Se la prima settimana del Giro d'Italia 2016 aveva avuto come grande protagonista l'olandese Tom Dumoulin, la seconda parte delle tre in cui dividere idealmente la corsa rosa è stato disputata sotto il segno di Steven Kruijswijk, altro corridore dei Paesi Bassi a vestire il simbolo del primato. Dumoulin, gran passista in grado di difendersi anche in montagna, aveva infatti impressionato non solo nel cronoprologo di Alpedoorn, ma anche nel primo arrivo in quota di Roccaraso/Aremogna, prima di dover abbandonare le strade italiane per problemi fisici (difficoltà sull'Alpe di Poti nella tappa di Arezzo e a fondo sul traguardo di Asolo).

Non sembra invece avere per il momento punti deboli Kruijswijk della Lotto-Jumbo, ottimo scalatore, ma mai espressosi a questi livelli di eccellenza nella sua comunque giovane carriera. L'olandese dalle spalle larghe sta letteralmente volando in questo Giro d'Italia e comanda la classifica generale con oltre due minuti di vantaggio sul secondo, il colombiano Esteban Chaves, unico rivale in grado di resistergli in salita. Se l'exploit della tappa di Corvara poteva essere considerata frutto di un'ottima gestione tattica da parte di Kruijswijk, lucido nel replicare a un Nibali incauto e troppo frettoloso, la cronoscalata di ieri all'Alpe di Siusi ha consegnato al Giro il miglior corridore di questa edizione della corsa rosa, per regolarità e condizione attuale. In casi del genere c'è sempre un però, rappresentato dall'incognita della tenuta nella terza settimana, quando sono i fondisti a uscire alla distanza e i più spavaldi e inesperti a rischiare il crollo inatteso. Ecco perchè per Kruijswijk sarà fondamentale correre con grande intelligenza nelle prossime frazioni, per non disperdere energie preziose nella cavalcata alpina verso Torino. L'olandese ha a disposizione una squadra buona ma non eccezionale e sarà con ogni probabilità attaccato già da martedì, nella frazione con arrivo ad Andalo, quando sul gran premio della montagna della Paganella potrebbe muoversi Chaves (o lo stesso Valverde), nella speranza di guadagnare terreno nella discesa successiva, che termina a sette chilometri dalla conclusione. 

Chi non può permettersi di sbagliare ancora è senza dubbio Vincenzo Nibali, lo Squalo dello Stretto appannato e in confusione. Il corridore messinese ha già commesso due errori simili a Roccaraso e sul Passo Giau, attaccando troppo presto e soprattutto senza essere sorretto dalla giusta condizione. Per lui, disastroso ieri a cronometro, le speranze di vittoria del Giro passano più dalle defaillances degli avversari che dalle proprie gambe, a meno di un repentino miglioramento del suo stato di forma. Dopo la tappa per velocisti di Cassano d'Adda, giovedì ci sarà il traguardo storico di Pinerolo, in una frazione lunghissima ma non particolarmente dura (gran premio della montagna di Pramartino posto a venti chilometri dalla conclusione). Ecco che rimangono solo due veri e propri tapponi sulle Alpi piemontesi, quello di Risoul (frazione in cui ci sarà da affrontare la Cima Coppi di questo Giro, il Colle dell'Agnello) e quello di Sant'Anna di Vinadio (con tre gpm di prima categoria e una salita finale di tre km). Non esattamente il terreno ideale per recuperare minuti, e non secondi, per un corridore come Nibali che sembra in preda a una vera e propria crisi di nervi, forse causata anche dal clima che si respira nei suoi confronti in casa Astana. Un posto sul podio di Torino spera di conquistarlo anche il redivivo Alejandro Valverde, andato fuori giri sul Giau ma ripresosi ieri nella cronoscalata, mentre tutti gli altri della generale, da Majka a Zakarin, passando per Amador e Jungels, non paiono poter coltivare ambizioni da top three.