Per fortuna c'è Peter Sagan. E' esattamente questo ciò che ogni appassionato di ciclismo ha pensato quando il due volte campione del mondo è scattato sul falsopiano al termine del Poggio. Sì, perché senza il suo attacco la Sanremo sarebbe stata una noia lunga sette ore conclusasi con la solita volata di gruppo in via Roma. L'azione dello slovacco ha invece spezzato il canovaccio che Team Sunweb, Sky e Quick-Step Floors avevano costruito nei precedenti duecentoottanta chilometri, allo scopo di giocarsi la Classicissima con i rispettivi capitani, Michael Matthews, Elia Viviani e Fernando Gaviria.
Il percorso della Sanremo diventa ogni anno meno selettivo. Ad ogni edizione aumenta il numero di corridori che approcciano il Poggio nel gruppo principale (quest'anno addirittura più di 100) e ora che la salita sanremese è stata anche riasfaltata è diventata ancor meno pericolosa, tanto che nessuno ha provato l'attacco sulle sue rampe, ma solo al termine delle stesse. Il Team Sunweb ha comandato la corsa dalla Cipressa in poi forzando il ritmo con Tom Dumoulin, uno che le pendenze della Cipressa e del Poggio se le mangia, nel tentativo di far staccare i velocisti puri, Cavendish in primis. Tutti, compresi i Sunweb, sapevano che il punto chiave della corsa sarebbe stato quel falsopiano di cinquecento metri al termine del Poggio, ma solo in due sono riusciti a cogliere il momento e a rimanere alla ruota di Sagan, mentre il resto del gruppo è rimasto al palo con il solo Sonny Colbrelli che ha provato una disperata trenata per ricucire lo strappo.
Ancora una volta quindi è stato Peter Sagan l'ago della bilancia della Milano-Sanremo. E ancora una volta è stato beffato sulla linea d'arrivo, con la magra consolazione che a vincere stavolta non sia stato un carneade alla Gerard Ciolek, ma un campione come Michal Kwiatkowski.
L'intelligenza di Kwiatkowski
Già, Mister K. Il polacco è un corridore fenomenale, capace di sorprendere tutti a Ponferrada e prendersi una maglia iridata inaspettata (tanto che qualche celebre commentatore disse "ma per chi tira la Polonia?") e di vincere anche quando è atteso protagonista, vedasi Amstel 2015 e, appunto, ieri.
Già lo scorso anno Kwiatkowski andò vicino al bersaglio grosso, salvo essere ripreso prima della flamme rouge poiché da solo all'attacco. Quest'anno il polacco ha fatto tesoro della lezione e ha aspettato che qualcuno partisse per accodarsi e per sua fortuna quel qualcuno è stato Peter Sagan. Kwiatek si è accodato a Sagan e ad Alaphilippe come uno che non vuole mollare, nella consapevolezza di potersi giocare le sue carte allo sprint, grazie a un capolavoro tattico che gli è valso il successo.
Strategia scontata quanto efficace: il polacco tira poco e niente, lasciando il grosso del lavoro a Sagan che, come spesso accade, non viene aiutato, e ad Alaphilippe che passa in testa giusto per qualche centinaio di metri. La tesi di laurea però è proprio sotto la flamme rouge. Kwiatkowski è nella posizione perfetta, ovvero quella di seconda ruota, alle spalle di Sagan: arriviamo ai 300 metri dal traguardo, dove il campione del mondo controlla la situazione alle sue spalle e vede il polacco staccato di pochi, ma importanti metri e decide quindi di lanciare la volata. Peccato che quella di Kwiatkowski sia una finta. Il corridore del Team Sky ha fatto volutamente credere di essere in difficoltà e una volta che Sagan ha lanciato la lunga volata, lui si è messo al suo inseguimento superandolo 40 metri prima della linea d'arrivo. Laurea in tattica conseguita con 110 e lode, insomma.
Tiriamo le somme
Le conclusioni che si possono trarre da questa Sanremo sono sostanzialmente due, le stesse che si ripetono ogni anno.
La prima riguarda il percorso, perché se è vero che negli ultimi anni è sempre arrivato un gruppo inferiore alle trenta unità a giocarsi la vittoria, lo è altrettanto che è sempre più difficile fare la differenza su questo tracciato. L'inserimento della Pompeiana in mezzo tra Cipressa e Poggio è forse troppo, ma l'eliminazione della prima salita storica per far posto alla Pompeiana potrebbe essere la chiave di volta.
La seconda riguarda invece Peter Sagan. Il campione slovacco è un corridore fenomenale, per il quale sta diventando però sempre più difficile vincere una classica monumento proprio a causa della sua forza. Sagan sta vivendo la stessa situazione paradossale che visse Fabian Cancellara prima di lui, ovvero tutti lo seguono negli attacchi, ma nessuno lo aiuta, proprio per la paura di essere battuti dal più forte. In questa maniera Sagan ha perso tre Sanremo e due Fiandre e, forse, anche una Roubaix, segno che lo slovacco deve cambiare modo di correre se vorrà incrementare a dismisura il suo carniere di vittorie, anche se l'amore dei tifosi delle due ruote sarà sempre svincolato dal palmarès: "L'importante non è il risultato ma fare spettacolo per la gente che è venuta a vedere la gara. Altrimenti cosa gareggiamo a fare?".