Dopo una prima parte di stagione caratterizzata da alti e bassi, e soprattutto dall'infortunio al ginocchio sinistro che lo ha costretto a dare forfait per il Giro d'Italia del Centenario, al via dalla Sardegna, la sua terra, Fabio Aru è da oggi il nuovo campione italiano. Il corridore dell'Astana si è infatti aggiudicato la prova in linea élite uomini, vincendo in solitaria ad Ivrea, dopo aver staccato tutti gli avversari sull'ultima salita di La Serra. Preceduti al traguardo Diego Ulissi e Rinaldo Nocentini. E' un Aru che non trattiene la gioia per un successo inatteso solo fino a poche settimane fa, frutto di una condizione in crescendo, come mostrato anche recentemente al Giro del Delfinato: "Sono davvero felice e anche molto emozionato perché ho vissuto dei momenti difficili quest'anno - le sue parole una volta tagliato il traguardo - ringrazio la mia famiglia che mi è stata sempre vicino. La tattica era questa: dovevo attaccare subito ai piedi alla salita. È andato tutto come previsto. Inizialmente il Tour de France non entrava nei miei piani però dopo l'infortunio abbiamo deciso di tornarci e sono felicissimo di andarci con la maglia Tricolore e la forma che ho adesso".

Fabio Aru sul traguardo di Ivrea. Fonte: PHOTO CREDIT: LaPresse -  Alpozzi / Campo / Ferrari / Paolone 

Concetti ribaditi poco dopo in conferenza stampa, con una dedica particolare: "Era un percorso che inizialmente poteva sembrare facile, ma la salita era veramente dura. Io l’ho presa subito a tutta perché volevo arrivare in cima con più vantaggio possibile. Volevo provarci, adesso sono veramente felicissimo. La concorrenza era alta, con Moscon, Caruso, Ulissi – il mio amico Diego – e tanti altri corridori in gran forma. Sono partito con grande rispetto nei loro confronti. Vincere un campionato italiano era un sogno per me. Ero già stato secondo negli Under 23. Martedì scorso sono venuto a provare il percorso con Paolo Tiralongo. Da quando ho visto questa salita, ho iniziato a pensarci veramente. Una volta in fuga, sono stato aggiornato chilometro dopo chilometro. Quando ho sentito che avevo quaranta secondi di vantaggio, ero incredulo, ho capito di stare andando veramente forte. Guardavo la velocità, ero sempre a 50 o 52 km/h. Vincere oggi è un'immensa soddisfazione. In Sierra Nevada, quando eravamo in allenamento, io e Michele Scarponi ci siamo scambiati una maglia perché io avevo l’XS e volevo provare la S e lui mi ha dato una sua maglia. Da quando sono tornato a correre, corro con la maglia di Michele. Non l’ho mai detto a nessuno. La prima vittoria la volevo regalare a sua moglie Anna e ai bimbi Giacomo e Tommaso. Eccola".