All'età di ventisei anni (li compirà domenica 3 luglio, nel giorno della seconda tappa della Grand Boucle 2016), Fabio Aru si appresta a correre il suo primo Tour de France della carriera. E a farlo da protagonista, da capitano di una squadra - l'Astana - che recentemente ha fatto incetta di vittorie nelle grandi e brevi corse a tappe (Vincenzo Nibali al Giro d'Italia, Miguel Angel Lopez Moreno al Giro di Svizzera, tanto per rimanere nell'ultima primavera). 

Il Cavaliere dei quattro mori, sardo di Villacidro, non è certo un novizio del panorama ciclistico internazionale: il suo trionfo alla Vuelta a Espana dello scorso settembre fa già parte di un bellissimo capitolo della storia dello sport italiano, con la maglia rossa di Madrid a lungo inseguita e agguantata all'ultima occasione utile. Scalatore puro, questo dinoccolato corridore dell'Astana si è rivelato ad altissimi livelli per la prima volta nel 2014, quando riuscì a salire sul terzo gradino del podio di Trieste alle spalle dei colombiani Nairo Quintana e Rigoberto Uran. In quella edizione del Giro d'Italia si aggiudicò la tappa di Montecampione e diede spettacolo nella cronometro del Monte Grappa, per poi ripetersi alla Vuelta, dove colse altri due successi parziali che gli valsero il quinto posto finale in classifica generale. Il resto è storia recente, con un altro podio nella corsa rosa del 2015, stavolta secondo dietro a un fuoriclasse come Alberto Contador, e con l'exploit in maglia roja sulle salite di Spagna. Ecco perchè la stagione in corso è stata programmata tutta sul Tour de France, con una preparazione che lo ha visto gareggiare pochissimo in primavera e concentrarsi su lunghi allenamenti in altura (al Sestriere). Alexander Vinokourov, grande capo kazako dell'Astana, ha deciso infatti di puntare su di lui per la Grand Boucle che partirà il prossimo 2 luglio, mentre Vincenzo Nibali, amico e compagno di Aru, lo affiancherà nelle vesti di chioccia (o mentore, che dir si voglia). 

Il 2016 del Cavaliere dei quattro mori è stato però sinora avaro di grandi risultati, eccezion fatta per la vittoria nella terza tappa del Giro del Delfinato, ottenuta grazie a una splendida azione in solitaria, concretizzatasi in discesa. Sulle strade della Savoia Aru non ha però mai trovato il giusto colpo di pedale, finendo ben lontano dai migliori della generale e staccandosi su tutte le grandi salite, lasciando per una settimana le luci della ribalta al compagno di squadra Diego Rosa, vincitore dell'ultima Milano-Torino e altro corridore italiano in ascesa. Prima del Delfinato, ecco due partecipazioni pressochè anonime a inizio anno alla Volta Valenciana e al Giro dell'Algarve. Poi qualche segnale di vita durante il Giro di Catalogna vinto da Quintana, prima del ritiro a causa di una brutta caduta (botta alla schiena) al Giro dei Paesi Baschi. Incolore anche la prova nell'unica Classica delle Ardenne disputata, la Freccia Vallone dominata da Alejandro Valverde. Aru si presenta così al Tour un po' a fari spenti e soprattutto senza i favori del pronostico per il podio di Parigi, nonostante il percorso sia particolarmente adatto agli scalatori. Dopo una prima settimana di assestamento, ci saranno infatti tre tapponi pirenaici dove farsi valere, prima dell'imperdibile appuntamento con il Gigante della Provenza, quel Mont Ventoux dove l'ultimo italiano a trionfare fu Marco Pantani nel 2000. Infine, le Alpi, con in mezzo un paio di cronometro non per specialisti, nella speranza di giungere alle giornate decisive con una classifica che gli consenta di coltivare sogni di gloria. "Andrò in Francia per fare esperienza", l'avvertimento di Aru, uno che però gli avversari hanno ormai imparato a conoscere e rispettare.