L'infortunio al ginocchio ha costretto Fabio Aru a saltare il Giro d'Italia numero 100, ma gli sta regalando un Tour de France da assoluto protagonista. A guidarlo dalla macchina alla vittoria a La Planche des Belles Fillies c'era, come sempre, Beppe Martinelli, che dopo aver vinto la Grand Boucle con Marco Pantani nel 1998 e con Vincenzo Nibali nel 2014, prova la tripletta con il sardo. 

Il Tour di Aru nasce proprio dall'infortunio al ginocchio che lo ha costretto a saltare il Giro, ma anche a fare del lavoro in più per recuperare in maniera ottimale e a raccontarlo è proprio Martinelli in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Nella terza settimana ci faremo trovare pronti. In quei venti giorni di stop ha svolto dei lavori che non aveva mai fatto. Cinque ore al giorno di stretching, di esercizi, di tante cose che hanno rafforzato il suo fisico. È come se avesse una nuova riserva di energia nascosta, pronta a essere spesa. Nella seconda settimana bisognerà gestirsi bene. L’ultimo appuntamento con la crono di Marsiglia non penso che sarà decisivo per la maglia gialla, ma per le altre posizioni del podio".

La vittoria di mercoledì alla Planche des Belles Fillies, lì dove ha vinto anche Nibali nel 2014, ha fatto impazzire di gioia il ds Astana: "E' scattato o quando gli altri erano a tutta, e nel punto più duro. Anzi, ho avuto l’impressione che Froome proprio in quel momento avesse detto ai compagni di non accelerare ulteriormente. Era uno scatto fatto per vincere, non per voltarsi e guardare a che punto fossero gli altri. Si è visto subito". Proprio il britannico è il favorito principale alla vittoria finale, ma quest'anno sembra avere qualche debolezza, ma Martinelli lo vorrebbe al top per controllare la corsa: "Molte volte, se ne ha (di debolezze, nda), vengono assorbite da Sky. Nel 2016, secondo me, era meno forte rispetto all’anno prima. Eppure ha inventato due azioni in discesa e in pianura quasi senza fare fatica. Io comunque spero che sia forte e che la squadra corra tutta per lui, altrimenti ci ritroveremmo in un Tour anarchico, senza padroni"

Il secondo rivale, quello più temuto da Martinelli dopo Froome, invece è a suo modo una sorpresa perché non è né Alberto Contador, né Nairo Quintana, ma "Romain Bardet. E intanto firmerei se dopo la tappa di domani (oggi, nda), Fabio si trovasse secondo in classifica dietro a Froome, magari avendo guadagnato qualcosina sugli altri. Siamo pronti, ma bisognerà affrontarla anche con la testa, sbilanciandosi e attaccando il giusto". Un ruolo importante lo avrà Jakub Fuglsang che alla vigilia era quotato come co-capitano di Aru, ma alla Planche des Belles Fillies ha già pagato dazio staccandosi dai migliori. La domanda, ora, è che ruolo potrà avere il danese in corsa e a rispondere è sempre Martinelli: "Vorrei che restasse in classifica, così lo potremo utilizzare come arma tattica, come mina vagante. Ma bisogna che non perda molto altro tempo. Ho l’impressione che Sky voglia fare lo stesso con Landa, perché mercoledì in salita non lo hanno fatto lavorare. Jakob è pronto a mettersi a disposizione di Fabio, è un uomo­squadra importante".