"E' lui il favorito per il Tour de France", così ha sentenziato Chris Froome quando al termine del Delfinato gli è stato chiesto se temesse l'ex compagno di squadra, ora in forza alla BMC, Richie Porte. L'australiano approda alla Grand Boucle dopo l'ottima prestazione fornita nella classica corsa di preparazione, il Giro del Delfinato, in cui gli è sfuggita la vittoria solo per un'ultima tappa corsa all'impazzata dove non è riuscito a difendersi dai molteplici attacchi. 

Richie Porte | Photo: sbs.com
Richie Porte | Photo: sbs.com

Porte arriva al via del Tour de France dopo aver corso la sua miglior stagione con le vittorie del Down Under e del Tour de Romandie, oltre a quelle sfiorate alla Parigi-Nizza ed al Criterium du Dauphine. L'avvicinamento alla Grand Boucle è di marca Froomiana, pochi impegni e corsi a tutta cercando di affinare la condizione, ma anche di vincere facendo capire agli avversari chi è il più forte. Adesso però deve fare il salto finale, un miglioramento nel mantenimento della forma e della concentrazione nell'arco dei ventuno giorni che compongono una grande corsa a tappe come il Tour de France. Nel 2016 già alla seconda tappa pagò quasi due minuti nella seconda tappa a causa di un ventaglio, un ritardo che lo estromise quasi immediatamente dalla lotta per la maglia gialla, anche se poi dimostrò di essere ai livelli di Froome in salita, tenendolo anche sulle rampe del Mount Ventoux, prima che l'incidente con la moto-ripresa fece saltare tutto. Il 2016 dell'australiano terminò, di fatto, alla fine del Tour poiché le apparizioni al San Sebastian ed all'Olimpiade sono state poco più che obblighi di presenza e grazie alla fine anticipata della stagione è riuscito a preparare in maniera ottimale questo nuovo anno in cui tutti si aspettano qualcosa di straordinario dall'alfiere BMC. 

Richie Porte in trionfo al Down Under | Photo: Sirotti
Richie Porte in trionfo al Down Under | Photo: Sirotti

Come accennato prima, il 2017 di Richie Porte è sicuramente da vincente. L'esordio trionfante nella corsa di casa è il preludio alla vittoria di tappa alla Parigi-Nizza e quando tutti lo aspettavano sulle Ardenne, lui ha deciso di restare in ritiro per allenarsi volendo puntare forte su un solo picco di forma: quello del Tour de France. Però, prima di appendere la bici al muro per qualche giorno, l'australiano partecipa e vince al Tour de Romandie in cui torna ad ottenere un podio in una prova contro il tempo, una qualità che si stava perdendo a causa del miglioramento in salita. La definitiva incoronazione come serio pretendente al trono dell'ex compagno di squadra Froome, arriva, però, al Giro del Delfinato. Il primo strappo, Porte, lo dà nella cronometro di Bourgoin in cui batte tutti, compreso anche il pluricampione del mondo Tony Martin. Successivamente si difende ottimamente nella tappa dell'Alpe d'Huez e in quella della Motte-Servolex, arrivando con il solo Fuglsang e staccando tutti i futuri rivali per il Tour. Nell'ultima tappa cede poi il primato proprio al danese a causa dei continui attacchi da parte di Froome e di una squadra non così forte da poterlo aiutare. 

E' proprio la squadra, forse il tallone d'achille di Richie Porte. A differenza del Delfinato, l'australiano avrà a disposizione un Damiano Caruso in splendida forma, deputato ad essere il suo più fido gregario in salita, e Greg Van Avermaet che oltre a cercare il successo personale lo aiuterà a districarsi nelle insidie della pianura francese. Molti poi gli uomini di fatica, tra cui spuntano Alessandro De Marchi e Stefan Kung.