I primi a dare l'allarme sono stati gli australiani. Ora però le condizioni di agibilità e vivibilità del villaggio olimpico di Rio de Janeiro 2016 preoccupano anche gli organizzatori, che oggi hanno ammesso che sui trentuno edifici costruiti per ospitare le varie delegazioni nazionali solo diciannove hanno superato tutti i test per la sicurezza. Ecco perchè un anonimo membro della commissione brasiliana per i Giochi parla di "lavori da completare per circa il 50%".
D'altronde, che ci fossero ritardi nella messa a punto di tutte le attrezzature necessarie al corretto svolgimento delle Olimpiadi, era stato reso noto dallo stesso CIO, che negli ultimi mesi si è adoperato per un'accelerazione dei lavori. Accelerazione evidentemente non sufficiente a evitare gli strali dei primi atleti giunti a Rio, che si sono detti "sconvolti e disgustati" dalle condizioni del villaggio, ponendo dei punti interrogativi anche sulla "agibilità sanitaria delle strutture". Secondo quanto riportato oggi da Sports Illustrated, il 10% del totale degli atleti olimpici sarebbe già a Rio: tra di loro ecco spuntare i membri della delegazione australiana, che hanno minacciato di abbandonare il villaggio, scegliendo dunque altri alloggi, in caso di mancata messa a punto in tempi brevissimi. Da alcuni report della squadra aussie, emergono inquietanti dettagli riguardanti il mancato funzionamento degli ascensori, l'inagibilità dei bagni e, soprattutto, ricorrenti problemi all'impianto elettrico. Come quello che sono stati costretti a fronteggiare gli atleti olandesi, alle prese sabato scorso con un piccolo incendio causato da un corto circuito. Gli organizzatori hanno assicurato che tutto sarà perfettamente a norma entro giovedì, ma sono in tante le squadre che cominciano a pensare a soluzioni alternative, nonostante la ricettività alberghiera di Rio de Janeiro non sia ormai più in grado di ospitare oltre diecimila atleti. Altre delegazioni, come quella italiana capeggiata da Carlo Mornati, si stanno organizzando per provare a risolvere in proprio i problemi di agibilità del vilaggio, portando in loco tecnici a libro paga del CONI, come rivelato oggi da Wall Street Journal.
A complicare le cose ci si è messo intanto il sindaco di Rio Eduardo Paes, che ha così reagito alle rimostranze degli australiani: "Metteremo un canguro davanti al loro edificio in modo da farli sentire a casa", il commento beffardo e inopportuno che ha scatenato le ire degli aussies: "Non abbiamo bisogno di canguri - ha detto il loro responsabile della comunicazione Mike Tancred - ma solo di idraulici che tappino le falle e svuotino i laghi presenti negli appartamenti". Altre lamentele ufficiali sono giunte da atleti bielorussi e neozelandesi, mentre in maniera più pragamatica i britannici si sono limitati a dire che "problemi di questo tipo non sono infrequenti quando le strutture sono nuove", e che lavoreranno per superare ogni ostacolo insieme agli organizzatori. Ma il ritardo nell'allestimento del villaggio olimpico non è l'unico problema che sta affliggendo Rio de Janeiro in questi giorni frenetici che precedono la cerimonia di inaugurazione. Ce ne sono altri riguardanti l'incolumità di atleti e membri dello staff, a cominciare dal virus Zika, la cui pericolosità soprattutto per le donne ha indotto non poche protagoniste a disertare la XXXI edizione delle Olimpiadi. Per non parlare dell'inquinamento delle acque destinate ad essere il campo di gara della disciplina del nuoto di fondo, da tempo individuate come poco salubri da vari enti ambientali, mentre è notizia di poche ore fa che proprio qui sono stati ritrovati cadaveri umani, gettati in mare da bande di criminali in una sorta di regolamento di conti tra i diversi clan.