"Una corsa di sette ore che si decide in due secondi". La sintesi di Tom Boonen racchiude perfettamente il senso della Classicissima di Primavera, quella Milano-Sanremo che apre la stagione delle corse monumento e del grande ciclismo internazionale. Oltre 270 chilometri di percorso, dalla capitale lombarda al lungomare della località ligure, non lontana dal confine con la Francia.
Una sorta di campionato del mondo dei velocisti, non itinerante, che si disputa nella grande attesa. L'attesa di capire se qualche coraggioso dell'ultima ora riuscirà a sfruttare il Poggio come trampolino di lancio, o se i finisseurs dovranno arrendersi all'epilogo della volata di gruppo, esito verificatosi sempre più spesso nelle ultime stagioni. Fino a qualche anno fa gli sprinter puri faticavano a immaginarsi competitivi in via Roma: basti pensare a quanto tempo abbiano impiegato i vari Cipollini e Petacchi per imporsi a Sanremo, per domare la Cipressa e resistere al Poggio. Una condizione che è recentemente cambiata, con i velocisti sempre più abili a superare gli ostacoli in salita disseminati sul percorso (si pensi ai vari Cavendish, Dèmare, Kristoff, Degenkolb, solo per rimanere alle ultime edizioni). E, in vista della Classicissima di sabato prossimo, è ancora Tom Boonen ad accendere la miccia della battaglia. Il belga della Quick-Step Floors, alla sua ultima apparizione in Riviera (chiuderà la carriera sulle pietre della Roubaix) non si è nascosto: si corre per battere Sagan. "E' il più forte - le parole di Tornado Tom - normale fare la corsa su di lui. Per quanto mi riguarda, gareggerò in supporto del mio compagno di squadra Fernando Gaviria. E' veloce, intelligente, talentuoso, uno dei migliori della sua generazione. Ma dovremo trovare un modo per battere Sagan: Peter è un fenomeno, ma la squadra non è alla sua altezza. In che modo provare a fermarlo? Ci sono tante strategie attuabili in corsa, isolarlo rimane quella più efficace. La Sanremo è da tempo un affare per velocisti, ma per esperienza so che ogni sei-sette anni può capitare qualcosa di imprevedibile".
L'avvicinamento del due volte campione del mondo alla Milano-Sanremo è senza dubbio l'elemento mediatico di maggior interesse che ruota intorno alla Classicissima di sabato. Iridato a Richmond e Doha, trionfatore lo scorso anno al Giro delle Fiandre, campione europeo in carica, Peter Sagan attende di riempire la sua personale bacheca con una corsa che finora l'ha sempre respinto. Tanti gli ostacoli da superare. Non solo il percorso (prova lunghissima, che secondo gli esperti non lo favorirebbe), ma soprattutto i rivali, i grandi sprinter, più adatti dello slovacco a un arrivo in volata. Sagan è e rimane un clamoroso corridore polivalente, in grado di vincere su tutti i terreni e contro ogni avversario, ma non sarà mai uno sprinter puro, alla Cavendish o alla Kittel per intenderci. Ecco perchè - nel campionato mondiale annuale della velocità, una sorta di gran premio di Monza di ciclismo - i favoriti rimangono i vari John Degenkolb, Alexander Kristoff e Fernando Gaviria. Sprinter in grado di reggere senza problemi alle dolci pendenze del Poggio, per poi far valere la loro maggiore esplosività nel rush finale di Via Roma. A Sagan potrebbe convenire attaccare proprio sul Poggio, ma difficilmente troverebbe collaborazione: chiunque gliela desse, sarebbe certo di essere infilzato allo sprint. Ecco dunque la seconda alternativa: giungere in volata con gli altri velocisti, approcciarla come se fosse un arrivo di tappa pianeggiante del Tour de France, e sperare di trovare spazi e spunti vincenti. Una serie di combinazioni che rendono complicato, ma non impossibile, un trionfo dello slovacco. Il tutto in linea con il senso della Sanremo: la grande attesa, per quei due secondi che, dopo sette ore, valgono una carriera.