Il Viviani che alla Gazzetta dello sport racconta il post-Rio e il ritorno alle corse è un corridore in fiducia, lontano da eccessive tensioni. Tensioni spazzate via dalla bellissima medaglia d'oro di Rio: "La medaglia d’oro mi dà una grande tranquillità. Era l’obiettivo numero uno della stagione e l’ho centrato. È come per Froome, che ha dichiarato di voler vincere il Tour e ci è riuscito. Sono più sereno, ma la cattiveria sportiva è la stessa". Viviani non si vuole però fermare qui, vuole continuare ad esultare anche su strada ed è pronto per i prossimi appuntamenti: "Nel 2016 ho esultato solo due volte su strada, l’ultima cinque mesi fa. È il momento di darci dentro. Tra Tour of Britain, Bernocchi ed Eneco Tour arrivano le corse per me".

Al Tour of Britain il remake di una scena a cinque cerchi, con la caduta di Viviani causata da Cavendish, che Elia racconta così: "Cav mi era in scia poi non ho capito cosa sia successo: lui dice che ha visto la mia ruota davanti partire, altri che Von Hoff mi ha tagliato la strada e siamo caduti. Ho una grossa botta alla tibia destra e il polpaccio contratto".

Per Viviani però la stagione non finisce certo al Tour of Britain, l'obiettivo numero 1 è il mondiale di Doha in Qatar: "Voglio farmi trovare pronto, voglio dimostrare di saper assumere la responsabilità per guidare la Nazionale in Qatar. Se saprò meritarmelo, se l’Italia crede che possa giocarmela con i grandi sprinter, allora deve essere chiaro chi è il leader della squadra". Il leader della squadra ancora non è definito, data la concorrenza di Giacomo Nizzolo: "Si parla di rivalità solo perché lottiamo per gli stessi obiettivi, come la maglia rossa al Giro. Ma siamo compatibili e tra di noi c’è grande accordo".  Uno sguardo poi agli altri favoriti e ai nostri punti di forza: "Non partiamo favoriti, i fari sono altri: Cavendish, Kittel o Greipel. Ma abbiamo una squadra fortissima, perfetta per il Qatar. Un esempio? I migliori apripista sono nostri: Guarnieri tira le volate a Kristoff, Sabatini a Kittel".