Si tratta di un Nibali determinato quello che parla alla Gazzetta dello Sport alla vigilia della gara in linea di Ciclismo: "Sì, è una grande occasione. Più che nelle due Olimpiadi precedenti. Per vari motivi, ma soprattutto per il percorso, molto adatto a gente come me: corridori di fondo, scalatori". L'ultimo vincitore del Giro d'Italia è infatti uno dei principali favoriti ed ha corso il Tour de France solo per preparare quella che ormai è la sua terza olimpiade: "Dopo il Giro, dovevo semplicemente fare un periodo di mantenimento della forma diciamo molto intelligente, senza distrazioni. Se fossi rimasto a casa ad allenarmi, avrei rischiato di non riuscire a tenere il livello di concentrazione ideale".
La stagione del messinese è stata fino ad ora assolutamente positiva, grazie alla vittoria del giro d'Italia, anche se al Tour, Vincenzo, non ha certo brillato. La condizione è apparsa via via in crescita e forse solo la volontà di non osare troppo in vista dei giochi gli ha fatto perdere la vittoria nella penultima tappa con arrivo a Morzine. L'ultimo vincitore italiano del Tour de France si concede poi un tuffo nel passato, ricordando le più belle medaglie italiane: "Fabio Casartelli che vince l’oro a Barcellona 1992. Non avevo ancora 8 anni, avevo appena cominciato ad andare in bici, ma quell’arrivo me lo ricordo bene","Jury Chechi oro olimpico nella ginnastica ad Atlanta. Fu eccezionale". Nibali ha parole anche per le ultime 2 olimpiadi disputate, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, meno fortunate. Prima un cenno alle Olimpiadi di Pechino 2008, dove arrivò come sostituto di Riccardo Riccò: "Ballerini mi disse che avrei dovuto entrare nelle fughe della prima parte. Io eseguii gli ordini alla lettera, tanto è vero che al primo scatto mi infilai nel gruppetto di testa". Li giunse poi la medaglia d'argento, anche se fu successivamente revocata a causa della positività di Davide Rebellin. Meno felice l'esperienza di Londra 2012: "Il percorso era abbastanza semplice, dovevamo fare la corsa dura. Bettini mi disse: ‘Vincenzo, ogni volta che si attacca la salita devi metterti in testa e menare a tutta’. Ad ogni giro, nelle foto si vede il sottoscritto davanti a tutti... Alla fine non andò bene. Vinokourov e Uran giocarono d’anticipo". Quella corsa non fu bella per l'Italia dato che arrivò solo un nono posto con Luca Paolini.
Oggi però la squadra è forte e il percorso è molto adatto agli atleti azzurri, tra cui è importante ricordare Fabio Aru, ultimo vincitore della Vuelta Espana che ha partecipato all'ultimo Tour, dove ha chiuso 13esimo a causa di una crisi nell'ultima vera tappa alpina. A completare la spedizione azzurra ci sono poi Diego Rosa, Damiano Caruso e il combattivo Alessandro De Marchi che cercheranno di farci ripetere la gioia che lo stesso Nibali ha provato ad Atene 2004, quando Paolo Bettini vinse all'ombra del Partenone la medaglia d'oro: "Fu una grande gioia. Io quell’anno ero ancora tra i dilettanti, poche settimane dopo avrei vinto il bronzo ai Mondiali under 23 nella crono, non conoscevo ancora Paolo. Lo avevo incrociato giusto qualche volta in allenamento sulle strade della Toscana. Per noi giovani era una sorta di mito".