Due titoli mondiali consecutivi. Non capitava dai tempi dell'azzurro Paolo Bettini, il Grillo di Cecina capace di vestirsi d'arcobaleno sui percorsi di Salisburgo 2006 e Stoccarda 2007. Solo un grandissimo corridore come Peter Sagan poteva riuscire nell'impresa di eguagliare il record del toscano divenuto poi commissario tecnico della nazionale.
E il bis dello slovacco è anche un colpo durissimo assestato alla concorrenza. Se lo scorso anno Sagan aveva vinto in solitaria sul percorso di Richmond, non troppo duro ma non per velocisti di origine controllata, il trionfo di ieri a Doha 2016 è stato il sigillo a una stagione straordinaria. Una volata imperiale che ha messo k.o. gente come Mark Cavendish, sprinter ideale per il piattume del Qatar, Alexander Kristoff, Giacomo Nizzolo, Edvald Boasson Hagen. Gente che di mestiere sprinta da una vita. Tutti surclassati, compreso il gigantesco Tom Boonen, riuscito nell'impresa di salire nuovamente sul podio mondiale a undici anni di distanza dal trionfo di Madrid, e l'australiano Michael Matthews, che pure l'aveva beffato nella tappa di Revel all'ultimo Tour de France. Il dominio di Sagan sul ciclismo internazionale si estende ormai a macchia d'olio, da marzo ad ottobre e su tutti i terreni. Sua la maglia verde alla Grand Boucle, suo il Giro delle Fiandre, suoi i successi che nobilitano Giro della California e Giro di Svizzera, suoi gli Europei di Plumelec, il tutto con quell'aria scanzonata di chi sa perfettamente di essere il più forte, al punto da volersi godere la vita oltre il ciclismo. Una forza della natura, inarrestabile, come un vento freddo che spazza via ogni ostacolo. Ecco perchè potremmo essere solo all'inizio di una nuova tirannia nel mondo delle due ruote, in particolare se si prendono in considerazione le corse che lo slovacco deve ancora vincere.
Non sono molte in realtà, ma sono probabilmente già segnate sul calendario dell'ormai due volte iridato. Innanzitutto la Milano-Sanremo, la Classicisima di Primavera forse non abbastanza dura per le sue caratteristiche, ma comunque una corsa monumento che pare essere abbondantemente alla sua portata, specie se Sagan dovesse per una volta trovarsi in buona posizione nella corrida finale di Via Roma. E poi la Parigi-Roubaix. L'Inferno del Nord che lo ha sempre respinto, la regina delle classiche che con il suo pavè nasconde insidie, causa forature e stravolge tattiche di gara. Una prova che lo slovacco può tranquillamente ambire a vincere, dopo aver già dato spettacolo all'ultima edizione della Ronde Van Vlaanderen. Ritiratosi Fabian Cancellara, con Boonen anch'egli al passo d'addio, Peter Sagan sarà il favorito numero uno della prossima Roubaix: non un vantaggio, ma di certo neanche un motivo per sentire la pressione, che il ragazzo slovacco utilizza invece come propellente per caricarsi. Infine, la prossima edizione dei Mondiali, per un tris che sarebbe storico e che lo proietterebbe dritto dritto nella leggenda di questo sport. Nel 2017 si correrà sulle strade di Bergen, in Norvegia: dal caldo torrido del deserto del Qatar al freddo (e forse alla pioggia) della Scandinavia. Il percorso sarà molto più duro di quello di Doha, ma non eccessivamente selettivo. Insomma, l'ideale per un altro acuto di uno dei pochissimi fuoriclasse rimasti nel panorama ciclistico internazionale.