Ieri, fuochi d'artificio davanti. Fuga e spettacolo, il colpo di coda di Rolland. Dietro, attesa e timida rincorsa, giornata di sguardi e recupero, in attesa di Ortisei, punto di volta del Giro 100. Diciottesima uscita, si avvicina l'epilogo milanese, ma le Dolomiti reclamano attenzione. Tappa breve, 137 chilometri, un inferno. Non c'è traccia di pianura, su e giù, fino al traguardo. Dumoulin veste il simbolo del primato, ma il disegno odierno offre un'occasione a Quintana e Nibali. Ascese in sequenza, pane per lo squalo dello Stretto e l'imperturbabile colombiano. 

Primi colpi di pedale, la strada sale in modo graduale, per poi impennarsi quando inizia la scalata verso il Passo Pordoi. Oltre 2000 metri, 12 chilometri che "chiamano" la fuga. Nel tratto iniziale, il punto di massima pendenza - 9% - non si scende mai, comunque, sotto il 6.5%. Il secondo esame è Passo Valparola. 12.3 chilometri, pendenza media del 6.4%, l'ultimo frangente, al 14%, scuote il gruppo. 

Siamo a metà frazione, con il Passo Gardena si entra nella fase decisiva. Gpm di seconda categoria, chi ha gambe può tentare una sortita, per ribaltare la corsa, per giocarsi la tappa. Al termine di una lunga discesa, ultimo rimbalzo, Passo di Pinei Panidersattel. Mancano meno di 30 chilometri, l'ascesa che proietta all'arrivo misura poco più di 9 chilometri, gli ultimi 3 hanno una pendenza media superiore al 9%. La strada si fa più accomodante nei pressi del traguardo, giusto il tempo per assaporare l'eventuale impresa.  

Il percorso