 40 watt e Sagan, Kristoff o Matthews non li stacchi nemmeno se viene giù Dio". Gli azzurri si sono dimostrati sempre attivi in gara, prima con Ulissi e Bettiol, bravi a chiudere su ogni attacco, poi nel finale con Gianni Moscon e Matteo Trentin: "Matteo ha corso da leader, meritava la medaglia. Moscon è un fenomeno, un corridore vero. Un gioiello, un Mondiale ce lo vincerà sicuro, così come Fiandre, Roubaix e anche la Liegi, se ci vorrà puntare: su quelle salite lì è una bestia, e nella sua semplicità mi ricorda il giovane Bugno. Bettiol è uscito dalla nicchia, un corridore con la “C maiuscola” e sono sicuro che alla Bmc troverà l’ambiente giusto. È abbastanza veloce e ha una bella sparata in salita. Forte di testa, è serio: corridore da Fiandre, Amstel, Liegi. Colbrelli ha deluso, ha avuto un crampo, mentre Ulissi ha fatto il suo miglior Mondiale. Anche Viviani è cresciuto molto rispetto agli ultimi due Mondiali. Ecco, con tutti loro siamo pronti. E dietro stanno arrivando Villella, Consonni, Ganna". Proprio Moscon è stato protagonista del finale del post-corsa. Il corridore della Sky è infatti stato squalificato per aver usufruito dello sticky-bottle, il traino dell'ammiraglia, ma Cassani si assume tutte le responsabilità: "Io mi prendo le colpe e sto zitto, ma se chiedi a venti direttori sportivi ti dicono che avrebbero fatto la stessa cosa, altrimenti non c’è possibilità di rientrare dopo un incidente, e Giro e Tour finiscono con 50 corridori in meno".
I Mondiali di Bergen si sono conclusi con l'Italia al secondo posto del medagliere, frutto delle sette medaglie conquistate dagli Juniores: "C’è un movimento in salute. Grazie al lavoro con i club e alla federazione che sta facendo un lavoro capillare. Ci stiamo sporcando le mani per risollevare il ciclismo italiano. Sempre almeno un corridore nei primi dieci nelle crono, dopo 10 anni ben due juniores sul podio, dopo 15 anni uno junior sul podio della crono. Tutti ragazzi nati con noi sin dagli allievi, facendo strada e pista. È un piacere lavorare con i giovani". I due Juniores che hanno conquistato l'argento ed il bronzo nella prova in linea, Rastelli e Gazzoli, hanno fatto scalpore perché hanno deciso di saltare la categoria degli Under23 per passare direttamente al professionismo con due squadra Continental. Scelta giusta? Per Cassani, sì: "Approvo la loro scelta. Faranno un calendario internazionale, le gare giuste per crescere. La Mapei giovane degli Anni 2000 non era forse così? Piuttosto, la loro scelta dovrebbe far riflettere qualcuno: come ho detto spesso, la strada che sta seguendo il nostro dilettantismo è quella giusta?". Infine, il ct dell'Italia, riserva una piccola stoccata alla rivoluzione del Mondiale U23, avvenuta lo scorso anno a Doha, che permette ai professionisti in età di poter competere con i pari età dilettanti: "Un’assurdità. Il presidente Di Rocco ne parlerà presto al direttivo Uci. Il Mondiale deve restare una corsa per gli under 23, non di chi corre il Tour o la Vuelta".