Dopo due settimane di Tour de France e sedici tappe già disputate, il dominio di Chris Froome alla Grand Boucle non sembra poter essere messo più in discussione. Troppo forte su tutti i terreni il kenyano bianco, troppo solida la sua squadra, il Team Sky, per pensare di ribaltare una classifica generale che è al momento cristallizzata. Ritiratosi Alberto Contador, il Tour ha perso l'unico corridore in grado di fare la differenza in salita e soprattutto capace di inventarsi qualcosa, un'azione da lontano o scatti a ripetizione.
Senza il corridore di Pinto, anche le ultime tappe di questa edizione della Grand Boucle rischiano di diventare una lunga processione verso Parigi. Intendiamoci, il terreno per movimentare la classifica ci sarebbe anche, con due arrivi in salita, una cronoscalata e l'ultima frazione con traguardo posto a Morzine-Avoriaz dopo aver affrontato il Col de Joux Plan. Ma i pochi temerari che finora hanno provato a scalfire l'egemonia del Team Sky e del suo capitano sono stati respinti con perdite: l'altro ieri, sui Lacets du Grand Colombiere, i tentativi di Fabio Aru, Alejandro Valverde e Romain Bardet sono infatti miseramente naufragati sotto l'incedere costante e infernale dei gregari di Froome. Senza Mikel Landa e Geraint Thomas, rimasti staccati a causa del forcing di Diego Rosa e dell'Astana, a rispondere a ogni minimo allungo ci ha pensato il belga Wouter Poels, vincitore dell'ultia Liegi-Bastogne-Liegi, non esattamente l'ultimo arrivato, con Mikel Nieve tenuto come ruota di scorta per ogni evenienza. Al momento è un Tour senza avversari per Froome. Già, perchè chi lo segue in classifica generale ha interesse a mantenere e consolidare i propri piazzamenti. Bauke Mollema e Adam Yates si trovano infatti secondi e terzi, virtualmente sul podio di Parigi, senza particolari meriti, se non quelli di essere stati costanti nelle prime due settimane di corsa. Non sta a loro attaccare, una coppia che se potesse sigillerebbe la classifica a doppia mandata fino alla parata di domenica.
Chi avrebbe ben altre ambizioni è Nairo Quintana, lo scalatore della Movistar a tre minuti dalla maglia gialla, in enorme difficoltà sul Mont Ventoux dimezzato, e bastonato a cronometro. Il colombiano non sembra avere la gamba dei giorni migliori, nonostante il suo atteggiamento sfingesco non autorizzi a sprecarsi in previsioni di sorta. Solo una giornata storta di Froome potrebbe riaprire i discorsi per la maglia gialla, mentre è invece in corso la battaglia per il podio. Mollema e Yates dovranno difendersi ora proprio da Quintana, e forse da Valverde, con una Movistar costretta a inventarsi qualcosa di diverso per evitare un epilogo scontato. Anche gli altri presunti big sono a caccia di un piazzamento: dallo scattista francese Romain Bardet al regolarista Richie Porte, dall'irlandese Daniel Martin allo stesso Fabio Aru, che non pare poter ambire a qualcosa di più di un posto nella top five (ora è decimo). In un Tour relativamente duro, mancano però proprio i grandi grimpeur, quelli che ti piazzano l'attacco secco e deciso prendendo subito un centinaio di metri di vantaggio. Non è questo tipo di corridore Quintana, che parte in progressione anche nelle sue giornate migliori, un po' come Porte e Van Garderen, il duo della BMC che aspetta che siano gli altri a muoversi.
In quest'attesa continua - snervante per gli spettatori - Froome si gode il primato, forte della sua condizione e di quella della squadra, un dream team di cui un paio di elementi potrebbero tranquillamente fare classifica per conto loro. La sensazione è che il kenyano bianco possa provare a dare il colpo definitivo alla concorrenza alla prima occasione utile, ipotecando il suo terzo Tour della carriera, mentre da dietro i suoi avversari si muoveranno l'un contro l'altro per un piazzamento dal secondo posto in giù.