Un inverno da incubo seguito da una primavera caratterizzata dalla lenta ripresa agonistica culminata nel Giro di Croazia che doveva essere l'ultimo test prima del Giro d'Italia ed invece si è rivelato essere l'unico. La tendinite al ginocchio destro ha messo ko Giacomo Nizzolo per tutta la prima parte della stagione, costringendolo a guardare in televisione la Milano-Sanremo, il suo primo grande obiettivo, ma ora è tornato a pedalare in mezzo al gruppo e parteciperà al Giro d'Italia, una partecipazione che alla Gazzetta dello Sport rivela essere "un mezzo miracolo sportivo".
Ovviamente il velocista milanese non sarà al cento per cento, nonostante al Croazia abbia sfiorato la vittoria arrivando dietro al solo Ruffoni nella terza tappa con arrivo a Zadar: "Sono al 70 per cento, non di più. Vincere sarebbe stato quasi ingiusto, avrebbe dato una fotografia poco veritiera della mia condizione creando molte aspettative", dice Nizzolo sulle colonne della Rosea. Proprio a causa dei pochi giorni trascorsi in gara, il corridore dell Trek - Segafredo non potrà esser considerato uno dei favorita alla vittoria della maglia ciclamino: "Non dico che quella classifica non voglio neppure guardarla, ma quasi. Darò il 110 per cento ad ogni tappa, ma il Giro è un palcoscenico esigente e dovrò capire a che punto sono. I presupposti rispetto agli ultimi anni sono radicalmente differenti". La differenza, come detto, sta nei giorni di corsa (29 nel 2015 e 25 nel 2016, contro i 6 di quest'anno) che sono fondamentali per preparare al meglio un grande Giro, soprattutto per chi non deve aspettare le grandi montagne, ma deve avere la gamba pronta già per la tappa d'esordio.
Il ritorno della maglia ciclamino fa sì che il campione nazionale sia, per ora, l'ultimo ad aver vinto la maglia rossa: "Alla maglia rossa ero legato per i due successi, magari rimarrò l’ultimo ad averla vinta. Il ritorno al ciclamino mi fa piacere, quando mi sono appassionato al ciclismo questa casacca era così". Come ogni ciclista che si rispetti, anche Nizzolo ha i suoi portafortuna che porta ad ogni corsa ed avrà anche al Giro: "Li porterò con me, ma non li rivelo! Poi voglio rileggere il libro del dottor Claudio Costa, lo storico medico dei piloti di moto con la Clinica Mobile. Una persona speciale". Parlando di persone speciali è impossibile non pensare a Michele Scarponi, scomparso tragicamente la scorsa settimana: "Non eravamo mai stati compagni, non eravamo amici, ma lo scambio di battute in gruppo non mancava mai. È una tragedia che mi ha sconvolto. Mi sono chiesto il perché, ma non c’è una spiegazione se non in una parola: destino".