La cronometro di bagnata di Dusseldorf ha già dato un primo verdetto per la classifica generale e le sorti di questo Tour de France: Chris Froome c'è ed è agguerrito più che mai. Molti alla vigilia del via dalla Germania lo avevano dato in flessione, soprattutto dopo un Delfinato in cui non ha brillato particolarmente, ma la risposta nel prologo di ieri è arrivata forte e chiara.
Il keniano bianco non ha vinto, lasciando la maglia gialla al compagno Thomas, ma può già vantare un vantaggio di ben 35" sul primo vero inseguitore, quel Richie Porte che dovrebbe essere il suo vero rivale sia in montagna che a cronometro. La prova del capitano BMC però non è stata solida e ha mostrato tutto il timore che alberga nell'australiano, ormai abituato ad ogni tipo di inconveniente nel corso delle tre settimane di un grande giro e che ieri è sembrato tirare i remi in barchi per non finire per terra. La mediocrità della prova contro il tempo di Porte la si vede anche dall'esiguo distacco, quasi nullo, che l'australiano ha rifilato a Nairo Quintana. Il colombiano è quello che si è difeso meglio sull'asfalto bagnato della città tedesca accusando un ritardo di 36" che, tutto sommato, rientra nelle aspettative. I dati forniti dal Tour, inoltre, fanno capire come anche Froome non ha voluto prendere troppi rischi. Dal grafico sottostante infatti si evince come il britannico abbia rallentato molto nei tratti con curve, aprendo il gas negli ultimi due chilometri, lì dove Porte è calato.
I distacchi inflitti dalla cronometro portano con sé anche un cambiamento delle strategie. Se qualcuno pensava di poter aspettare di vedere come sta Froome in montagna, dovrà cambiare i suoi piani. Il tre volte vincitore del Tour de France sta benissimo e già nella prima tappa di montagna chi vorrà recuperare dovrà attaccarlo, o quantomeno provarci. Porte, Quintana, ma soprattutto Contador e Aru, i due andati peggio nella prova di ieri, dovranno attaccare per recuperare terreno e la prima occasione sarà mercoledì alla Planche des Belles Filles, una delle salite più dure della catena montuosa dei Vosgi. Sulla Planche, Froome ci ha già vinto nel 2012, quando ancora era il gregario di Wiggins, ma la salita si presta ad attacchi soprattutto nel finale dove è presente un muro che raggiunge pendenze anche del 28%. Lì si vedrà subito chi sta bene e chi potrà essere in grado di impensierire il britannico, che ha già dimostrato di poter infliggere grandi distacchi a cronometro. Va ricordato, infatti, che l'ultima tappa prima della passerella di Parigi sarà una prova contro il tempo.