Una Milano-Sanremo, due Liegi-Bastogne-Liegi, due Giri di Lombardia, due campionati del mondo (prove in linea di Salisburgo 2005 e Stoccarda 2006). Eppure uno dei ricordi più esaltanti legati a Paolo Bettini, corridore classe 1974, toscano di Cecina, rimane quello dell'oro olimpico conquistato ad Atene 2004, con un'azione personale in salita conclusasi con la volata vincente sul compagno d'avventura, il portoghese Sergio Paulinho. Per il più grande ciclista italiano nelle corse di un giorno, numeri alla mano, l'alloro olimpico di quella XXVIII edizione dei Giochi fu forse il trampolino di lancio per un finale di carriera che l'avrebbe definitivamente consacrato nell'empireo delle due ruote.
Bettini, in gioventù allievo e compagno di squadra di un altro grande corridore italiano come Michele Bartoli, si era già rivelato nel 2000 alla Doyenne, la Decana delle Grandi Classiche Monumento del Belgio, per poi ripetersi nel 2003 alla Milano-Sanremo, uno dei pochi a riuscire ad emozionare sulle strade della Classicissima di Primavera. Fisico esile ma scattante, Bettini riassumeva perfettamente le caratteristiche del grande corridore nelle corse di un giorno: fondista e finisseur allo stesso tempo, veloce in volata anche contro avversari più potenti. Ma, oltre ai successi da professionista con le maglie delle varie squadre della sua carriera, il suo nome rimarrà per sempre legato a quello di Franco Ballerini, altro toscano e specialista della Parigi-Roubaix, capace di pilotarlo dall'ammiraglia della nazionale come con un telecomando. Ballerini la mente, Bettini il braccio, si potrebbe dire, se non fosse che il buon Paolo aveva da sè un innato senso della competizione e della gara, perfetto per muoversi nelle pieghe di finali convulsi e difficili. E proprio con la maglia azzurra il toscano si sarebbe tolto le soddisfazioni più grandi, sovrapponendole i colori dell'iride dei mondiali di Salisburgo e Stoccarda nel back to back del 2005-2006.
Prima di quei trionfi d'inizio autunno, Bettini entrò definitivamente nei cuori degli appassionati di ciclismo italiano per il capolavoro costruito nella corsa del 14 agosto 2004 sul circuito urbano di 211 km di Atene, sede della XXVIII edizione delle Olimpiadi moderne. Sotto il sole cocente dell'estate greca, il Grillo, così soprannominato perchè non la smetteva mai di saltellare sulla sua bicicletta, si inventò un'azione solitaria in salita, a cui solo il carneade portoghese Sergio Paulinho riuscì a resistere. Tutti gli altri favoriti di quella edizione, dal tedesco Erik Zabel al russo Kolobnev, dall'australiano Robbie McEwen all'altro teutonico Jan Ullrich, passando per il kazako Alexander Vinokourov (che si prenderà la rivincita otto anni più tardi) e per il passista aussie Stuart O'Grady, dovettero alzare bandiera bianca dinanzi allo scatto secco, deciso, dell'azzurro. Interminabili gli ultimi passaggi sul traguardo del circuito ateniese, con il timore di essere ripreso da cotanti campione, per non parlare dell'incognita rappresentata dal semisconosciuto Paulinho, di cui in pochi conoscevano a fondo le caratteristiche. Finì in una volata a due, dominata da Bettini, che lanciò il Grillo sul gradino più alto del podio, con un medaglia d'oro al petto e una corona d'alloro in testa, mentre il portoghese dovette accontentarsi dell'argento e il bronzo andò a un figlio d'arte come Axel Merckx, erede del grandissimo Eddie. Fu un inizio di Olimpiadi beneagurante per i colori azzurri, che due settimane più tardi avrebbero potuto festeggiare anche il trionfo nell'ultima gara dei Giochi, con Stefano Baldini emulo di Fidippide e Spyridon Louis nella maratona.