Per fare la storia basta un momento, un secondo oppure, nel caso di Agassi, un dritto in contropiede. Perchè il '96 mette a nudo tutte le difficoltà dello statunitense che, da inizio anno, salta l'appuntamento con le fasi finali dei tornei importanti, vedesi Slam. Eppure, sotto il sole cocente di Atlanta, le corde della racchetta si tesero e regalarono, al N°7 Atp, forse la gioia più grande della sua vita.
Qualunque appassionato di tennis avrà letto almeno un rigo di "Open", la sua toccante autobiografia. Il 1996 è raccontato come uno degli anni cardine della sua carriera e la vittoria davanti ad un pubblico prettamente a stelle e strisce rappresenta il massimo. Agassi, storicamente fuori dagli schemi e dai canoni, è il classico tennista che cerca sempre e costantemente stimoli nuovi. L'anno prima, il '95, rappresenta la grande conquista: la vetta della classifica è sua. Aver vinto, all'età di 25 anni, Wimbledon, Us Open, Australian Open ed essere N°1, significa felicità ed appagamento. Ma non per uno come lui, sempre rincorso dall'adrenalina di nuove sfide e nuovi traguardi. Sono il più forte, che fare? Ho vinto tutto, e adesso? Riflette un momento anche su un possibile e sconcertante ritiro, ma una scossa accende il suo futuro; vuole il Career Slam ma soprattutto le Olimpiadi in casa propria.
Al Roland Garros si ferma al secondo turno, arriva scarico a Wimbledon e non supera nemmeno il primo. Sconcerto e stupore fra gli addetti ai lavori ma non solo. L'estate, però, mette sul piatto il grande appuntamento; Atlanta 1996 è alle porte. Agassi, stanco mentalmente, salta la cerimonia d'apertura e si riposa in vista del primo turno. Al round of 32, becca lo svedese Jonas Björkman; vittoria agevole e senza problemi. Facile anche il secondo turno contro Karol Kucera. I primi problemi sorgono contro Andrea Gaudenzi. L'azzurro, concentrato e deciso, gioca un gran tennis ed induce all'errore l'americano; il primo set finisce 6-2. Agassi non vuole, per nulla al mondo, farsi scappare la possibilità di vincere l'oro. Ed ecco che un successivo 6-4 6-2 lo proietta ai quarti. Tra i migliori 8, finisce sulla graticola con il fuoco che sale. Contro Wayne Ferreira, Andre vince il primo, perde il secondo ed è sotto 5-4 nel terzo e decisivo set. Con il sudafricano alla battuta. Con un gran colpo di coda raddrizza il match e lo vince brekkando Ferreira nel game successivo. Semifinale contro Leander Paes. Il campione doma l'indiano e vince la partita in due set: 7-6 6-3. Il sogno olimpico è vicino, davvero vicino. Il cattivo tempo ritarda l'orario della finale, Andre è teso ma carico come non mai, si sente un leone. Ed il ruggito, dopo l'inizio, non tarda ad arrivare. La tempesta Agassi si abbatte sullo spagnolo Bruguera, non c'è partita. Zero. Risultato finale 6-2 6-3 6-1. Sguardo perso nel vuoto, felicità ed incredulità. La premazione è ancor più emozionante ed alcune lacrime si tingono d'oro, come la sua medaglia.