Dopo nove tappe già disputatesi, il Giro d'Italia edizione 2016 non ha ancora ben definito le sue gerarchie, quelle che indicheranno chi potrà vestire la maglia rosa tra due settimane a Torino. In parte per un percorso non impossibile tra Olanda e prima parte di corsa in Italia, in parte per qualche esitazione di troppo dei big della classifica generale, o meglio degli uomini più attesi alla vigilia della partenza di Alpedoorn. 

Ed ecco sbucare in maglia rosa, a godersi il giorno di riposo, il ventottenne italiano Gianluca Brambilla, grande protagonista della frazione con arrivo ad Arezzo (splendida la sua azione sullo sterrato dell'Alpe di Poti), e uscito clamorosamente indenne dalla cronometro bagnata sulle strade del Chianti. Il corridore della Etixx-Quickstep ha infatti conservato un margine di un solo secondo sul compagno di squadra Bob Jungels, il lussemburghese maglia bianca che ben sta impressionando in queste fasi di Giro dove le montagne latitano e l'equilibrio sembra regnare sovrano. Già, perchè l'olandese Tom Dumoulin, dato per padrone della corsa dopo l'affondo di Roccaraso/Aremogna è tornato nei ranghi con una due giorni da incubo: prima ha sofferto più del dovuto verso Arezzo, poi non ha sfruttato a dovere una cronometro di poco più di quaranta chilometri, anche se con l'attenuante della pioggia a suo discapito. Con le Dolomiti in arrivo, il corridore del Team Giant-Alpecin pare aver dunque già utilizzato quasi tutte le cartucce a sua disposizione, a meno di non scoprirsi di colpo infallibile grimpeur. Seguono poi un paio di mestieranti del pedale, tanto sorprendenti quanto difficilmente pronosticabili come vincitori di questo Giro: si tratta di Andrey Amador, compagno di squadra di Valverde alla Movistar, e di Steven Kruijswijk, eterna promessa del ciclismo olandese, mai definitivamente sbocciata. Tra i due è il secondo ad avere più chances di rimanere nelle posizioni di vertice, più scalatore e soprattutto più libero dagli obblighi del gregariato rispetto al costaricense. 

I tre grandi favoriti di questo Giro sono invece difficilmente decifrabili. Vincenzo Nibali ha commesso un errore nella tappa dell'Aremogna, mostrando una condizione tutt'altro che strepitosa, ma lo Squalo dello Stretto assicura di sentirsi meglio ogni giorno che passa. Alejandro Valverde ha infiammato la corsa sull'Alpe di Poti, ma non pare essere l'uomo in grado di fare sempre e dovunque la differenza, mentre Mikel Landa si è ripreso a cronometro dopo una prima settimana in cui era dato in grossa difficoltà. Proprio la prova contro il tempo del Chianti ha spento le speranze di molti outsider, da Zakarin, a fondo sul bagnato della Toscana, a Chaves, non un specialista del cronometro, passando per Uran e Pozzovivo, giunti all'arrivo con distacchi abissali. Restano da verificare le condizioni di forma del polacco Rafal Majka, fin qui eterno piazzato ma costretto a dare segnali di aggressività sulle grandi montagne. Tra i velocisti è improvvisamente sparito Marcel Kittel, dominatore delle volate in Olanda e staccatosi praticamente ovunque in Italia, lasciando spazio e vetrina al connazionale e veterano Andrè Greipel, che ha ridicolizzato le speranze azzurre di Modolo e Nizzolo. Eppure in rosa c'è un corridore italiano, quel Gianluca Brambilla che potrebbe approfittare della situazione creatasi per provare a rimanere nella top ten della generale. Un primo test credibile per lui e per tutti gli altri che aspirano a diventare padroni di questo Giro andrà in scena domani, quando una tappa di media montagna si chiuderà in quota con arrivo a Sestola.