Mai nessuno era riuscito a conquistare tre edizioni consecutive dei Campionati del Mondo di Ciclismo su Strada. A battere l'ennesimo record della storia delle ruote ci ha pensato ieri Peter Sagan, fuoriclasse slovacco che con una volata perfetta è entrato direttamente nella leggenda del suo sport, confermando di essere uno dei pochissimi talenti in gruppo in grado di emozionare e dare spettacolo, di far appassionare anche i tifosi neutrali e chi non segue assiduamente il ciclismo.
Il suo personalissimo Threepeat - Three-Peter, per usare un gioco di parole di matrice anglosassone - ha preso origine guarda caso proprio dagli States, precisamente da Richmond, in Virginia, dove Sagan conquistò due anni fa la prima maglia iridata della sua carriera. Grazie a un'azione straordinaria, un allungo di forza nel finale che gli consentì di giungere al traguardo in solitaria, su un percorso simile a quello di Bergen. Non un exploit isolato, perchè in condizioni di corsa diversissime - in mezzo al deserto e ai suoi ventagli - lo slovacco è riuscito a fare il bis lo scorso anno nell'edizione di Doha, completamente pianeggiante. Negli Emirati Sagan non sbagliò una mossa, rimanendo davanti in una corsa resa dura più dai corridori che non dal tracciato, per poi fulminare gli avversari residui in volata. Infine, il capolavoro di ieri, sui saliscendi suggestivi di Bergen, in Norvegia. Una corsa di sei ore decisa da uno sprint di pochi secondi, come nella più classica tradizione ciclistica, dopo aver mantenuto a lungo i nervi saldi all'esito di scatti e controscatti avversari (di Tom Dumoulin e Julian Alaphilippe, tanto per citare due nomi di alto rango). Battuto un velocista puro, l'uomo di casa Alexander Kristoff, sbaragliata la concorrenza dei vari Michael Matthews e Greg Van Avermaet, piegata la resistenza di un altro sprinter d'élite come il colombiano Fernando Gaviria, forse ancora acerbo per questo tipo di corse. E ora che vederlo in maglia iridata è diventata una meravigliosa abitudine, fa sorridere ripensare a certi commenti sullo slovacco risalenti solo a tre anni, secondo cui Peter soffriva le corse lunghe e dure, mancava gli appuntamenti importanti. Tutte parole spazzate via dal vento e dal tempo, che ha consacrato questo slovacco un po' guascone come uno dei più completi corridori di sempre, non ossessionato dalla vittoria, ma baciato da un talento senza eguali.
Non è un velocista, Sagan, nonostante due titoli mondiali su tre siano giunti in sprint ristretti, bensì uno splendido polivalente, in grado di tenere su strappi brevi e duri, e soprattutto di annusare come nessuno il momento giusto per dare il colpo del k.o. ai rivali. Tre titoli mondiali sono davvero la testimonianza di un talento smisurato, proprio perchè il percorso varia da stagione a stagione, così come gli avversari e le condizioni di corsa. Ma l'eroe dei tre mondi non si è lasciato impressionare, che si trattasse di sfrecciare da solo in Virginia, di regolare tutti nel deserto di Doha, o di dare il colpo di reni giusto tra i fiordi norvegesi. Sì, perchè il Sagan di Bergen non era al top della condizione, reduce da una brutta influenza che ne aveva condizionato la preparazione. "Non ho visto il percorso, ma che problema c'è? Lo vedrò in gara, sarà un circuito da affrontare undici volte, prenderò le misure durante la corsa". Detto, fatto, ennesima risposta a chi spesso prende tutto troppo sul serio, ipotesi non contemplata dallo slovacco, che vive di talento e di intuito, gli stessi fattori che ieri gli hanno consentito di giungere nella posizione giusta nella volata finale, per scegliere il timing perfetto della volata. Niente da fare per il campione europeo Alexander Kristoff, beffato nello stesso modo in cui aveva trionfato a Herning, in Danimarca, su Elia Viviani nella prova su strada dei campionati europei. Cosa chiedere di più ora a questo ventisettenne nativo di Zilina, che ha ancora stagioni importanti davanti a sè? Dopo tappe e maglie verdi assortite al Tour de France, il prossimo obiettivo di Sagan saranno le classiche di primavera: prima quella Milano-Sanremo sfuggitagli per pochissimo lo scorso marzo, poi le corse sul pavè, Giro delle Fiandre (per il bis dopo il successo del 2016) e Parigi-Roubaix, per aggiungere altri trionfi a un palmarès già leggendario. Senza ossessioni, perchè in fondo, con quel talento, puoi solo divertirti.