Era tanto che l'Italia non si presentava al via di un Mondiale tra il novero dei favoriti e a Bergen, Cassani, potrà giocarsi molte carte per tentare la vittoria. Trentin, Ulissi, Colbrelli e Moscon possono attaccare da lontano o nell'ultima ascesa di Salmon Hill, mentre Viviani si giocherà la sua possibilità di vestirsi con l'iride in volata.

Della gara, il commissario tecnico italiano, parla alla Gazzetta dello Sport: "Nel testa a testa con i più forti possiamo pagare, ma insieme possiamo centrare il risultato. Ci vorrebbe una medaglia per completare il lavoro iniziato tre anni fa a Ponferrada. Questa è la mia Italia più forte". Parole di stima verso i suoi corridori da parte di Cassani, che però non dimentica chi ha lasciato a casa, facendo scelte molto difficili: "Ho fatto scelte dolorose, ho lasciato a casa gente come Oss e Quinziato perché voglio un’Italia d’attacco, non che tiri o chiuda".

Un'Italia d'attacco, quindi, ma anche molti degli avversari hanno deciso di impostare una gara offensiva, senza volere aspettare la volata. Tra loro, chi fa più paura, è assolutamente il Belgio: "E' la nazionale più forte: sono tutti attaccanti, e non vuole arrivare in volata, come noi, e come la Francia di Alaphilippe. Dovremo lavorare insieme. Attaccherà Boasson Hagen, e Kristoff farà la volata. Chi cercherà di chiudere su tutti gli attacchi saranno l’Australia di Matthews, l’Olanda di Dumoulin e la Colombia di Gaviria. E Sagan? E Kwiatkowski?". Tutti all'attacco, quindi, ma dove? Cassani analizzando il percorso trova fondamentale la salita di Salmon Hill, ma attenzione anche alla lunghezza della corsa che potrebbe estromettere qualcuno: "Sono 3200 metri di dislivello su 267 chilometri. Solo la Milano-­Sanremo è più lunga. Qui a ruota si sta benissimo, risparmi 40 watt di potenza. L’azione si può preparare prima della salita di Salmon Hill; la discesa è velocissima e se ti parte qualcuno sono dolori; quei 500 metri in pavé a 4 km dall’arrivo sono pericolosi. Senza un punto chiave, la strategia può fare la differenza, e punteremo molto su questo. Perché all’ultimo giro possono esserci ancora 80 corridori".

L'Italia parte con molte punte, ma ognuno di loro ha un ruolo specifico ed un punto dove attaccare: "Ulissi? Diego stavolta non ha le responsabilità del passato ma ha le gambe. Non ha nulla da perdere. Colbrelli? Sonny nel 2014 è stato il mio primo capitano a Ponferrada. Va fortissimo, anche se non piove", soprattutto se piove aggiungiamo noi. Le due punte di diamante però sono Matteo Trentin e Gianni Moscon: "Con Trentin non vuole arrivare nessuno. L’ho visto tranquillo, è cresciuto molto mentalmente. Deve dimostrare di essere un leader. Moscon è forte, è giovane, è qui per imparare. Ha un carattere bello forte. Se avrà l’occasione, può giocarsela fino in fondo. Oppure può essere determinante per appoggiare un compagno, come Ulissi, Trentin o Colbrelli". Chi, invece, dovrà aspettare la volata e mandare segnali ai compagni è Elia Viviani: "Elia è nella forma della vita e l’ha dimostrato un mese fa quando ha vinto a Plouay. Però noi per primi cercheremo di evitare la volata, perché ci sono corridori più veloci di noi, come Kristoff, Matthews, Sagan. A metà corsa, deve essere Viviani a dirmi come sta. Perché il Mondiale diventa più duro di Plouay. Lui è uno dei più veloci, va protetto e tutelato. Per la difficoltà del percorso deve essere in grado di capirsi e assumersi le sue responsabilità". Ora la palla passa alla strada, come sempre il giudice finale.