Con l'ultima tappa dell'Abu Dhabi Tour 2016 Vincenzo Nibali e Alberto Contador hanno concluso le rispettive esperienze con le maglie dell'Astana e della Tinkoff. Due rapporti professionali burrascosi, caratterizzati da diverse incomprensioni con i "grandi capi" Alexander Vinokourov e Oleg Tinkov, chiusi non esattamente con parole al miele, bensì con qualche dichiarazione al veleno in buona misura gratuita.
Dalla prossima stagione ecco due nuove squadre: la Trek-Segafredo per Contador e il Team Bahrain-Merida per Nibali, per ripartire verso altre vittorie, con una serenità ritrovata. Discorso che vale in particolar modo per il Pistolero, protagonista di un'annata zeppa di delusioni, iniziata bene con qualche vittoria nelle brevi corse a tappe (Giro dei Paesi Baschi, oltre a un paio di guizzi alla Parigi-Nizza), proseguita poi a singhiozzo verso il Tour de France (non soddisfacente al Giro del Delfinato), quella Grand Boucle che resta l'ultimo grande obiettivo della carriera di Contador. Messo fuori causa dalle cadute, l'uomo di Pinto ha dovuto abbandonare la Francia ai piedi dei Pirenei, senza potersi confrontare con Chris Froome e il suo fantastico Team Sky. Rivincita che non si è concretizzata nemmeno alla Vuelta a Espana, terminata con un piazzamento fuori dal podio e una condizione inferiore non solo a quella del kenyano bianco, ma anche a quella dei due colombiani, Nairo Quintana ed Esteban Chaves. In cauda venenum, sono giunte nel finale di stagione le parole rabbiose del patron Oleg Tinkov, che ha scaricato su Contador tutte le difficoltà di una squadra invece mai realmente competitiva. E invece sulla bontà del progetto Trek-Segafredo punta ora il corridore spagnolo, nella speranza di potersi giocare l'ultimo Tour de France della carriera finalmente sano e con i giusti compagni di squadra. Resta la sensazione di un Contador meno reattivo non solo dal punto di vista atletico, ma anche nella lettura delle situazioni di corsa, da sempre suo grande punto di forza.
Il 2016 ha riservato invece maggiori soddisfazioni a Vincenzo Nibali, che ha compiuto il suo dovere vincendo il Giro d'Italia, conquistando una maglia rosa che aveva il colore della rabbia, dell'orgoglio e della rivalsa verso un ambiente che in buona parte l'aveva già scaricato. Sì, perchè l'Astana di Vinokourov sembrava non aspettare altro che un flop dello Squalo dello Stretto per giustificare il mancato rinnovo del contratto, con un rapporto ai ferri corti dai tempi del Tour 2015. Invece Nibali ha raddrizzato il Giro - e indirettamente la sua stagione - con un gran finale sulle Alpi piemontesi, approfittando anche del personalissimo harakiri dell'olandese Steven Kruijswijk per mettere in bacheca la seconda maglia rosa della carriera. Da maggio in poi l'annata di Nibali è stata caratterizzata però solo da beffe e delusioni. La sua partecipazione al Tour de France - in appoggio a Fabio Aru - non gli ha riservato soddisfazioni personali, nonostante gli abbia consentito di prepararsi al meglio per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, altro grande obiettivo stagionale, sfuggito per una scivolata nell'ultima discesa del selettivo percorso a cinque cerchi. In un attimo Nibali ha visto spezzarsi i suoi sogni olimpici e rompersi la clavicola, con conseguente conclusione anticipata del suo 2016 (terminato solo con due apparizioni insignificanti alla Tre Valli Varesine e all'Abu Dhabi Tour). E proprio dal Medio Oriente inizierà l'ultima fase della sua carriera, con una squadra tutta da scoprire, verosimilmente al suo servizio, ancora con il Tour come obiettivo. Nibali e Contador, destini che corrono su binari diversi ma che sembrano destinati a incrociarsi nel prossimo luglio in terra francese.