Una decisione drastica che potrebbe avere anche un peso positivo, sul piano della preparazione fisica ma anche sul piano mentale. Fabio Aru ha deciso di non andare in altura per preparare l'edizione 2017 della Vuelta, competizione che da sempre lo ha visto protagonista e nella quale ha già trionfato una volta. Nell'edizione in cui lo scalatore sardo spera di concedere un meravigliso bis, dopo la sua prima vera volta al Tour de France da capitano in cui ha ottenuto un buonissimo quinto posto dopo aver anche indossato la maglia gialla per un paio di gioco, il capitano della Astana ha dunque deciso di restare a casa sua per mettere a posto le gambe e il fisico in vista dell'affascinante corsa a tappe iberica. Si partirà tra dieci giorni esatti, con la prima tappa in progrmama il prossimo 19 agosto, e sarà Lugano - città in cui vive da qualche anno dopo aver lasciato la Sardegna - il suo quartier generale per riuscire a mettere a punto ogni singolo dettaglio della propria preparazione, con una Vuelta da aggredire e con un gruppo di avversari di tutto rispetto.

Lo ha ammesso lo stesso Aru, come si legge questa mattina sulla Gazzetta dello Sport: "Avevo bisogno di tranquillità. E’ la prima volta in carriera che affronto un programma con Tour e Vuelta. Di conseguenza mi trovo di fronte anche a una preparazione completamente diversa. Dopo il Tour non hai bisogno di grandissima quantità di lavoro, seppure la distanza due o tre volte la settimana devi farla. Anche oggi (ieri, ndr), tanto per fare un esempio, ho fatto cinque ore. E per fortuna che il grande caldo sembra essere passato, tanto che a inizio allenamento ho preso pure un po’ d’acqua. Ma non mi ha dato fastidio". Un Fabio che dunque cerca la massima tranquillità e anche un buon compromesso tra ore di fatica in sella alla sua bici e qualche momento di relax per non mettere troppo in tensione i muscoli. Per il leader della Astana per quanto riguarda le corse a tappe, infatti, ci sarà da faticare per battagliare con un field davvero di grande eccezione: ci saranno da affrontare e da battere corridori come Chris Froome, Vincenzo Nibali, un Alberto Contador al passo di addio, oltre ai giovani rampanti Bardet, Barguil e Jungels.

Sarà un bis di due anni fa?
Sarà un bis di due anni fa?

Fabio Aru, dunque, dopo aver staccato totalmente dalla bicicletta in seguito a tre settimane di durissima battaglia sulle strade della Grande Boucle 2017, è ora pronto per riprendere la preparazione. Una settimana di totale riposo in cui ha approfittato anche per riallacciarsi con la vita di tutti i giorni, con attività da persona assolutamente normale e con la necessità di riprendere anche ad alimentarsi in maniera tradizionale, stando sempre attento alla linea e a ciò che si assume: "Una settimana di riposo era necessaria. Intendo riposo dalla bici però, perché stando via tanto tempo quando torno a casa ho mille cose da fare: bollette da pagare, banca... Quando si parla di banca meglio guardare con i proprio occhi e con attenzione. Non ho messo peso. Sono stato attento. Devo stare solamente attento a variare un po’ l’alimentazione e non mangiare sempre le stesse cose, altrimenti mi danno fastidio".

Un occhio agli avversari, Fabio Aru, non può non darlo. Come detto ai nastri di partenza della prossima edizione della Vuelta ci saranno grandissimi corridori che daranno vita a una corsa esaltante e con il pronostico che sulla carta sarà aperto fino alla fine. Il grimpeur sardo è consapevole delle tante difficoltà che potrà trovare, sia sul percorso che nella sfida diretta con i propri rivali, ma sa anche di poter contare su una Astana che potrebbe finalmente dargli la mano di cui ha bisogno, dopo un Tour de France abbastanza sfortunato per il team kazako: "Lo so, non sarà per nulla semplice - ammette Aru - . La Vuelta sarà esigente già dall’inizio, basti considerare che al terzo gorno c’è già un tappone. Però so che potrò contare su una squadra molto forte". E sulla necessità di prendere un po' di stacco è intervenuto anche Maurizio Mazzoleni, allenatore della Astana e di Fabio Aru in particolare: "Non bisogna scordare che al Tour, tra l’altro un’edizione davvero molto esigente, ci siamo arrivati partendo da lontano, con un doppio periodo in altura. Fabio, infatti, non ha corso il Giro per infortunio ma si era preparato per correrlo. E per lui correrlo significa essere competitivo".